
All’Hage Geingob Stadium nell’aria rarefatta di Windhoek sembra di tornare indietro al rugby romantico, quello che non contemplava tmo e alta definizione, stadi grondanti passione e gps pronti a vivisezionare informazioni. L’approccio della Giovane Italia di Gonzalo Quesada con il tour agli antipodi è un tuffo nel passato, con la differenza che questa volta non si cade nella trappola delle condizioni ambientali, dell’audio che salta durante gli inni, di tutti che aspettano il presidente della federazione namibiana per dare inizio al protocollo del prepartita ma alla fine lo danno per disperso e si va avanti comunque, di Andrew Brace che passa più tempo con i tecnici del suono per resuscitare il suo auricolare che ad arbitrare il gioco. Serviva iniziare bene e l’Italia rispetta l’obbligo senza distrazioni: 11 mete contro nessuna, il record (73-6) di scarto mai ottenuto in trasferta, una buona tenuta mentale a dispetto delle tante distrazioni che offre il contesto, buone indicazioni in una partita in cui il rischio si annida nel farsi trascinare nella confusione, di gioco e di idee, con cui convive la Namibia.
L’Italia parte affidandosi alle proprie certezze, segna subito costringendo gli avversari alla meta di punizione al termine di un drive da touche, ma nell’azione resta a terra Marco Riccioni e ci vuole del tempo prima che a fatica riescano a rispettare i protocolli di sicurezza e a portarlo fuori dal campo (forte contusione alle costole per il pilone). L’Italia subisce il contraccolpo psicologico e registra subito l’esordio in azzurro di Muhamed Hasa. Per una manciata di minuti la partita vive senza riferimenti, l’inferiorità numerica della Namibia non viene sfruttata, anzi nell’indecisione Swanepoel ha il tempo di ridurre lo svantaggio dalla piazzola (6-7). Il tempo di riorganizzare le idee, di capire che bisogna allontanarsi il più possibile dalla confusione dello scontro in mezzo al campo e l’Italia prende il largo con i suoi tre-quarti: Trulla, Marin, Gesi, Menoncello e ancora Trulla in chiusura di primo tempo, capitalizzano schemi di gioco oramai consolidati, sfruttano la migliore organizzazione di reparto e una tecnica individuale che non trova domicilio tra gli avversari. Si va al riposo (6-40) e l’unico rischio è pensare di aver chiuso la pratica con troppo anticipo.
La meta di Alessandro Fusco, una delle undici dell’Italia (foto Federugby)
Nella ripresa la partita va avanti a intermittenza, Sebastian Negri, Niccolò Cannone e Ross Vintcent non si fanno rapire dalle cadenze soporifere e continuano a tirare la carretta per tutti, tanto alla fine il loro lavoro sporco sarà premiato dalla qualità dei tre-quarti: segnano Fusco, Spagnolo, Varney, Trulla fa tripletta personale e sul filo di lana arriva la meta di punizione che sa di record e certifica una supremazia assoluta.
“Abbiamo costruito la partita che volevamo siasmo stati forti nelle basi di gioco – dice dopo la gara Gonzalo Quesada – quello che non mi è piaciuto è stata l’indisciplina, i troppi calci diu pounizione inutili che abbiamo preso. E anche i due infortuni a Riccioni (contusione alle costole) e Marin (colpo a uno stinco)”.

Poteva essere una trappola, l’Italia dimostra di essere cresciuta, in altri tempi avrebbe rischiato di rimanere invischiata tra le insidie proposte da una gita esotica. Da segnalare l’esordio in azzurro di Hasa, Di Bartolomeo e Belloni. “Esordi positivi – dice ancora Quesada – e positivo è stato il ritorno in azzurro di Da Re man of the match. Con Sudafrica sarà un’altra partita siamo molto indietro rispetto a loro, ma faremo la migliore partita possibile, questo test con la Namibia ci ha dato fiducia”.
Namibia: A. Van der Berg; Da. Van der Merwe, Izaacs (11’ st Majiedt), D. Burger, Meyer; Swanepoel, Theron (30’ st Kearns); Booysen (9’ -17’ pt Combrink; 19’ st Diegaardt), Katjijek, Gaoseb; Retief (29’ st R. Ludick), A. Ludick (7’ st Luttig); A. Coetzee (19’ st Halupe), L. Van der Westhuizen (15’ st Combrink), Shikufa (19’ st Benade)
all. Burger
Italia: Trulla; Odogwu (30’ st. Belloni), Menoncello, Marin (3’ st. Bertaccini), Gesi; Da Re, Fusco (13’ st. Varney); Vintcent, Zuliani (18’ st. Cannone L.), Negri; Favretto (13’ st. Zambonin), N. Cannone; Riccioni (6’ pt. Hasa), Nicotera (cap, 13’ st. Di Bartolomeo), Fischetti (13’ st. Spagnolo)
all. Quesada
Marcatori: p.t. 4’ meta di punizione Italia (0-7); 6’ cp. Swanepoel (3-7); 15’ cp. Swanepoel (6-7); 18’ m. Trulla (6-12); 22’ m. Marin tr. Da Re (6-19); 31’ m. Gesi tr. Da Re (6-26); 38’ m. Menoncello tr. Da Re (6-33); 40’ m. Trulla tr. Da Re (6-40); s.t. 4’ m. Fusco tr. Da Re (6-47); 23’ m. Spagnolo (6-52); 29’ m. Varney tr. Da Re (6-59); 35’ m. Trulla tr. Varney (6-66); 80’ meta di punizione Italia (6-73)
Cartellini: 4’ pt. giallo Westhuizen (Namibia)
Note: esordio in Nazionale per Mohamed Hasa (Azzurro 746), Tommaso Di Bartolomeo (Azzurro 747) e Mirko Belloni (Azzurro 748). Duemila spettatori circa.
Calciatori: Swanepoel (Namibia) 2/2; Da Re (Italia) 6/8; Varney (Italia) 1/1
Player of the Match: Da Re (Italia)
arb. Brace (Irlanda)
Nella foto di apertura Trulla, autore di tre mete, sfugge al suo avversario. Per l’estremo partita molto positiva (Foto Federugby)