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Andrea Zambonin, 25 anni, seconda linea degli Exeter Chiefs e della nazionale, 202 centimetri di altezza, ha le idee chiare. Sulla Prem, come si chiama ora il campionato inglese, sulla nazionale, su quello che deve fare per ottenere un posto da titolare con Quesada. E anche sulla vita e l’amore dopo i test con Australia, Sudafrica e Cile.

Partiamo da qui. “Dopo la finestra di novembre, Anna, la mia morosa, verrà vivere a Exeter con me. Stiamo insieme da quattro anni, sono felice che inizi questa avventura con lei”. Guardi il profilo Instagram della ragazza e scopri che a Exeter è già arrivata, si fa riprendere sul terrazzo dell’appartamento che guarda la cattedrale di Saint Peter, sorride. Nel suo profilo racconta anche altro, e c’è un video nonostante tutto molto allegro, di Andrea che taglia i capelli di Anna prima della cura.

“Sì – ammette sorridendo Andrea a chi gli dice della  cattedrale – è quella la cosa più bella della città, forse l’unica. Ma Exeter è esattamente il posto che mi serviva per iniziare questa avventura, piccola, raccolta, accogliente, non una metropoli. Perfetta e bellissima è stata anche l’accoglienza della società al mio arrivo, quella dei miei compagni. Certo avere accanto a me Ross (Vintcent) e Stephen (Varney) è stato di grande aiuto, almeno all’inizio”. Momento di pausa. “E poi ho dovuto imparare a guidare con la guida a destra. Non è stato semplice, ma il fatto che fossero piccole strade, con poco traffico, mi ha aiutato. Ora me la cavo bene, e va bene anche con l’inglese anche se devo imparare lo slang. Comunque capisco gli altri e, soprattutto, gli altri capiscono me”.

Andrea Zambonin, seconda linea della nazionale e degli Exeter Chiefs (Foto Exeter Chiefs)

Colazione e pranzo alla club house, poi allenamenti in palestra  e in campo. “Le differenze più grandi fra il rugby che si giocava nell’Urc e quello in Prem direi che sono fisicità e ritmo, quindi  gli allenamenti sono impostati su questi. Poi certo c’è quello studio meticoloso, molto anglosassone, di ogni momento della partita, quel sapere in ogni fase chi fa cosa. A me piace la programmazione, mi piace sapere dove ognuno si deve trovare in campo. Ma esiste anche l’improvvisazione, l’adattamento alle situazioni di gioco, all’andamento dell’incontro. Per dire: se a un certo punto ci troviamo che siamo dominanti, cercheremo di mantenere questa situazione il più possibile, anche tralasciando schemi e tattiche previste all’inizio”.

La Prem è arrivata alla quinta giornata, Exeter conta tre vittorie, un pareggio e una sconfitta. Andrea è sempre andato in campo, due volte partendo da titolare, sabato incontrerà i Sale Sharks allenati da Bortolami. “Grande rispetto per lui, l’ho incontrato sempre da avversario”. E per diventare titolare in azzurro che cosa conta di fare? “Impegnarmi a migliorare come ogni atleta, certo, ma anche fare bene quello che mi chiedono, soprattutto in touche. Anche se mi considero un giocatore completo, mi piace portarte avanti il pallone, placcare, ma anche essere di supporto agli altri, essere dentro all’azione, sfruttare gli spazi. Questo faccio in allenamento qui a Verona se poi servirà lo dirà solo Quesada”. C’è qualcosa che vi è rimasto indigesto delle sfide con il Sudafrica di quest’estate? “Vorrei che fossimo precisi nella rimessa laterale come lo eravamo stati nel primo test”. E per Cile e Australia? “Siamo concentrati su noi stessi, non sugli avversari”.

Nella foto di apertura Andrea Zambonin salta per conquistare il pallone nel test contro il Sudafrica (Foto Federugby)

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