Ci sono 162 voci nella Hall of Fame di World Rugby, nella quale sono rappresentate tutte le nazioni ovali del pianeta fuorché una: l’Italia, l’unica fra quelle che hanno preso parte a tutte le edizioni della Coppa del Mondo maschile a non avere neppure una menzione nella galleria che celebra la storia del rugby internazionale.
Nella Hall of Fame ci sono 4 argentini, 19 australiani, 3 canadesi, 2 cileni, 24 inglesi, 2 figiani, 13 francesi, 12 irlandesi, 3 giapponesi (3), un keniota, 24 neozelandesi (24), la squadra rumena medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1924, 2 samoani, 8 scozzesi, 16 sudafricani, un sovietico (Vladimir Sergeevič Il’jušin, primo presidente della federazione sovietica e figlio di Sergei Il’jušin, dell’omonima fabbrica di aerei), 4 statunitensi, un uruguaiano, 20 gallesi e persino due rappresentanti dello Zimbabwe. Italiani nessuno.
È difficile dara una spiegazione di questa mancanza, se non con la marginalità politica del nostro paese che pure ha avuto in Giancarlo Dondi un dirigente di grande fama internazionale, primo italiano a far parte del Comitato esecutivo dell’International Board, il massimo consesso mondiale.
Qui sotto abbiamo immaginato un “foglio gara” di 23 nomi che potrebbero fare parte della Hall of Fame senza sfigurare, per curriculum e prestigio della carriera. Se ne possono ovviamente aggiungere altri, questi sono solo suggerimenti per creare tutti insieme un movimento di opinione per spingere almeno un rappresentante del rugby italiano verso un riconoscimento meritato da tutto il nostro movimento ovale. Ai lettori proporre i nomi che mancano..
Sergio Barilari, 1924-2018, campione d’Italia con la Rugby Roma nel 1948, con Maci Battaglini formò una formidabile coppia di seconde linee nel Vienne, in Francia, dove giocò dal 1949 al 1953 collezionando oltre 150 partite. Dopo Piero Vinci, lui e Battaglini furono i primi italiani ad avere successo nel campionato francese. Tre presenze con l’Italia tra il 1948 e il 1953
Maci Battaglini (1919 -1971), 5 caps (1940-1953). Giocatore e allenatore, vestì la maglia del Rovigo, dell’Amatori Milano, del Treviso, del Bologna e, in Francia, del Vienne e del Tolone. Vinse tre scudetti col Rovigo (giocatore-allenatore) e due col Milano.
Stefano Bettarello, classe 1958, apertura, 55 caps (1979-1988). Secondo marcatore in campionato di tutti i tempi, dietro a Andrea Scanavacca, con 3.206 punti, è stato il primo italiano a vestire la maglia dei Barbarians (1987).
Mauro e Mirco Bergamasco, Mauro classe 1979, Mirco 1983. Insieme collezionano quasi 200 caps e quattro titoli di campione di Francia, due a testa con lo Stade Francais. Mirco ha giocato anche nel Racing Metro. Mauro, come Sergio Parisse ha preso parte a cinque coppe del Mondo
Marco Bollesan, classe 1941, terza linea, 47 caps (1963-1975). Campione d’Italia con la Partenope (1966) e con il Brescia (1975), è stato per un decennio il simbolo del rugby Italiano. 34 volte capitano della Nazionale, fu anche coach dell’Italia al primo Mondiale.
Ambrogio Bona, classe 1951, pilone di straordinari mezzi fisici, capitano azzurro in 18 occasioni, leader del pack che nel 1973 tenne testa alle province sudafricane, nella prima storica tournee dell’Italia in Sudafrica. Nel 1979 insieme a Rino Francescato prese parte a un controverso tour in Sudafrica organizzato sotto la sigla World XV dai neozelandesi Brian Lochore e Frank Oliver. Nel 1980 disputò una stagione in Francia con il Montferrand.
Marco Bortolami, classe 1980. 112 presenze in maglia azzurra, 39 volte capitano. Capitano anche in Francia a Narbonne e in Inghilterra, a Gloucester. Attuale coach del Benetton.
Martin Leandro Castrogiovanni, classe 1981, 119 presenze con la maglia dell’Italia, nel 2007 alla sua prima stagione in Inghilterra con i Leicester Tigers venne nominato “miglior giocatore della Premiership”. Quattro volte campione d’Inghilterra, campione di Francia con il Tolone nel 2014, con il club francese ha vinto anche la Heineken Cup nel 2014 e nel 2015. È l’unico italiano ad essere stato ammesso alla Hall of Fame della Premiership.
Marcello e Massimo Cuttitta, classe 1966, la prima e unica coppia di gemelli ad aver vestito la maglia della Nazionale. Massimo capitano azzurro in oltre venti occasioni, primo italiano a giocare nel campionato inglese, con gli Harlequins, Marcello primatista di mete con l’Italia. Massimo è stato per anni coach della mischia scozzese e a lui è intitolato il trofeo che ogni anno premia i vincitori della sfida fra Scozia e Italia.
Diego Dominguez, classe 1966, è il miglior marcatore di punti nella storia del rugby italiano (983) e uno degli otto ad aver superato a livello internazionale i 1.000 (27 con i Pumas). Tra il 1994 e il 2004 ha conquistati quattro scudetti in Italia, con la maglia del Milan, e quattro Bouclier de Brennus in Francia con quella dello Stade Francais
Giancarlo Dondi, classe 1935, Già giocatore del Rugby Parma e delle FFOO è stato il presidente la cui sapiente tessitura ha portato l’Italia nel Sei Nazioni, Team manager della Nazionale ai Mondiali del 1991 e del 1995, venne eletto presiedente per la prima volta nel 1996, carica che mantenne fino e al 2012. Nel 2008 fu ammesso al comitato esecutivo dell’International Board, primo italiano far parte dell’organo di gestione del massimo consesso mondiale.
Piermarcello “Bubi” Farinelli, 1917-1988, capitano della Rugby Roma negli anni Quaranta, con la cui maglia fu campione d’Italia nel 1948 e 1949, poi capitano della Nazionale di cui fu anche allenatore mentre continuava ad esercitare la professione di cardiologo. Fu anche capitano della selezione italiana Centro-Nord che nel 1951 batté a Grnoble il Comité des Alpes, prima selezione italiana a battere una formazione francese. Ufficiale medico durante la seconda guerra mondiale. Nel 1976 ha pubblicato un’autobiografia intitolata Rugby: Etica di uno sport.
Francescato, famiglia. Quattro fratelli, tutti nazionali, 125 caps in totale: Nello, Bruno, Rino e Ivan. L’ultimo il più giovane e più sfortunato, morto nel 1999 a soli 32 anni. Ivan lanciato in meta contro gli Usa ai Mondiali del 1991
Massimo Giovanelli, classe 1967, 60 presenze in Nazionale, 38 da capitano, leader in campo dell’Italia di Georges Coste e per anni voce riconosciuta degli Azzurri sulla stampa e i giornali stranieri. Tre scudetti con il Milan, due stagioni in Francia tra Puc e Narbonne.
Aldo Invernici, 1920-1991, preparatore atletico, educatore, poi, in sette diverse occasioni, allenatore della Nazionale tra il 1954 e il 1971, divulgatore e autore di vari libri sulla preparazione sportiva. Diplomato “Educateur agrée” nel 1955 presso la federazione francese, con Bubi Farinelli, prima, e Gianni Del Bono poi, fu commissario tecnico negli anni dal 1961 al 1965 quando l’Italia sfiorò due volte il successo contro la Francia, 3-6 a Brescia nel 1962, 12-14 a Grenoble nel 1963. Dal 1978 al 1984 fu anche presidente della Fir.
Sergio Lanfranchi (1925- 2000), seconda linea, 21 caps (1949-1964). Sedici anni di carriera in Azzurro e altrettanti al Grenoble, in Francia (scudetto 1954). Campione d’Italia col Parma nel 1950. Capitano degli Azzurri dal 1961 al 1964.
Andrea Lo Cicero, classe 1976, 103 caps, con la maglia dei Barbarians ha giocato contro la Nuova Zelanda, la Scozia, tre volte contro l’Inghilterra e contro i British & Irish Lions. Ha vinto lo scudetto con la Rugby Roma e in Francia ha giocato più di 100 partite nel Racing.
Sergio Parisse, classe 1983. È il primatista di presenze con la maglia dell’Italia (142), ha preso parte a cinque Coppe del Mondo e ha vinto due scudetti in Italia, con il Benetton, due in Francia (Stade Francais) e due Challenge Cup, con lo Stade Français e il Tolone. Sergio Parisse, a destra, con Michele Rizzo e Gonzalo Canale (al centro) dopo l vittoria del 2013 con l’Irlanda.
Paolo Rosi (1924- 1997), 12 caps (1948-1954). Trequarti centro e capitano della Nazionale, poi principe dei telecronisti sportivi, nel 1952 fu selezionato per il Resto del Mondo contro il Rosslyn Park e i London Irish. E’ stato il primo italiano a segnare una meta a Twickenham.
Alessandro Troncon, classe 1973, è stato il primo azzurro a raggiungere le cento presenze in nazionale. Sette volte campione d’Italia con la maglia Benetton, nel 2007 ha vinto la Challenge Cup con quella del Clermont. Capitano dell’Italia nel primo Sei Nazioni.
Paolo Vaccari, classe 1971, 65 caps. Secondo miglior marcatore azzurro di tutti i tempi. Ha fatto meta all’Inghilterra, alla Scozia, all’Irlanda, al Sudafrica, alla Francia, all’Argentina, a Samoa, alle Fiji. È stato uno dei pochi Azzurri ad essere convocato nei Barbarians prima dell’ingresso dell’Italia nel Sei Nazioni.
Vinci, famiglia. Come i Francescato, quattro fratelli, tutti Azzurri. Il primo, Eugenio, esordì in Nazionale nel 1929, l’ultimo cap è di Francesco, nel 1940. Gli altri due furono Piero e Paolo. Giocatori della Lazio e della Roma, erano figli di un diplomatico: nessuno di loro era nato in Italia.
Franco Zani, classe 1938, numero otto, 11 caps (1960-1966). Bresciano, nel 1961 si traferì ad Agen in Francia, dove vinse tre scudetti:1962, 1965 e 1966 diventano un idolo del pubblico transalpino.
Nella foto del titolo Franco Zani, in un’immagine dei primi anni Sessanta