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Non è Al Pacino nel famoso discorso di “Any given Sunday” (Ogni maledetta domenica), ma il messaggio di Marzio Innocenti dopo i suoi primi cento giorni da presidente della Fir è molto simile a quello di Tony D’Amato ai suoi Sharks: lavoriamo e cerchiamo di avanzare, un centimetro per volta, giorno dopo giorno, partita dopo partita. Con le risorse che troveremo e sapremo liberare, qua e là. De Gaulle avrebbe detto “un vasto programma”.
Più che un bilancio, un manifesto programmatico per mettere sulla stessa lunghezza d’onda Nazionale, franchigie, club, campionato. A partite dalla formazione e dalla promozione del rugby di base.
Non tutto è ancora chiaro, se non la volontà di interloquire con continuità e regolarità con una vasta platea di soggetti: la famosa base della piramide al cui vertice resta la locomotiva azzurra.
Tantissima la carne al fuoco non tutta facile da digerire in un’ora e mezza o poco più di incontro: dalla semplificazione della circolare informativa ai rapporti con le franchigie, compreso un accorato grido di dolore sulle difficoltà di reperire sul territorio risorse per le Zebre con cui rendere competitiva la squadra e la rosa di giocatori. La vendibilità del rugby si scontra con la concorrenza degli altri sport, la contingenza economica, la carenza di risultati.
Un messaggio a metà, quello del nuovo presidente, fra il dirigente istituzionale e il “buon padre di famiglia”, che si rammarica per il figlio prediletto che lascia la casa dei genitori (Garbisi), ma è altresì convinto della necessità di rispettare la volontà dei giocatori, assecondare i loro percorsi di crescita, aiutare i singoli e il movimento nello stesso tempo. Sulla carta un compito di rinnovamento mostruoso, da far tremare i polsi a chiunque, con uno sguardo nobile ai diritti delle persone (“tramite il rugby femminile vogliamo dare un piccolo contributo alla parità di genere in un paese in cui il numero di femminicidi è ancora mostruoso”). Insomma una conferenza stampa a 360 gradi (https://youtu.be/OQHz0EAoXxI) in cui si è parlato di formazione e accademie da istituire presso le franchigie ed eventualmente presso i club più attrezzato e meritevoli.
Tra le cose certe: chiuderà l’Accademia di Remedello e verranno smantellati i centri di formazione U18: i ragazzi, fino a 17 anni, resteranno nei club poi passeranno alle accademie organizzate presso le due franchigie ed eventualmente allocati nel Top10 come permit players. I cosiddetti “draft” verranno invece tenuti sotto osservazione nei club del Top10 e occasionalmente utilizzati nel nuovo URC, United Rugby Championship, l’ex PRO14 con l’aggiunta delle sudafricane.
“Preferirò far parlare alle parole i fatti”, la chiosa finale di Innocenti. Anche un lungo cammino comincia con un piccolo passo. Buon viaggio .

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