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Serviva un pomeriggio così per mettere fine alla carestia, 4011 lunghissimi giorni dopo l’ultimo successo casalingo (16 marzo 2013, 22-15 all’Irlanda) l’Italia toglie le ragnatele ai ricordi, argina la serie di 8 sconfitte consecutive con la Scozia (dal 2015 al 2023) e si regala un giorno da ricordare. Erano 11 anni che l’Italia non riusciva a evitare la sconfitta per 2 partite di seguito nel Torneo e invece dopo il pareggio, o il successo sfiorato per un palo, di Lilla, arriva una delle più belle partite di sempre tra le 124 giocate da quando ci hanno spalancato le porte del Sei Nazioni.

La sfida è un rincorrersi di emozioni, il ritmo folle del primo tempo, la disciplina, la Scozia furibonda e l’Italia paziente, l’attacco pirotecnico da una parte e la difesa dominante dall’altra, il vantaggio immediato (dopo 12′ 3-14, mete di Fagerson e Steyn) che potrebbe disegnare un giorno da incubo, e la reazione di chi ha imparato a disinnescare la miccia, spegnere il fuoco altrui aggrappandosi alla calma dei forti. Dopo un quarto d’oro di assalti furiosi degli Highlanders, Page-Relo, con un calcio travestito da delizia, mette Nacho Brex (mvp di giornata) nello spazio giusto; il gaucho coraggioso coglie l’attimo fuggente, accelera e sconfina in meta. Il primo tempo è una lunga apnea, l’Olimpico trattiene il fiato perché non c’è possibilità di rilassarsi tanto il ritmo della partita è estenuante, le accelerazioni scozzesi devastanti, i placcaggi italiani definitivi. La partita si srotola dalla matassa del gioco, bella e impossibile, Russell punisce dalla piazzola un placcaggio di Ferrari all’uomo senza palla, prima che Schoeman concretizzi un drive furioso dei suoi, nato da una touche millimetrica scovata ancora da Russell. Potrebbe essere il capitombolo definitivo (10-22), ma questa Italia ha imparato ad aspettare l’attimo giusto, non si scompone, anche se non ha possessi di gran qualità e fatica a sconfinare in territorio avversario. Ma regge l’urto e pian piano trova il modo di avanzare, regalando dalla piazzola al piede di Garbisi prima, Page-Relo poi, la possibilità di vivere un riposo (16-22) di grande speranza.

Festa azzurra con la Cuttitta Cup foto (Emanuele Ciancaglini/Federugby via Getty Images)

Si ricomincia e la sceneggiatura del pomeriggio non ha sussulti, in un attimo Horne segna sotto ai pali della Curva Sud la meta che sa di fuga per la vittoria, Angus Gardner dal campo convalida, il Tmo riguarda i fotogrammi con cura e scova una gigantesca ostruzione, con tanto di placcaggio a Vintcent senza palla. Tutto come prima, più di prima.

L’Olimpico non riesce a liberare la propria ansia, ci pensa Paolo Garbisi a fargli tirare il fiato: la sua prestazione di grande qualità si arricchisce di una perla quando accarezza l’ovale con l’interno sinistro per mettere nello spazio Lynagh: il figlio di Michael, all’esordio, sfrutta l’occasione, attraversa la prateria deserta e si tuffa in meta. Potrebbe essere vantaggio, ma non è, perché tornano i fantasmi di Francia e Garbisi spedisce la trasformazione sul palo (21-22). Ma oramai la partita è girata, i trequarti azzurri al completo sono in trance, Capuozzo tiene la difesa scozzese in apprensione ogni volta che potrebbe trasformare un pallone anonimo in contrattacco, Menoncello offre ulteriori prove a chi lo vede convivere con una nuova dimensione internazionale, Brex fa il Brex e Lynagh oltre a saper far girare le gambe è anche una garanzia in difesa. Il grimaldello per aprire la saracinesca, però, come sempre in questo gioco in cui tutti sono utili e tutti indispensabili, lo fornisce la mischia, con Negri tornato eccezionale portatore d’acqua e di palloni, Lamaro un esempio di dedizione alla causa (24 placcaggi personali, un’enormità) e Vintcent che è la più bella novità dell’era Quesada. É lui ad aprire una ferita sanguinante nella difesa scozzese, accelerazione istantanea, cambio di passo e la meta è lì a un passo, ma lì rimane. L’azione produce entusiasmo e avanzamento, fino a quando Varney pesta sulle gambe per scovare il pertugio che fa ruggire lo stadio. L’Italia è avanti, la Scozia non crede ai propri occhi e ci si mette di impegno. Ma trova un muro di gomma ad arginare la sua reazione, una difesa disciplinata (solo 5 penalties concessi, un record) che capitola solo a 2 minuti dal traguardo sotto alla sfuriata di Skinner. L’ultimo assalto è da brividi, 24 fasi producono solo una manciata di centimetri, si sente un rumore di ruggine e ossa che questa volta diventa musica. E quando il pallone rotola in avanti arriva il momento della liberazione. Tolte a una a una le spine dal cardo. Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e bello per noi.

Nella foto del titolo (di Stefano Delfrate) la prima meta azzurra di Nacho Brex

ITALIA v SCOZIA 31-29 (primo tempo 16-22)

Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Louis Lynagh (70’ Federico Mori), 13 Juan Ignacio Brex, 12 Tommaso Menoncello (79’ Leonardo Marin), 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Martin Page-Relo (50’ Stephen Varney), 8 Ross Vintcent, 7 Michele Lamaro (c), 6 Sebastian Negri (58’ Lorenzo Cannone), 5 Federico Ruzza, 4 Niccolò Cannone (72’ Andrea Zambonin), 3 Simone Ferrari (50’ Giosuè Zilocchi), 2 Giacomo Nicotera (50’ Gianmarco Lucchesi), 1 Danilo Fischetti (58’ Mirco Spagnolo). Head Coach: Gonzalo Quesada

Scozia: 15 Blair Kinghorn, 14 Kyle Steyn, 13 Huw Jones, 12 Cameron Redpath, 11 Duhan van der Merwe, 10 Finn Russell (cc), 9 George Horne (58’ Ali Price), 8 Jack Dempsey, 7 Rory Darge (70’ Jamie Ritchie) (cc), 6 Andy Christie ((58’ Matt Fagerson), 5 Scott Cummings, 4 Grant Gilchrist (69’ Sam Skinner), 3 Zander Fagerson (69’ Millar-Mills), 2 George Turner (58’ Ewan Ashman), 1 Pierre Schoeman (58’ Alec Hepburn). Head Coach: Gregor Townsend

Arbitro: Angus Gardner (RA)

Marcatori:1’ c.p. Garbisi, 6’ meta Fagerson tr. Russell, 11’ meta Steyn tr. Russell, 14’ meta Brex tr. Garbisi, 24’ c.p. Russell; 28’ meta Schoeman, 34’ c.p. Garbisi,  39’ c.p. Page-Relo; secondo tempo: 44’ meta Lynagh, 58’ meta Varney tr. Garbisi, 73’ c.p. Garbisi, 79’ meta Skinner tr. Russell

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