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Chi non risica non rosica, ha spiegato Kieran Crowley, dopo la partita vinta dal Galles sugli Azzurri, 29-17. Crowley, essendo neozelandese, non ha detto proprio così, ma nella sostanza ha sottolineato che giocare come l’Italia ha fatto nei dieci anni scorsi non ha portato molto lontano. E quindi tanto vale provare a muovere il pallone in velocità per creare situazioni d’attacco che, un giorno, potranno finalmente procurare qualche bella vittoria.
Oggi viceversa, il gioco dell’Italia si arena su difetti di esecuzione, errori, movimenti a volte troppo barocchi per essere efficaci. È la famosa sottile differenza tra equilibrio e frenesia.
Contro il Galles, gli Azzurri di occasioni ne hanno creata più d’una, più volte ha bucato la linea di difesa avversaria (10 contro 4), ma spesso, all’ultimo, quelle che poteva essere un’opera d’arte, si è trasformata in uno scarabocchio. Chiamateli se volete dettagli. Ci fosse stato Capuozzo…chissà.
Ancora una volta, come già nelle precedenti quattro partite, l’Italia ha concesso tre mete nella prima mezzora, o poco più. Ne è scaturito un gap che neppure una prova orgogliosa, è poi riuscita a colmare.
Galles opportunista in occasione della prima meta, con l’ala Dyer, bravo ad approfittare di un’esitazione degli Azzurri in difesa, catturare l’ovale sul rimbalzo e andare sotto i palli.
Poi Liam Williams su un pallone di recupero ha rotto cinque placcaggi e portato i suoi sul 15-3.
A quel punto l’Italia ha prodotto la miglior azione di tutto il match, con una serie di folate che hanno portato Brex a un soffio della meta: per il Tmo la palla non era stata schiacciata in modo regolare. Peccato.
Sul capovolgimento di fronte, lo stop irregolare alla spinta dei gallesi ha spinto l’arbitro a concedere ai Dragoni la meta tecnica e a punire con il cartellino giallo Lorenzo Cannone.
L’inferiorità numerica, paradossalmente, ha scosso l’Italia, come si fosse liberata del peso di dover affrontare il match da favorita.
Subito dopo il riposo, pur in 14, la squadra ci Crowley ha marcato con Negri. Ma appena ristabilita la parità, è toccato a Bruno lasciare il campo per altri dieci minuti (colpo con il braccio sul volto di un avversario). Stavolta il Galles ha approfittato della superiorità, andando in meta con Faletau, su un’incursione furba di Webb.
Finale con l’Italia capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo: bella la meta di Brex, dopo giocata di Fusco e assist di Bruno.
Sotto di dodici gli Azzurri hanno provato l’ultimo assedio, ma un paio di errori di lancio in touche hanno vanificato tutti gli ultimi tentativi.
L’Italia ha avuto più possesso nei 22 avversari, è stata più a lungo nella metà campo gallese, ha giocato di più (182 passaggi contro gli 83 dei Dragoni!) ma inevitabilmente ha commesso più errori (17 contro i 5 degli ospiti).
Nelle statistiche la fotografia del gioco: il Galles è stato costretto a compiere ben 155 placcaggi 35 dei quali mancati (solo 93 i placcaggi degli Azzurri con 13 errori); il numero dei calci di punizione è stato praticamente pari (13-14). Ma alla fine ancora una volta il pubblico dell’Olimpico è rimasto con l’urlo in gola. Gli Azzurri non vincono a Roma da 10 anni.
A vincere dobbiamo ancora imparare.

Nella foto (Daniele Resini/Fotosportit) Michele Lamaro parla agli Azzurri nel cerchio a fine partita

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