Abdelatif Benazzi è in missione agli antipodi. L’obiettivo è rivoluzionario: portare i Lions in Francia. Quando? Come? Perché?
Iniziare dall’ultimo punto interrogativo: perché i Lions sono un grande affare in uno sport che è diventato un affare permanente, e anche un po’ martellante, e subire l’invasione del popolo in rosso può essere molto interessante per chi ospita e per chi viene ospitato: non tutti possono permettersi un tour al di là dell’oceano e degli oceani, mete storiche dei rossi B&IL che stanno per British and Irish Lions, già British Isles, al tempo dei viaggi infiniti,
Nel caso, una corsa in treno da St Pancras alla Gare du Nord, e in poco più di due ore è fatta dopo una volata a 200 kmh sotto il fondo del mare. “Penso che sarebbe un buon affare per tutti e sono qui per discuterne”, dice Benazzi.
E qui sta il senso del viaggio del vecchio gigante, internazionale per il natio Marocco e per la Francia (giusto trent’anni fa la meta non accordata nella risaia di Durban), sconfitto a novembre da Brett Robinson nell’assalto al trono di tutti gli ovali (ma ricompensato a marzo con la presidenza del Sei Nazioni).
Una partita di riscaldamento, come quella di Dublino contro l’Argentina, di cui tra l’altro esiste un precedente nel 1989 (guarda qui sotto gli highlights), o qualcosa di più? Il traguardo è (sarebbe) più ambizioso: un succedersi di partite del mercoledì e di test contro i Bleus. Irrealizzabile per il protrarsi del Top 14?
Fatti recenti, e incalzanti, hanno detto e suggeriscono che i calendari di una volta non esistono più, che sono diventati di un materiale gommoso, malleabile.
Nella foto del titolo Abdelatif Benazzi con la maglia della Francia che ha indossato 78 volte tra il 1990 e il 2001
