
Attitudine, disciplina, concentrazione, le chiavi per battere la Scozia a Murrayfield.
Ci sono state tre sfide questa stagione tra squadre scozzesi e franchigie italiane. Nella prima il 27 settembre, Glasgow vs Benetton (nei 23 dei Warriors 13 del gruppo chiamato da Townsend per il Sei Nazioni, contro 8 Benetton), la formazione di Franco Smith si impose 42-10.
Nella seconda, l’11 ottobre, Glasgow vs Zebre (13 internazionali contro i 4 delle Zebre) i Warriors vinsero 33-3.

Nel terzo e ultimo confronto, Edimburgo vs Benetton, il 30 novembre (8 internazionali scozzesi contro tre del gruppo attuale di Quesada- non contiamo Lynagh, infortunato), la squadra della capitale della Scozia vinse 50-33.
Si può ricavare qualche dato da queste sfide?
Solo parzialmente: in nessuna delle due partite disputate dal Benetton, in mezzo al campo, vennero schierati Menoncello e Brex, una coppia che può fare la differenza contro qualunque squadra.
In queste due partite le formazioni scozzesi hanno avuto una superiorità netta di possesso e territorio che hanno portato alla realizzazione di 13 mete in totale (6 Glasgow, 7 Edimburgo) contro 6. Nel match con le Zebre, pur pareggiando possesso e territorio, i Warriors hanno segnato 5 mete a zero.
Il messaggio è chiaro: se riforniti con palloni qualità, i vari Darcy Graham, Duhan Van der Merwe (Edinburgh), Adam Hastings, Tom Jordan, Sione Tuipulotu (non ci sarà, è infortunato), Huw Jones (Glasgow) diventano incontenibili in velocità.
“La Scozia, lo scorso novembre – ha sottolineato Quesada -ha messo a segno 21 mete in quattro partite”. Un dato impressionate anche se 17 di quelle 21 sono state realizzate contro Portogallo (9) e Fiji.
È altresì vero che quando Brex e Menoncello giocano insieme (Sharks, Dragons e Bulls in Urc, Clermont, Bristol e La Rochelle – con Menocello però all’ala), il tasso di successo della squadra cresce e diminuisce il numero di mete al passivo.

Nell’URC, Glasgow è in testa alle classifiche per mete realizzate (41, dietro al Leinster 43), clean breaks e difensori battuti.
Edimburgo è seconda per tasso di successo in difesa (82%).
Benetton (2°) e Zebre (3°) sono tra le formazioni che hanno concesso più turnover, dopo il Munster.

Va segnalato però che l’anno scorso all’Olimpico, la Scozia consentì agli Azzurri il recupero di ben 16 palloni contro 9. L’Italia vinse (31-29) con solo il 41% di possesso e dopo aver portato la palla per la metà dei metri degli avversari e averne guadagnati soltanto 333 contro 680 della formazione di Greg Townsend che fu punita 12 volte contro le 5 dell’Italia.
Ecco le chiavi decisive del match di Murrayfield: disciplina, sacrificio nel reggere un volume di gioco che, soprattutto all’inizio della partita, da parte degli scozzesi sarà decisamente superiore a quello dell’Italia, difesa e capacità di tramutare in attacco i palloni che gli avversari perderanno a contatto o nei break down.
L’Italia l’anno scorso perse tre touche, la Scozia nessuna. Sarà un’altra fase fondamentale.
E giocatore chiave sarà Finn Russell per la sua capacità di far giocare in avanzamento i propri avanti, sia nello stretto che spostando la palla con i piedi.
Sulla carta la Scozia è favorita ma se la mischia azzurra riuscirà a non concedere un possesso eccessivo (decisivo lo scontro Ferrari – Schoeman) e a conquistare un discreto territorio, l’Italia può sorprenderla con la forza fisica di Menoncello e le accelerazioni di Capuozzo e Ioane.
L’approccio al match sarà determinante.
Al posto di Tuipulotu, al fianco di Huw Jones, giocherà Stafford McDowall, 1.93 di altezza, 110 chili di peso, titolare inamovibile la scorsa stagione nella linea d’attacco dei Glasgow Warriors, campioni in carica dell’URC, in meta al Monigo, a marzo, contro Benetton, il giorno della vittoria degli scozzesi 19-9. Qualcuno gli avrebbe preferito Tom Jordan, ma il piede mancino di McDowall può essere una buona alternativa al destro di Russell.
Arbitra l’inglese Karl Dickson, con lui l’Italia ha vinto due partite (Russia nel 2019 e Giappone, in preparazione ai Mondiali, nel 2023) e ne ha perse altrettante: con la Francia, ai Mondiali, 7-60, a Lione e con gli All Blacks nel 2021 a Roma.
Nella foto del titolo (di Stefano Delfrate) la prima meta azzurra di Nacho Brex