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Le urla di Michele Lamaro, capitano degli azzurri, le senti subito. Sono ordini, richieste di attenzione, inviti ai compagni a impegnarsi di più, ma anche incitamenti, indicazioni di posizione. In effetti tutti parlano correndo: comunicare in campo, pilastro del rugby moderno. Ma Lamaro sovrasta gli altri, come fosse qualcosa di nuovo in cui si è impegnato, capitano-allenatore.

I giocatori vanno avanti e indietro a gruppi di tre, davanti a loro Marius Goosen e Andrea Moretti simulano la difesa: più stretti, più lenti, più veloci, improvvisamente larghi, frazioni di secondo in cui il portatore deve decidere sulle indicazioni del ricevitore che gli comunica dove si trova. Leggere il gioco insieme. Tre giorni a Francia-Italia, il fantasma si avvicina. “Io a questa cosa dei fantasmi, di quello che una squadra o un luogo possano significare ci credo poco – dice Tommaso Menoncello – tutti mi chiedevano che cosa avrei provato a tornare a Dublino, contro l’Irlanda, la squadra contro cui mi sono infortunato lo scorso anno, quell’infortunio che mi ha costretto a saltare la Coppa del mondo. Niente, non ho provato niente. Il passato è passato, conta il fatto che io sia guarito, che mi senta bene, che abbia voglia di giocare e migliorare i miei punti deboli”. Lui a Lione per la batosta di Coppa del mondo (60-7 per i francesi) non c’era e non c’erano molti di quelli che domenica potrebbero scendere in campo.

“Sì ci sono molti volti nuovi riaspetto alla Francia li stiamo introducendo al metodo che abbiamo usato alla Coppa del mondo”, dice Matteo Carmignani, colonnello dell’Esercito e mental coach azzurro che proprio questa settimana si è riunito al gruppo. La mente è importante nello sport di alto livello, la mente e il benessere psicofisico. Primo raduno senza Tommaso Allan. “Una decisione personale che come gruppo abbiamo rispettato. Ha deciso di stare vicino alla sua famiglia, se è quello che sentiva è stato giusto per lui farlo”, dice Menoncello. Ma non è che in nazionale c’è troppa pressione? “La nazionale è un traguardo bellissimo per tutti, io non vedo l’ora di sapere di giocare e di entrare in campo”, ancora l’altro Tommaso dei tre quarti azzurri.

Louis Lynagh al suo primo allenamento con gli azzurri al Giulio Onesti di Roma (Foto Angelica Agosta/AllRugby)

Che formazione ha in testa Gonzalo Quesada lo vedi bene, i titolari hanno la pettorina gialla, uno di loro l’ha verde, Nicotera. “Cerchiamo di non fargli prendere colpi, almeno oggi”, dice Philippe Doussy, allenatore della tecnica individuale, consegnando le pettorine. Breve riscaldamento, sulla linea di touche Page-Relo e Capuozzo si calciano il pallone e si prendono in giro. Il primo vestirà la maglia numero 9, lo ha detto Quesada dopo Italia-Inghilterra, per Capuozzo, senza Allan, 15 obbligato. La terza-linea sarà rivoluzionata con un esordio assoluto e un secondo cap atteso tre anni, in prima linea pare di capire che l’assenza di Ceccarelli metterà a Zilocchi la maglia di titolare. In panchina la mancanza di piloni destri (forfait ieri di Nocera) potrebbe portare Alongi a entrare nel secondo tempo insieme a Spagnolo. Fino all’ultimo incertezza per la maglia di secondo mediano fra Alessandro Garbisi e Varney. Già Varney, è il compagno di camera dell’ultimo arrivato nel raduno, Louis Lynagh. Lo immagineresti più alto visto che il suo punto di forza, a detta di tutti, è il recupero sui palloni alti, ma quando si avvicina ti rendi conto che è più una questione di base per altezza. “Un tipo solare, ha tanta voglia di integrarsi nel gruppo”, dice ancora Menoncello che dal suo esordio trarrebbe sicuramente il vantaggio di non essere schierato all’ala. “Comunque con la Francia ho segnato la mia prima meta”, insomma anche all’ala si difende.

Che partita domenica? Quesada alla prima riunione dopo la sconfitta di Dublino (36-0 per l’Irlanda) ha messo l’accento sugli aspetti positivi dell’incontro, difesa in testa. “Non sono molte le nazionali che difendono 25 fasi di attacco irlandesi senza prendere meta e senza fare fallo”. “Ci siamo focalizzati sul miglior sfruttamento possibile del nostro possesso e sugli errori fatti nel gioco al piede”, svela Menoncello. Partenza domani in aereo per Bruxelles poi treno per Lille, domenica la Francia, fra Lille e Lione ci sono 688 chilometri e 60 punti.

Nella foto di apertura Michele Lamaro grida istruzioni alla terza centro Ross Vintcent (Foto Angelica Agosta/AllRugby)

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