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Venti minuti per la verità su Italia-Inghilterra. “Quando l’arbitro lancerà la monetina sceglierò palla – dice Michele Lamaro, capitano degli azzurri – perché vogliamo metterli da subito sotto pressione, andare nella loro metà campo”. Gonzalo Quesada, ct dell’Italia all’esordio in panchina in un Sei Nazioni, dice che il peggiore incubo “sarebbe un’Inghilterra come quella che, in 14 contro 15, ha cancellato dal campo l’Argentina nella prima partita della Coppa del Mondo”. Calci e drop di Ford, cose semplici ma efficaci, mischia competente, drive in touche, nessuna sbavatura in difesa, ordine assoluto in campo.

“Certo che giocheremo così – dice Ben Earl, numero 8 inglese dopo il captain’s run – stessa competenza e stessa intensità, la stessa voglia di vincere, magari con qualche piccola novità”. Ecco, per cui occhio ai primi 20 minuti. Con un elemento chiave ben preciso: disciplina. Non per niente Quesada ha voluto che un arbitro sia presente a ogni allenamento azzurro. “Sì, i primi minuti saranno decisivi e la disciplina importante – dice Lamaro – vogliamo dare immagini precise all’arbitro, non offrire appigli. E abbiamo lavorato molto su come non metterci pressione da soli, sull’essere bravi nell’esecuzione”. Quindi primi venti minuti importanti, ma anche i secondi 40 non scherzano, soprattutto per la qualità che gli inglesi possono mettere in campo in prima linea una volta che arriveranno i cambi. L’Italia conterà su Nicotera (18 cap), Spagnolo (esordiente) e Zilocchi (16 cap), l’Inghilterra sul mostro sacro Cole (107 cap), su Genge (58) e su Dan (7). “Certo – dice Tom Harrison allenatore degli avanti inglesi – sappiamo che la battaglia si farà in prima linea e sia i titolari che le riserve sono un nostro punto di forza”. Si prevede un secondo tempo di grande sacrificio per gli azzurri.

In corsa l’Italia è stata costretta a cambiare la linea dei tre-quarti e la panchina. Fuori Ange Capuozzo per gastroenterite acuta, dentro con la maglia numero 14 Lorenzo Pani. “Fisico importante, può risultare efficace nel triangolo allargato”, dice Lamaro. In panchina al suo posto va Federico Mori ed è un bel ritorno dopo l’esclusione dai Mondiali. Fuori anche Iachizzi che sarebbe entrato nel secondo tempo come seconda linea, al suo posto Izekor, fisico statuario e bella velocità.

Poi il capitano Michele Lamaro prova a scrollarsi di dosso il peso di quelle due sconfitte monstre che hanno chiuso il mondiale degli azzurri, il 96-17 con la Nuova Zelanda e il 60-7 con la Francia. “Le vacanze dopo la Coppa del mondo sono servite a recuperare la testa – dice – anche se psicologicamente è un iter lungo e complicato. Ma i buoni risultati di Benetton e Zebre hanno aiutato a riancorarci ai fondamentali”. “Ritrovare la strada quando sei mezzo alla tempesta”, diceva ieri Gonzalo Quesada. “Siamo pronti alla battaglia fisica che dobbiamo affrontare, abbiamo il fuoco dentro, e siamo orgogliosi di avere davanti a noi i terzi del mondo in questo stadio”.

Attesi più di 50mila spettatori, 20mila gli inglesi. Qualcuno aveva pensato di rendere più pop la partita facendo scattare la musica ad ogni touche. “Una follia che ho scongiurato”, dice Giorgio Morelli, vicepresidente Fir e capo delegazione degli azzurri. Per la prima volta all’Olimpico sentiremo God save the King, due anni fa si giocava ancora per Elisabetta II.

Michele Lamaro, capitano degli azzurri, durante la conferenza stampa post captain’s run (Foto All Rugby)

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