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La storia (inutile) del presunto commento razzista di Mbonambi potrebbe tramutarsi in un semplice caso di misunderstanding o più semplicemente di fischi per fiaschi.

A un certo punto della semifinale tra Inghilterra e Sudafrica, Curry si è lamentato con l’arbitro di essere stato insultato dal tallonatore degli Springboks. “Mi ha chiamato “white cunt –stronzo bianco”, ha detto il flanker dei Sale Sharks a Ben O’Keeffe. Rilanciata dal microfono dell’arbitro, l’affermazione dell’inglese ha fatto il giro del mondo. Ha sollevato questioni di discriminazione razziale (l’uomo che morde il cane, un caso di razzismo al contrario…) e costretto World Rugby a diffondere un comunicato ufficiale in cui dichiara di volere affrontare la questione in modo “molto serio” e di aspettare gli ulteriori sviluppi della faccenda.

Detto che il razzismo è una questione molto seria che non può essere ridotta a uno scambio di insulti tra giocatori nel vivo di una battaglia sportiva, i tifosi sudafricani hanno dato una spiegazione banale ma forse verosimile di quello che è successo tra i due.

“Wit kant”, che in afrikaans si pronuncia in modo molto simile all’inglese “white cunt”, significa nella lingua dei boeri “parte bianca”. Quando giocano con le squadre anglosassoni spesso i sudafricani parlano fra di loro in afrikaans per non farsi capire dagli avversari. E, secondo questa ricostruzione, Mbonambi con quell’espressione avrebbe avvertito i compagni che il pallone era uscito dalla “parte bianca”, ossia dalla parte dell’Inghilterra, cui lo stesso arbitro nel corso del match faceva riferimento come i “bianchi”.

Sarà vero? Forse sì, forse no. Ma dopotutto in un mondo dove le guerre fanno vittime vere ci sono cose molte più serie di cui occuparsi che di due rugbisti che litigano (forse) sul campo di gioco.

Nella foto di Adam Pretty – World Rugby/World Rugby via Getty Images-  Bongi Mbonambi contro la Romania lo scorso 17 settembre

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