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Per fortuna non esistono più le onorevoli sconfitte che hanno tracciato la storia del nostro rugby, ma solo le sconfitte e quella che l’Italia in viaggio ha incassato a Pretoria (42-24; 6-3 il conto delle mete) contro i Campioni del mondo del Sudafrica sa di futuro, di buoni propositi, di novità che sembrano sbocciare sull’infido weld del Paese Arcobaleno. Perde l’Italia perché l’emozione di giocarsela in casa di chi ha deciso di estendere il suo dominio sul pianeta ovale ha un peso, perché passa un tempo ad alzare barricate, a interpretare un pomeriggio di sofferenza e sacrificio, con Niccolò Cannone che decide di diventare il totem della difesa nel giorno del suo battesimo da capitano, la prima linea che indietreggia ma non cede in mischia chiusa, i trequarti che per un tempo sono costretti ad assistere al sacrificio degli altri. È difficile alzare barricate e incassare spallate senza subire nel morale, eppure l’Italia nel primo tempo subisce subito la meta macchiata dal dubbio di Kriel, che parte davanti a Pollard al momento dell’invito al piede, anche se il Tmo non nota evidenti motivi per annullare (in mattinata per molto meno alla Nuova Zelanda erano state tolte dall’arbitro televisivo 3, dicasi 3, mete).

La prima meta del match, di Kriel, forse viziata da un fuorigioco sul calcetto che ne ha innescato la corsa oltre la linea (foto SA Rugby)

Poi Van den Berg sfrutta una superiorità numerica per il giallo a Lorenzo Cannone, gioca una mischia-penalty sotto ai pali e indovina il canale libero. Si continua con la pressione dei muscoli verdeoro, è difficile arginare una tale prepotenza fisica, eppure l’Italia si immola in una marea di placcaggi, Zuliani e Izekor cacciano avversari e pallone a ripetizione, fino a quando Marx da touche apre la strada alla volata di Arentse. In chiusura di primo tempo altro penalty sotto ai pali, altra mischia scelta dai padroni del territorio, volata bis di Van den Berg per la personale meta bis. Si va al riposo, 4 mete a 0, 28-3, potrebbe grandinare.

Ma al rientro in campo l’Italia sperimentale interpreta alla perfezione la filosofia del tour, dove un antico adagio vuole nascano le grandi squadre. Non le tremano le gambe quando Erasmus inventa lo show della “bomb squad” e manda in campo tra i fuochi d’artificio Mbonambi, Wessels, Koch, Snyman e Mostert, roba da guerra psicologica difficile da gestire. Ma gli azzurri non si scompongono, anzi diventano intraprendenti, smettono di vivere di sola difesa e conquistano terreno, iniziano a giocare buone fasi di attacco, sfruttano l’energia positiva degli esordienti Odiase e Dimcheff che portano in dote alla causa dosi industriali di fosforo e fisico. Dopo 10 fasi di sportellate commoventi Zuliani prende per sé il premio per una prestazione di grande solidità e segna una meta di rabbia e concretezza. Il Sudafrica torna a macinare gioco, Koch segna per la prima volta in carriera al termine di un’estenuante serie di pickn’go, prima che l’Italia prenda il dominio del gioco. L’azione più bella la inventano Vintcent e Odiase, guadagnano sempre la linea del vantaggio, vanno in territorio altrui aiutati da un break di Menoncello, l’ovale viaggia che è un piacere e sarebbe un premio giusto la segnatura di Gesi, vanificata dall’occhio del Tmo che pesca un piede sulla linea laterale prima che il pallone venga schiacciato. Entra Dimcheff, Da Re inventa un 50-22 da applausi concretizzato dall’organizzazione perfetta della maul avanzante che porta il tallonatore della Pampa a segnare la meta più veloce per un esordiente. Arriva anche il premio alla tenacia di Niccolò Cannone, la sua meta di volontà e rabbia rimette in carreggiata una partita che poteva venire sepolta sotto alla disfatta. In chiusura segna Van Staden, ma l’ultima ondata è ancora azzurra per chiudere in attacco un secondo tempo (14-21 il parziale) che regala solo indicazioni di ottimismo a Quesada.

In tournée nascono le grandi squadre. Di sicuro nel Paese del rugby sta sbocciando un’Italia più consapevole dei propri mezzi. Un buon punto di partenza, alla ricerca della continuità.

Sudafrica v Italia 42-24

Sudafrica: Willemse (62’ Le Roux); Kolbe, Kriel (Cap), De Allende, Arendse; Pollard, Van den Berg (54’ De Klerk); Wiese (54’ Smith), Tshituka, Van Staden; De Jager (48’ Mostert), Etzebeth (48’ Syman); Louw (48’ Koch), Marx (48’ Mbonambi), Nche (48’ Wessels). all. Erasmus

Italia: Trulla; Lynagh, Menoncello, Zanon (74’ Bertaccini), Gesi; Da Re, Fusco (54’ A. Garbisi); L. Cannone (50’ Vincent), Zuliani (58’ Odiase), Izekor; Zambonin (62’ Canali), N. Cannone N. (Cap); Ferrari (18’-27’, 54’ Hasa), Di Bartolomeo (62’ Dimcheff), Fischetti (54’ st. Spagnolo). all. Quesada

arb. Davidson (SRU)

Marcatori: 10’ meta Kriel tr. Pollard; 22’ meta Van den Berg tr. Pollard; 27’ cp. Da Re; 29’ meta Arendse tr. Pollard; 37’ meta Van den Berg tr. Pollard; s.t. 45’ meta Zuliani tr. Da Re; 56’ Koch tr. Pollard; 23’ meta Dimcheff tr. Da Re; 68’ meta N. Cannone tr. Da Re; 73’ meta Van Staden tr. Pollard

Cartellini: 22’ pt. giallo Cannone L. (Italia); 33’ st. Izekor (Italia)

Nella foto, la meta di Arendse alla mezzora del primo tempo (foto SA Rugby). 

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