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La prima notizia è che Galles-Italia si giocherà senza Ange Capuozzo. Il giocatore, che al Principality Stadium, due anni fa, con quella fuga alla fine del match e l’assist per Padovani, ribaltò la partita, sabato scorso, contro la Scozia ha riportato la frattura di un dito, il medio della mano sinistra. Sarà operato, al suo posto sabato giocherà Lorenzo Pani, che lo aveva sostituto nel match di esordio del Sei Nazioni contro l’Inghilterra a Roma.

La meta di Padovani innescata dallo slalom di Capuozzo, al Principality Stadium di Cardiff nel 2022

Gli altri sono praticamente gli stessi della vittoriosa sfida con gli scozzesi: le uniche variazioni riguardano Lorenzo Cannone e Varney che si scambiano i ruoli, rispettivamente, con Vintcent e Page-Relo, entrambi in panchina. Fra le riserve torna Zuliani, al posto di Mori: saranno sei infatti gli avanti a disposizione, con due soli trequarti pronti a subentrare.

Una carica di George North contro l’Inghilterra  (foto WRU). Quella con l’Italia sarà la sua ultima partita internazionale. 

Il Galles ripropone fra i trequarti North e Tompkisn, lasciati a riposo contro la Francia: sempre sconfitto in questa edizione del torneo, seppure di misura, Gatland ha puntato tutto su questa partita per non chiudere a secco di vittorie.

Gonzalo Quesada sa che si troverà di fronte un’ambiente carico di emozioni; uno stadio gremito da oltre settantamila spettatori, un pubblico tremendamente passionale, una squadra forte in attacco, cui bisognerà cercare di rallentare le azioni.

Il coach punta su Varney per far leva sulle sue origini gallesi, come aveva fatto con Page-Relo e quelli che giocano in Francia nel match di Lille: contro i francesi: “so che per questi ragazzi affrontare la squadra del paese dove sono cresciuti, oppure dove si esibiscono ogni settimana, aggiunge carica e motivazioni”.

Galles: 15. Cameron Winnett; 14. Josh Adams, 13. George North 12. Nick Tompkins, 11. Rio Dyer; 10. Sam Costelow, 9 Tomos Williams; 1. Gareth Thomas, 2. Elliot Dee, 3. Dillon Lewis; 4. Dafydd Jenkins, 5. Adam Beard; 6. Alex Mann, 7. Tommy Reffell, 8. Aaron Wainwright. A disposizione: 16. Evan Lloyd, 17. Kemsley Mathias, 18. Harri O’connor, 19. Will Rowlands, 20. Mackenzie Martin, 21. Kieran Hardy, 22. Ioan Lloyd, 23. Mason Grady.

Italia: 15. Lorenzo Pani; 14 Louis Lynagh, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Tommaso Menoncello, 11 Monty Ioane; 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney; 1 Danilo Fischetti, 2 Giacomo Nicotera, 3 Simone Ferrari; 4 Niccolò Cannone, 5 Federico Ruzza; 6 Sebastian Negri, 7 Michele Lamaro, 8 Lorenzo Cannone. A disposizione: 16 Gianmarco Lucchesi, 17 Mirco Spagnolo, 18 Giosuè Zilocchi, 19 Andrea Zambonin, 20 Ross Vintcent, 21 Manuel Zuliani, 22 Martin Page-Relo, 23 Leonardo Marin.

Nella foto di apertura il capitano gallese Dafydd Jenkins catechizza i suoi dopo una partita (WRU)

L’aspetto tecnico

Nelle prime quattro giornate l’Italia ha realizzato 7 mete e ne ha subite 13.

La meta di Ioane contro l’Inghilterra, la prima giornata  (foto di Stefano Delfrate)

Il dato relativo all’attacco, ovviamente, nell’ultima partita del torneo, può essere ulteriormente migliorato. Le tredici mete finora subite (media di 3 a gara) dicono invece che, per quanto riguarda la difesa, il 2024 non potrà entrare nella “top tre” di queste prime 25 edizioni del Sei Nazioni: al primo posto resta il 2013, quando la formazione allenata dal Brunel, concesse in tutto solo 8 mete. Subito dopo vengono il 2012 (ancora Brunel) e il 2010 (Mallett), quando le mete al passivo, nelle cinque partite, furono 12.

In quelle tre edizioni del torneo, le mete realizzate furono rispettivamente 5 (nel 2010), 4 (nel 2012) e di nuovo 5 (nel 2013).

Dunque i concetti chiave per spiegare il nuovo corso dell’Italia sono due: cogliere l’occasione e equilibrio.

Cogliere l’occasione è fondamentale: con la Scozia gli Azzurri hanno vinto mettendo a segno tre mete contro le quattro degli avversari. Nella prima giornata hanno perso pur realizzandone una più degli inglesi.

 

Ogni partita ha una storia particolare, l’obiettivo è saperla interpretare: mai prima di questa volta, l’Italia nel Sei Nazioni si era aggiudicata un match in cui aveva subito quattro mete (e più di 21 punti).

Certo, concedendo sette mete a partita (34 in totale), come nel 2021 (Franco Smith allenatore) vincere era impossibile. Ma nel 2023, con una meta in più all’attivo rispetto a quest’anno (8 dopo quattro giornate, 9 alla fine del torneo) gli Azzurri chiusero senza nemmeno una vittoria.

Equilibrio, pertanto, come predicava Jacques Brunel. Quesada fin qui sembra averlo trovato.

Continuità e disciplina

Adesso il coach chiede continuità: da quando disputano il Sei Nazioni, gli Azzurri non sono mai usciti imbattuti da tre partite consecutive e in 62 trasferte all’estero hanno vinto solo tre volte e pareggiato due.

Attacco e difesa

Il placcaggio decisivo di Capuozzo su Van der Merwe sul finire della partita. 

Italia e Galles sono le squadre con meno ingressi nei 22 avversari, ma i gallesi con 27 sono comunque più avanti degli Azzurri (19). Uguale il numero di “buchi” presi nelle difese (16) la metà di quelli guadagnati dagli irlandesi.

Decisiva la difesa: il Galles ha l’85,6% di placcaggi riusciti, l’Italia l’85,4%.

La disciplina

Contro la Scozia l’Italia ha concesso solo 5 punizioni, per la squadra se non è un record poco di manca. “Siamo molto contenti della nostra disciplina – ha sottolineato Quesada -, ma poi ho visto le statistiche del Galles e mi sono accorto che loro è la media migliore: solo 7 a partita (l’Italia 9, ndr)”.

La disciplina sarà fondamentale anche perché il Galles ha una percentuale di successo ai pali dell’89%, l’Italia del 75,5%.

L’arbitro è il francese Mathieu Raynal, per lui tre precedenti con l’Italia nel Sei Nazioni, tre vittorie delle avversarie degli Azzurri, l’ultima, il 27 febbraio del 2021, contro l’Irlanda a Roma (48-10 per i verdi) due cartellini gialli, a Zilocchi e Bigi in prima linea.

 

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