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Solo quando mancano nove minuti alla fine l’Inghilterra riesce a prendere la testa (e il Galles a perderla…) per un successo, 16-14, molto faticato che spedisce i bianchi in vetta al Torneo in attesa di quel che capiterà domani all’Aviva Stadium di Dublino tra Irlanda e Italia. Per i rossi un altro punto di bonus. Warren Gatland aveva sperato in qualcosa di più con questa sua squadra nuova di zecca, capace di rovesci e di resurrezioni.

Lo slalom di Freddie Steward è una perla prima che le valve della conchiglia si chiudano per lasciar spazio a molti scontri e parecchia confusione. Ricordati e “onorati” prima del match, Jpr Williams e Barry John sono autorizzati a storcere il naso dai Campi Elisi del rugby.

L’aggressività inglese subisce una prima frenata quando Chessum finisce fuori per una spallata ad Assiratti. Giallo è e giallo rimane dopo bunker. Il Galles riesce finalmente a lasciare la propria metà campo e a organizzare un drive che viene abbattuto. Giallo anche Roots, l’anglo-maori uomo del match una settimana fa a Roma. Meta di punizione e doppia superiorità numerica dei rossi che non ne sanno approfittare: Itoje, feroce, va a guadagnare una mischia a cinque metri dalla linea spianando il piccolo e incerto Lloyd. L’erculeo Earl si stacca, segna e posa la prima pietra per la conquista di uomo del match. Non c’è trasformazione: Ford accenna un movimento in rincorsa, i gallesi “montano” e l’arbitro, il kiwi Doleman, dice che va bene così.

Una carica di George North, con Ian Lloyd in sostegno e George Ford  che osserva preoccupato l’attacco gallese (foto WRU)

Il match entra in una fase in cui Felix Jones, tecnico della difesa inglese, dimostra di aver fatto un buon lavoro. Il Galles prova, costruisce l’architettura di venticinque fasi senza cavare un ragno. Ma di avanzamento, in chiave inglese, non c’è traccia.

La chiave per aprire la serratura la trova Reffell, alla fine il migliore dei Dragoni: da un suo riciclo, Tomos Williams trova e percorre un varco e offre al giovane Alex Mann, secondo cap e seconda meta. Non male come media.

Per rimediare al 5-14 di mezza via l’Inghilterra sposta il baricentro, arremba e va vicino alla meta con Daly, fermato da un altro quasi, esordiente, l’estremo Cameron Winnett che poco più tardi innescherà il più interessante attacco dei rossi, proseguito da Adams e Dyer. Nel frattempo bianchi più vicini dopo un calcio di punizione di Ford concesso da Doleman per un fuorigioco di cui non si era accorto nessuno.

Gli inglesi operano il massimo sforzo, organizzano una serie di cariche nei pressi della linea e quando aprono il gioco vanno a poggiare su un bel tuffo di Daly che serve uno dei giovani leoni, Dingwall. Ford non trasforma e quel 13-14 avrà vita sino al 71’ quando Ford mette in mezzo ai pali un facile calcio dopo l’avanti volontario che costa il giallo a Mason Grady e obbliga il Galles, costretto a giocare gli spiccioli in 14, a rimanere inchiodato in mezzo senza più riuscire a minacciare il successo degli avversari.

La meta di Ben Earl con l’Inghilterra in 13 nel primo tempo (foto England Rugby)

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