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Tahiti rifornisce la Francia più di quanto facesse Lentulo Battiato con la sua scuola gladiatoria di Capua. La scuola c’era davvero: non è un’invenzione di Kubrick per Spartacus.

I documenti conservati negli archivi di famiglia consentono l’italianizzazione di magnifici eredi di campioni oceanici. I freschissimi esempi riguardano Louis Lynagh e Matt Gallagher che arrivano da Harlequins e Bath per far la Benetton più bella e più grande che pria. Per Azzurra una flebo di vitamina Wallaby e All Black dopo molto ricostituente argentino e una spruzzata di “essence” francese.

La gigantesca pianta – il baobab o la sequoia al confronto sono alberelli – che ha generato la stirpe dei Tuilagi non smette di produrre nuovi robusti rami. L’ultimo è Posolo, che sfiora i 150 chili, 300 libbre. Il galletto più pasciuto di sempre.

Antiche storie di migrazioni, più o meno drammatiche, permettono all’Irlanda e alla Scozia di pescare al di là degli oceani. O, dopo opportuna permanenza, di stendere una mano di verde sui maori Gibson-Park e Lowe, sul tongano Tuipulotu, sul samoano Aki, detto faccia di pietra o Moai, proprio come i testoni dell’Isola di Pasqua.

Bundee Aki affronta Charles Ollivon nel match di esordio del Sei Nazioni 2024 a Marsiglia  (©INPHO/Ben Brady)

 

Nuovi scenari – più sociali che sportivi – creano un’Australia molto lontana da quella che conquistò il Mondiale ’91. C’è più Tonga e Samoa che in tutta la vostra vecchia filosofia, direbbe un personaggio di Shakespeare.

Il Giappone delle grandi corporazioni assume o nazionalizza giocatori che provengono dalla Nuova Zelanda e dagli arcipelaghi che costellano il gran mare salato. Qualcuno anche dal Sudafrica.

Tutto questo caleidoscopio può riassumersi nel nome del nuovo terza linea dell’Inghilterra, Ethan Roots. Radici. Roots è neozelandese di etnia maori.

E così questo rugby sempre più martellante (6 Nazioni, Urc, Champions, Challenge, fra poco Superugby e a seguire Championship), sempre più povero di attese, si è trasformato in un grande accampamento di compagnie di ventura.

Vengono in mente i tercios spagnoli del XVII secolo: a portare le lunghe picche (immortalate da Velazquez in un capolavoro, la Resa di Breda) non c’erano solo spagnoli, ma anche valloni, scozzesi, boemi, irlandesi. O certe pattuglie di marines americani che abbiamo conosciuto al cinema o nei fumetti: Di Marco, Kozmisnky, O’Neill, Lopez, Rabinowitz.

Federico Ruzza, con Alessandro Izekor in sostegno (foto Ottavio Tomasini)

In questo caso, nessun attacco di nostalgia, di rimpianto. Questo è lo stato delle cose, è la realtà quotidiana. Chi avrebbe detto che, a saltare in touche, fianco a fianco di Maro Itoje, londinese di Nigeria, sarebbe finito Alessandro Izekor, anche lui con radici di Nigeria, ma bresciano?

Nella foto del titolo Posolo Tuilagi, con la maglia della Francia U20, ai Mondiali di categoria, al scorsa estate in Sudafrica  (foto World Rugby/Getty Images)

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