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“Espansivo”. Il gioco della Nazionale di rugby negli ultimi due anni. Manovre più spettacolari e spesso ben organizzate, avversari presi di sorpresa (almeno inizialmente…), diverse mete di una qualità rara per gli Azzurri e – va anche detto – più di una partita persa al fotofinish, per non parlare di due exploit di rilievo: prima vittoria in casa del Galles, prima vittoria in assoluto contro l’Australia.

Un progresso innegabile sul piano offensivo, cui però nel 2023 non hanno corrisposto i risultati. Cucchiaio di legno nel Sei Nazioni, sconfitte umilianti contro Nuova Zelanda e Francia. Squadre marziane, intendiamoci, soprattutto nell’ambito di un Mondiale, ma c’è modo e modo di venire battuti.

Torniamo al Sei Nazioni, a un momento simbolo del nostro torneo. Diciottesimo del primo tempo di Italia-Galles: gli Azzurri provano due volte a partire palla in mano dalla loro metà campo e nella seconda occasione perdono l’ovale, che poi arriva Liam Williams: l’estremo dei Dragoni si trova nei pressi dell’out destro, a una quarantina di metri dalla linea di meta. Riceve il pallone da fermo, si mette in moto e comincia a correre, praticamente senza cambi di direzione, fino ad andare in meta. In questa azione sfugge a 5 (cinque!) placcaggi degli Azzurri, che non riescono a fermarlo né, tantomeno, a portarlo fuori dal campo. Bravo lui, che – come ha scritto il Guardian – “bounced off” (letteralmente “ha rimbalzato”) tutti gli avversari. Inaccettabile, però, la nostra difesa.

Con qualche variante, il discorso si può applicare alle mete prese nel corso della Rugby World Cup dall’asso neozelandese Mark Telea e dal giovanissimo francese Louis Bielle-Biarrey: capace, quest’ultimo, di bersi tre avversari in un fazzoletto di terreno. Marcature che oltretutto, come quella di Williams, sono arrivate nel corso del primo quarto di gara, e questa è un’aggravante.

Difesa, difesa, difesa. Con la difesa si vincono le partite (finali mondiali comprese), si costruisce la sicurezza di una squadra, si pongono anche le basi per introdurre progressivamente elementi nuovi nel gioco offensivo.

Nella foto di Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images – Telea attacca palla in mano contro l’Italia

In proposito Gonzalo Quesada, nuovo ct azzurro, sembra avere idee ben chiare. Magari certi suoi accenni durante la prima conferenza stampa non sono stati considerati granché, non sono diventati materiale da titolo. Eppure, riportando virgolettati presi da alcuni articoli, ecco che – al di là del sentirsi onorato per essere stato scelto, dell’avere un curriculum di tutto rispetto, di avere imparato in pochi mesi l’italiano (con il vantaggio di essere di lingua spagnola e avere trascorso mezza vita in Francia…) e di volere, in questo momento, soprattutto, ascoltare – il tecnico argentino ha fornito indicazioni importanti.

Leggere per credere.

“Costruire un’identità, definire valori, rafforzare le basi, migliorare i fondamentali”. Spiegato in altre parole: “Credo che il processo che dovremo affrontare parta dalla base, dai fondamentali. Difesa, conquista, possesso e solo allora lo sviluppo della manovra”.

Le fasi difensive come logiche fondamenta del gioco. Poi ci sono anche scelte da ripensare. “Mi piace il gioco d’attacco che ha impostato Crowley, magari solo nelle zone del campo che per ora lo permettono”. Ovvero: “Credo in un rilancio del gioco meno avventuroso”.

Sulla conquista, infine, un’allusione significativa, che si può leggere come un auspicio di ritorno al passato: “Ricordo quanto era dura la mischia dell’Italia quando mi è capitato di giocarci contro”.

Non è ancora un discorso programmatico ma, se i presupposti sono questi, il neonato governo di Gonzalo ha buone chance di ottenere la fiducia.

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