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Athlone Stadium, Cape Town. L’Italia ha affrontato il Sudafrica con una formazione che rifletteva l’obiettivo di coach Raineri di allargare il gruppo dando minutaggio a un alto numero di atlete. Oltre a Seye, uscita lievemente acciaccata dal match con le giapponesi, sono rimaste fuori dalle ventitrè Duca in seconda linea e Stefan e Sillari nelle linee arretrate. In campo dal primo minuto Ostuni Minuzzi a estremo, Capomaggi con il numero 13, Granzotto in mediana, Locatelli in terza linea, Tounesi in seconda e Pilani a tighthead. Quest’ultima era l’unica vera novità, avendo disputato solo spezzoni di partita nelle sue precedenti apparizioni in maglia azzurra. La panchina era assai più verde, con le tre esordienti Errichiello (terza linea), Mastrangelo (mediano di mischa), e Catelani (utility back).

Un attacco della sudafricana Piwokuhle Nyanda placcata da Alyssa D’Inca (a sinistra) e  Alissa Ranuccini (foto di Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

L’incontro ha subito assunto, come ci si aspettava, i caratteri di una battaglia, con un Sudafrica forte placcatore e molto intento ad utilizzare al meglio la propria potenza fisica. Ci è riuscito solo in parte, per vari motivi: la buona prova difensiva dell’Italia; una certa imprecisione nelle rimesse laterali, spesso rubate o comunque sporcate dalle azzurre; un approccio approssimativo al breakdown, esposto ai turnover delle nostre (da una palla ricuperata da Tounesi nei nostri 22 è partito ad esempio il contrattacco coast-to-coast finalizzato da Ostuni Minuzzi al 4’). La durezza dello scontro ha costretto Tounesi (al 14’) e Granzotto (34’) ad abbandonare il campo con forte anticipo, seguite più tardi da Cavina e Muzzo. Neanche le sudafricane sono state esenti da incidenti, ma hanno sofferto meno di quanto ci si sarebbe potuto aspettare dalla loro indisciplina (un giallo al 17’ e un rosso al 50’). In particolare, l’Italia non ha saputo approfittare dall’espulsione della potente terza centro Hele nel secondo tempo, situazione aggravatasi per il Sudafrica quando l’infortunio al tallonatore di riserva ha costretto la squadra a giocare in 13 gli ultimi 20 minuti (ricordate Italia-Irlanda del 6 Nazioni 2022?). A quel punto, il punteggio era ancora relativamente stretto (22-13) ma l’Italia era parsa largamente in controllo del match, in grado di contenere con efficacia gli attacchi delle sudafricane e di creare problemi palla in mano – numerose le multifasi degne di nota, con grande capacità di far vivere il pallone, culminate nelle mete di gran fattura realizzate da Muzzo e Ranuccini.

 La meta di Alyssa D’Inca che ha chiuso il conto tra Italia e Sudafrica. Foto di Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty.

Dopo l’espulsione di Hele la dinamica della partita è largamente cambiata: l’Italia ha sì marcato con Vecchini la meta del bonus subito dopo il fallo in questione, ma poi si è gradualmente spenta. L’ultimo quarto di gara, giocato in 15 contro 13, ha visto un Sudafrica spesso pericoloso in attacco e feroce in difesa, con i trequarti italiani, brillanti in precedenza, incapaci di sfruttare gli spazi enormi concessi inevitabilmente dalle avversarie. E’ servita una meta di intercetto di Alyssa D’Incà a cinque minuti dal termine per rendere lo scarto un po’ più ampio. È possibile che alla difficile gestione di una situazione per certi versi caotica abbia contribuito la modesta esperienza della panchina (è ironico che in panca il numero maggiore di caps fosse concentrato in prima linea, un bagaglio “sprecato” visto che Gai e Maris hanno giocato largamente in un contesto di mischie no-contest). Va detto però che sul piano individuale i rimpiazzi si sono ancora una volta rivelati all’altezza, con una menzione speciale per Nicole Mastrangelo che ha svolto con dinamismo e precisione il suo ruolo dietro la mischia. Di rilievo anche la prestazione di Alessia Pilani, non solo nelle fasi statiche; le cariche di Turani e i placcaggi (15/15) di Fedrighi; l’affidabilità di Capomaggi al piede, con un 5/6 che non ha fatto rimpiangere Sillari, e il genio rugbistico di Rigoni, player of the match.

Beatrice Rigoni premiata come “player of the match” (foto Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

Nel  complesso, è stata una prestazione in cui gli elementi positivi hanno largamente ecceduto le criticità (fatti salvi gli ultimi, insoliti 20 minuti) e che ci permette di guardare con fiducia all’incontro di sabato 28 con gli Stati Uniti. Questo con tutte le cautele legate alla situazione infortuni, il cui quadro si definirà meglio in settimana (sarà comunque disponibile anche Elisa Giordano, che si è aggregata al gruppo soltanto nella giornata di giovedì).

La formazione dell’Italia: Ostuni Minuzzi; Muzzo (59’ Stevanin), Capomaggi, Rigoni, D’Incà; Madia, Granzotto (34’ Mastrangelo); Cavina (46’ Catellani), Ranuccini, Locatelli (65’ Errichiello); Tounesi (14’ Frangipani), Fedrighi; Pilani (50’ Gai), Vecchini (65’  Gurioli), Turani (59’  Maris).

Marcatrici: 5’ meta Ostuni Minuzzi tr. Capomaggi (7-0); 9’ meta Latsha tr. Van Rensburg (7-7); 13’ meta Muzzo tr. Capomaggi (14-7); 24’meta Ranuccini (19-7); 28’ cp. Van Rensburg (19-10); 36’cp. Capomaggi (22-10); 48’ cp. Van Rensburg (22-13); 51’ meta Vecchini tr. Capomaggi (29-13); 58’ meta Dolf (29-18); 74’ meta D’Incà tr. Capomaggi (36-18).

 

Nella foto del titolo un’apertura di Francesca Granzotto (foto di Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

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