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Stellenbosch. Difficile pensare, per l’esordio di WXV2, ad uno scenario migliore del Danie Craven Stadium, con i vigneti di Stellenbosch e le Hottentots Mountains sullo sfondo. Altrettanto difficile pensare ad un orario (le 14 di un giorno lavorativo) e un periodo più infelici. Fortunatamente, l’alto numero di dipendenti dello stadio e collaboratori a vario titolo di World Rugby fa sì che al momento del calcio d’inizio di Italia-Giappone vi sia qualche presenza umana intorno al terreno di gioco. Diventa peraltro possibile vivere nuove esperienze, come sentire dalla tribuna le voci delle giocatrici che cantano l’inno (e questo nonostante che la base musicale sia comunque diffusa dagli altoparlanti). Lo scenario non cambierà per il match del giorno dopo tra Samoa e USA, e sarà leggermente migliore soltanto per l’incontro che vede le padrone di casa opposte alla Scozia. Fatto sta che il vecchio cliché sugli “assenti che hanno avuto torto” vale anche in questo caso. Tutti e tre gli incontri sono stati combattuti, con numerosi momenti di brillantezza seppure intervallati da errori, a volte marchiani.

Sofia Stefan (Italy), Kate Zachary (USA), S ui Tauasa-Pauaraisa (Samoa), Babalwa Latsha (RSA), Iroha Nagata (Japan) and Rachel Malcolm (Scotland)  Foto World Rugby – Carl Fourie

Italia-Giappone 28-15

Contro il Giappone l’Italia ritrova vecchie certezze e ne acquisisce di nuove. Il ritorno dell’asse Madia-Rigoni-Sillari, bene servito dalla player of the match Sofia Stefan, ridà vitalità alla linea arretrata che produce una delle migliori prestazioni (forse, la migliore) dell’ultimo anno. Quattro le mete marcate da Rigoni, Muzzo (due) e Granzotto, e spunti di grande incisività di D’Incà e Sillari, con quest’ultima nuovamente impeccabile dalla piazzola. Dal canto loro le avanti contribuiscono in modo significativo alle segnature, costruendo la piattaforma per le prime due mete e inserendosi nei complessi multifase che scavano il solco con le nipponiche all’inizio del secondo tempo. Particolarmente confortante la prestazione della giovanissima terza linea composta da Cavina, Ranuccini e Frangipani, che si confermano sui livelli del precedente incontro col Giappone. Più in generale appare migliorata rispetto al recente passato la prestazione al piede e sui punti di incontro, un’area che Nanni Raineri ritiene comunque necessaria di ulteriori aggiustamenti in vista dei prossimi incontri. Un passo indietro invece nella gestione delle rimesse laterali, che potrebbe creare problemi contro avanti più alte delle nostre come quelle sudafricane e statunitensi. Comunque una buona uscita per l’Italia, con l’unico dispiacere di aver concesso una meta a tempo scaduto alle giapponesi.

Attacco della scozzese Fancesca McGhie nel match contro il  Sudafrica – foto di Ashley Vlotman/Gallo Images/Getty Images

Le altre partite

Gli altri due incontri del primo turno hanno visto il confronto tra due squadre molto fisiche (Sudafrica e Samoa) e due con un tasso tecnico più elevato (Scozia e USA). La spuntano alla distanza le seconde, ma non senza difficoltà, dopo primi tempi che vedono il Sudafrica in vantaggio sino al 30’ (10-17 al riposo), e Samoa superata dopo la sirena da una meta regalata per incapacità di gestire il possesso sull’ultima azione (14-17 al riposo). Nella ripresa il Sudafrica riesce comunque a rimanere a distanza grazie ad un pacchetto che soprattutto in mischia chiusa pone seri problemi alle avversarie. Le scozzesi gestiscono il vantaggio ma chiudono la partita (31-17) soltanto al 76’ con il centro Thomson – incidentalmente, l’unica delle loro cinque mete non scaturita dal drive da penal touche, che ormai sta raggiungendo livelli “inglesi” di efficacia. Le statunitensi allungano in maniera più marcata sulle samoane fino al 36-14 ma subiscono anche loro il ritorno (36-26 alla fine) di una squadra che ha dimostrato buona manualità oltre a ferocia difensiva, ma è stata danneggiata dalla propria indisciplina e da una gestione insufficiente dei momenti cruciali del match. Sicuramente Samoa esce con grande credito da questa prima tornata, smentendo le previsioni (compresa la nostra) che avevano individuato in questa squadra l’anello debole del gruppo.

Molto diverse (e scontate nel risultato) le partite di Dubai dove inizia in parallelo WXV3. Qui si evidenzia l’enorme gap che separa le squadre emergenti da quelle di tradizione più solida, o che comunque hanno avuto maggiori opportunità. Gli incontri vedono i successi strabordanti di Figi sulla Colombia per 67-13 (undici mete a una) e dell’Irlanda sul Kazakhstan (109-0 con diciassette segnature). Lo scontro tra Spagna e Kenya (32-0 con sole quattro mete marcate e solo dieci punti nella ripresa) è l’unico almeno parzialmente competitivo – per certi versi una sorpresa, visto che le kenyane avevano concesso 77 punti (a 12) al Sudafrica poche settimane prima.

Le classifiche dei due gruppi dopo il primo turno:

WXV2: Scozia 5 (+14); Italia 5 (+13); USA 5 (+10); Samoa 1 (-10); Giappone 0 (-13); Sudafrica 0 (-14).

WXV3: Irlanda 5 (+109); Figi 5 (+54); Spagna 5 (+32); Kenya 0 (-32); Colombia 0 (-54); Kazakhstan 0 (-109).

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