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  • Delle otto squadre impegnate nei quarti di finale, Inghilterra e Sudafrica, vittoriose rispettivamente sulle Fiji e sulla Francia, sono quelle che hanno effettuato meno passaggi: 122 l’Inghilterra, addirittura solo 80 gli Springboks (contro i 139 dell’Argentina, i 143 del Galles, i 134 degli All Blacks, i 151 della Francia. L’Irlanda ne ha completati addirittura 321!).
  • Inglesi e sudafricani hanno corso meno metri di tutte le altre squadre palla in mano: 718 gli inglesi, 565 i Boks (847 i figiani, 1.400 l’Irlanda, 849 il Galles, 740 l’Argentina, 837 gli All Blacks, 884 la Francia).
  • 79 le cariche sudafricane, 93 quelle inglesi. Tutte le altre squadre ne hanno collezionate più di cento, con Irlanda (164) e Francia (153) in testa alla classifica di chi ha provato di più a martellare palla in mano
  • Sudafrica (163) e Nuova Zelanda (addirittura 216) sono invece le squadre che hanno placcato di più. La Francia quella che nei quarti è stata costretta ad effettuare il minor numero di placcaggi (92). Le altre due semifinaliste, Argentina e Inghilterra, ne hanno completati rispettivamente 101 e 148
  • Contro le Fiji, l’Inghilterra ha calciato 30 volte il pallone, ma questa tattica non si è trasformata in dominio del territorio (45%). E se l’obiettivo era lasciare il pallone agli avversari per non commettere errori e forzare quelli dei figiani, la strategia ha funzionato in modo molto, molto parziale, visto  che gli inglesi hanno concesso soltanto un turnover in meno rispetto agli isolani.

C’è una regola in questi numeri? Forse no, piuttosto sono la fotografia di diversi modi di giocare: l’Irlanda ha privilegiato il volume dei propri attacchi, la Nuova Zelanda li ha assorbiti e ha risposto con improvvise, rapide accelerazioni. Gli irlandesi hanno giocato 496 palloni, quasi il doppio dei neozed (283). I francesi 315,  i  Boks 184, l’Inghilterra 241, le Fiji 291. Giocare tanto, evidentemente non conviene. Ma attenzione:

  • L’Irlanda ha perso di 4 punti, se Porter avesse schiacciato a terra quel pallone, in spinta da touche, che Barrett ha tenuto sollevato per pochi centimetri (quattro, cinque?) oggi parleremmo di un’altra storia.
  • La Francia ha perso di un punto, la stoppata di Kolbe, sulla trasformazione di Ramos, al dunque ne ha tolti alla squadra di Galthié due…
  • Le Fiji hanno perso di sei punti, ma Lomani e Kuruvoli hanno mancato, complessivamente 9 punti, tre calci di punizione, nessuno da posizione impossibile. Owen Farrell ha sbagliato una trasformazione dalla linea di touche e un penalty angolato e lontano.
  • Infine Matias “Tute” Moroni ha salvato i Pumas con un placcaggio da kamikaze su Rees-Zammit alla bandierina. “L’ho fatto con la spinta, l’aiuto, della mia famiglia, del mio club, dei miei amici”, ha detto dopo la partita il centro argentino.

Il rugby è molte cose: è diventato numeri, statistiche, tattiche, studio, analisi, algoritmi. Ma è anche vita, coraggio, cultura, passione, sacrificio e,  a volte, fortuna.

Bisogna crederci molto per giocarlo, apprezzarlo e viverlo nel profondo del suo spirito. In Italia siamo ancora molto lontani.

Nella foto,  Alex Mitchell numeo 9 dell’Inghilterra, calcia il pallone sotto la pressione del figiano Isoa Nasilasila  (Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

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