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A Parigi si può visitare il Museo dei Pesi e delle Misure. Tra i vari oggetti in mostra, il Pendolo di Foucault. Chi ama Umberto Eco, sa di cosa si tratta. Il Mondiale di rugby è il museo itinerante dei pesi e delle misure: Ben Taimefuna, pilone e capitano di Tonga, è attestato sui 151 chili e per la stazza è piuttosto dinamico e pericoloso: due mete. Nuno Sousa, estremo del Portogallo, a palmi, pesa la metà.

RG Snyman (le iniziali stanno per Rudolph Gerhardus), seconda linea del Sudafrica, è alto 2,06 (alcune fonti gli attribuiscono 2,10); Manuele Ardao, terza linea dell’Uruguay, eccellente cacciatore di palloni, sta almeno 30 centimetri più in basso: 1,76. Tra i compagni di squadra di Snyman ce ne sono anche di più piccoli: de Klerk, Kolbe.

Il rugby è una Babele di corpi o, come è stato decretato molti anni fa e puntualmente riproposto da vecchi aedi, è una dimensione dove c’è posto per chi suona il pianoforte e per chi lo spinge: Barry John come Vladimir Horowitz, Uimi Atonio come Oliver Hardy che, in compagnia del magro socio, provava a portare uno strumento su per un’impervia scalinata.

Nella foto di David Ramos – World Rugby/World Rugby via Getty Images, Ben Tameifuna (a sinistra) and Paula Ngauamo di Tonga  placcano l’irlandese Andrew Porter nel match disputato a  Nantes

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