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Alla fine l’applicazione dei fondamenti del gioco premia l’Inghilterra che si limita al rispetto delle consegne per venire a capo di una complessa questione (30-24) contro le Fiji. Sesta semifinale della propria storia Mondiale conquistata soffrendo, aggrappandosi con i muscoli alla difesa e agli errori altrui, al piede di Farrell e alla confusione disorganizzata degli oceanici, una mina vagante che porta in campo un rugby naif, fuori dagli schemi e dal rigore tattico.

Con ancora negli occhi lo spettacolo portato sul palcoscenico francese da All Blacks e Irlanda, il pomeriggio di Marsiglia dà la sensazione di assistere alla recita di una compagnia di amatori, con un regista (l’arbitro francese Mathieu Raynal) impacciato, mai in grado di prendere in mano la partita, anzi dando spesso la sensazione di subirla. Gli inglesi sono scaltri e monotoni, giocano sul filo del fuorigioco, sporcano tutto lo sporcabile nei punti di incontro e poi, a margine di tutto ciò, sembra ormai evidente la virata in fatto di cartellini imposta agli arbitri in questo turno del torneo: prima Tom Curry, per uno sgabello su Tusiova, poi Owen Farrell per un volontarissimo passaggio in avanti nei minuti finali, sono stati graziati, solo poche settimane fa sarebbero stati puniti in modo più severo.

L’Inghilterra la porta a casa perché è pragmatica fino allo sfinimento, lo spettacolo non fa parte dei suoi pensieri e nel primo tempo gestisce con l’organizzazione e l’occupazione del campo il vantaggio scavato dalle mete di Tuilagi e Marchant. Quei mattacchioni dei figiani non indovinano una touche che è una, soffrono da matti il gioco al piede inglese, difendono senza una struttura, eppure rimangono in vita fino all’ultimo istante utile della gara: l’entusiasmo per la meta di Mata in inferiorità numerica nel primo tempo è annacquato da due piazzati di Farrell, che porta i suoi a un riposo di tranquillità (21-10).

Ancora Farrell (20 punti e mvp di giornata) a dettare il ritmo nella ripresa, prima che i figiani volanti accendano i fuochi d’artificio: meta di Ravai, meta di Botitu, pareggio (24-24) e terrore che si insinua nella spocchia dei padroni del vapore. L’aria su Marsiglia sembra cambiare, ma l’Inghilterra è così, solida e spietata, incapace di regalare emozioni, capacissima di giocare il suo rugby, ruvido e speculativo. Drop e calcio piazzato di Farrell, prima dell’ultimo assalto figiano, delle mischie mai gestite da Raynal, del gioco sporco sempre al limite del regolamento di Courtney Lawes, delle touche inguardabili dei giganti del Sud Pacifico. Con l’uscita di Irlanda e Fiji anche questa volta non ci saranno prime volte in semifinale. Il vecchio rugby è sempre più roba per pochi. E l’Inghilterra è il suo paradigma.

Nella foto d Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images . Joe Marchant placcato dal figiano Levani Botia

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