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Il diciottesimo cucchiaio di legno dell’Italia è probabilmente di tutti il più amaro.
Perché mai come in questo Sei Nazioni gli Azzurri sono stati capaci di mettere alle corde gli avversari praticamente in ogni partita del torneo. È mancata purtroppo troppe volte l’accuratezza del gesto nelle azioni decisive. Quel dieci per cento in più che fa la differenza tra la sconfitta e la vittoria.
Anche a Murrayfield, la formazione di Crowley ha messo in mostra il solito orgoglio e il solito spirito di reazione, ma ancora una volta, nei momenti chiave, si è arenata sulla capacità di gestire le occasioni. Piccoli, e talvolta grandi, dettagli che fanno la differenza a livello internazionale.
Contro la Scozia: il gesto straordinario di Van der Merwe, nel primo tempo, fantastico nello schiacciare alla bandierina sul tentativo di placcaggio di Paolo Garbisi.
Per contro gli Azzurri, dopo cinque minuti hanno sprecato un’occasione di superiorità al largo con un passaggio al vento di Brex. E un simile errore, nella ripresa, ha commesso Alessandro Fusco: il mediano di mischia, dopo essersi brillantemente liberato nello spazio non è riuscito a servire Gesi, la cui corsa verso la meta sarebbe stata probabilmente indisturbata. E ancora: alla mezzora, le difficoltà della mischia azzurra hanno portato al cartellino giallo di Riccioni. Della superiorità numerica ha immediatamente approfittato Kinghorn per andare a marcare in prima fase la prima delle sue tre mete di giornata.
Dodici a sei al riposo, gli scozzesi hanno segnato subito alla ripresa, con Kinghorn eccellente nel concretizzare una lunga sequenza dei suoi nei 22 dell’Italia.
Sotto di tredici punti, gli Azzurri sono stati bravi a non perdersi d’animo. Paolo Garbisi ha usato un paio di volte il piede in modo decisamente poco ispirato, ma al terzo tentativo, il suo calcetto rasoterra ha messo Allan in condizione di schiacciare alla bandierina. Poco dopo, lo stesso Garbisi ha mandato fra i pali la punizione che ha ridotto a sole cinque lunghezze il distacco fra le due squadre, con un quarto d’ora ancora da giocare.
A quel punto, entrambe le formazioni hanno cominciato a mostrare segni di stanchezza, le azioni si sono fatte concitate.
E nonostante l’Italia sia sembrata aver più gas degli avversari, gli errori l’hanno punita nel finale. Un lancio in touche non ha trovato le mani che cercava, qualche pallone è stato giocato in modo troppo avventato, poi accampati sotto i pali scozzesi, con l’orologio che scandiva gli ultimi minuti, gli Azzurri hanno dato l’impressione che la meta fosse destinata prima o poi a essere marcata. Fase dopo fase la Scozia si è rifugiata almeno tre volte nel fallo, tre volte l’Italia è tornata a provare a sfondare, finché Pettinelli si è fatto sfuggire in avanti l’ultimo pallone. Dalla mischia successiva, Van der Merwe e Kinghorn hanno orchestrato una spettacolare volata di 90 metri, completata con la terza meta del mediano di apertura scozzese. Pubblico tutto in piedi per un risultato che ha regalato alla Scozia il terzo posto nel torneo.
Costretti a effettuare 230 placcaggi, gli Azzurri ne hanno mancati 34 (la Scozia 9 su 179).
Padroni di casa più efficaci nei 22 avversari con una media di tre punti per ciascuna visita sotto i pali dell’Italia (quella degli Azzurri è stata di un punto per ciascuna entrata nella zona rossa).
Alla fin, la statistica che condanna la squadra di Crowley è quella delle mete al passivo, 22: tutte e cinque le avversarie, contro l’Italia, hanno conquistato il bonus. L’anno scorso gli Azzurri avevano subito 27 mete, nel 2021, 34. C’è un miglioramento, ma ancora manca il pezzo finale del mosaico.
È migliorato l’attacco, 9 mete, 5 l’anno scorso, 6 quello prima. Ma nonostante i passi in avanti, gli appalusi e i complimenti degli esperti, l’Italia resta la squadra che nel torneo concede di più e segna meno. Su questo, per crescere, bisogna lavorare duro.

Nella foto, di David Gibson/Fotosportit, Michele Lamaro nel corridoio scozzese a fine partita.

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