
Un’investitura nella patria del rugby: Marco Bortolami è il nuovo head coach dei Sale Sharks, il primo italiano di sempre nella Premiership inglese da capo allenatore. Resterà sotto contratto per quattro anni, annuncio dato solo oggi giorno del suo 45esimo compleanno anche e soprattutto per rispettare il lavoro della squadra guidata dal coach Paul Deacon che, sabato scorso, ha mancato l’accesso alla finale del torneo battuta dal Leicester Tigers 21-16.
Una delle tante prime volte di Marco Bortolami: il più giovane capitano azzurro nel 2002, il primo capitano italiano in un club di Premiership nel 2006 a Gloucester, 112 cap (e 39 da capitano) con l’Italia distesi su tre mondiali e 11 edizioni di Sei Nazioni, oltre ad aver portato la “fascia” in tutte le squadre in cui ha militato: Petrarca, Narbonne, Gloucester, Aironi e Zebre. La scommessa più alta per l’ex allenatore del Benetton (dal 2016 come vice di Crowley poi quattro anni da capo), un viaggio che in un futuro può voler dire un ruolo da ct azzurro, nuovamente un italiano che manca dai tempi di Cucchiarelli (1989) e Mascioletti (1999, sei presenze in due mesi solo per gestire un mondiale disastroso dopo l’improvvisa rottura con Coste).

Un riconoscimento alle capacità dell’ex seconda linea azzurra e pure alla crescita del rugby italiano ammesso nel tempio del rugby, in un club storico nato nell’area di Manchester nel 1861 anche se nei 25 anni professionistici di Premiership ha vinto solo una volta nel 2006.
Una società prestigiosa: in questo momento ha 12 giocatori internazionali impegnati fra i test estivi di Inghilterra e tour dei Lions, tra cui i flanker gemelli Tom e Ben Curry senza dimenticare la presenza di senatori come l’apertura George Ford e Cowan Dickie.
Ma anche per questa e molte altre similitudini con la Benetton (“pound per pound” dicono gli inglesi) già nei mesi scorsi è caduta la scelta su Bortolami. “Esco da due giorni di lunghe riunioni a Sale – ha detto Bortolami – e uno dei temi era proprio questo: gestire la squadra senza gli internazionali nei momenti chiave del campionato. Ho solo detto: se vi spaventano 12 assenze, pensate a Treviso in cui ne gestivo 25 fra italiani e stranieri”.
Il concetto si ripete nelle parole di Alex Sanderson (ex terza linea, 5 cap) director of rugby del club nel comunicato ufficiale del Sale: “Marco è molto intelligente nella gestione psicologica del gioco ma è anche un coach che ha trasformato, nonostante un piccolo budget, Treviso in una vera grande squadra. Immaginate come può fare con un team come il nostro”. Pound per pound (libbra per libbra), alla base del pragmatismo inglese che è terreno comune per Bortolami, rimasto affascinato dai metodi e dalla disciplina inglesi ai tempi dei Cherries and white e che l’hanno trasformato in un allenatore introspettivo magari, pur sempre latino ma con quella insistenza britannica sui principi base del gioco.
Le prime parole da head coach: “Conosco Alex Sanderson da qualche anno (Sale fu ospite al Monigo nel 2021, presente pure Eddie Jones) e siamo rimasti sempre in contatto. Ci troviamo d’accordo e abbiamo molta sintonia sulla metodologia di gioco e allenamento (la gestione dei gruppi ndr), così quando ha saputo che sarei stato lasciato libero dalla Benetton nei mesi scorsi mi ha subito contattato. Ho avuto altre richieste all’estero, non tutte da head coach, la proposta di Sale mi ha soddisfatto. Erano il momento e il progetto giusto. Non potevo chiedere di meglio.”

Obiettivi e staff: “L’obiettivo dichiarato è quello di lavorare per arrivare a vincere Premiership e Champions Cup. Un campionato complesso quello inglese dove un club può vincere e l’anno dopo arrivare settimo e non fare i playoff (Saracens). Non mi porto nessuno da Treviso, né dallo staff e neppure dai giocatori, non sarebbe stato neppure giusto. Lavorerò con lo staff già presente a Sale (fra cui Warren Spragg, un cap azzurro nel 2006), ci sarà solo un innesto a breve. Non credo avrò più pressione, ma la mentalità è certamente diversa. Il motivo per cui abbiamo atteso a dare l’annuncio, lo sapevamo solo io e Sanderson, era per evitare brusii in spogliatoio mentre la squadra provava a vincere il campionato”.
Cosa è piaciuto, cosa porta Bortolami nel campionato inglese? “Il matrimonio è scattato subito. Ho forti affinità con loro per come si vive fuori dal campo. Come latino porto doti di adattabilità ai problemi che loro non hanno. E’ un piccolo valore aggiunto. Spero valga un 5 o 6 % in più. A me piace l’atteggiamento British. Loro scelgono le persone”.
La nazionale italiana nel futuro? “Devo fare bene qui. L’ambizione c’è sempre. C’è un aspetto affettivo, passionale, nell’allenare gli azzurri. Dovrò capire quando sarà il momento”.
Il passato, la Benetton: “Voglio esprimere tutta la mia riconoscenza ad Antonio Pavanello (dg di Treviso) per avermi chiamato dandomi l’opportunità di diventare capo allenatore senza averne l’esperienza. E come lui pure Amerino Zatta. Ora provo a mettere le mie competenze in un contesto competitivo diverso. Il rugby è nato in Inghilterra, c’è una profondità di storia e di cultura sportiva. Quando ho annunciato il contratto con Sale i complimenti di Pavanello mi hanno riempito il cuore. Ci siamo dati appuntamento nel prossimo futuro, ci rincontreremo. Se siamo arrivati a questa opportunità il rispetto nei confronti del rugby italiano c’è già. Non ruberò giocatori a Treviso. Gli aspetti valoriali sono importanti”.
I tuoi studi sui gruppi sociali, la divisione di una rosa come quella del Benetton di 60 giocatori in piccoli gruppi con leader di esperienza, di performance ecc , tutta materia applicata da tempo nelle nazioni ovali più evolute hanno avuto un ruolo nella chiamata degli Sharks?
“Sono le tematiche che mi hanno tenuto in contatto con Sanderson. Abbiamo appena concluso una due giorni di programma. A luglio si inizia, a fine agosto avrò a disposizione chi è andato in tour estivo. Non vedo l’ora di mettere i piedi in campo. Ci sono molte similitudini fra le strutture di Sale e quelle in Ghirada, anzi forse a Treviso in certe cose sono più avanti. Ma questo per dire che mi sento già a casa”.

Casa: “La famiglia è a due ore di volo. Quando giocavo e vivevo a Gloucester sono rimasto segnato positivamente da come si vive lo sport. Poi a trent’anni sono tornato in Italia per la nascita di mia figlia. A lei ho insegnato di avere coraggio nel fare scelte scomode per seguire le proprie ambizioni. Forza e coraggio. Dopo nove anni in panchina a Treviso era arrivato il momento giusto per fare il salto. Sono introspettivo, mi sono fatto mille domande. Poi i dubbi si sono dissipati. Anche grazie alle chiacchierate con molti amici allenatori, come Jack White e Stuart Lancaster”.
In definitiva Marco possiamo dire che questa tua fascinazione per l’Inghilterra con il suo pragmatismo in parte c’è perché alla fin fine sei rimasto uno del Petrarca dove hai iniziato a giocare da bambino (in giovanile con la maglia di estremo)? Dove ricordiamo tuo padre Pasquale ha giocato vincendo uno scudetto che a te manca, il luogo dell’ortodossia rugbistica in Italia.
“Sì si può dire. La mia forma mentis deriva da quell’ambiente a Padova che io amo tanto e spero un giorno mi accolga di nuovo”.
Marco Bortolami è da oggi il nuovo capo allenatore dei Sale Sharks, squadra della Premiership (Foto SaleSharks)