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Dopo aver rischiato di cedere per diverse lunghezze, il cavallo bianco di Steve Borthwick si arrende ancora per un’incollatura. Almeno, così dice il punteggio. Nel rugby giocato sui 50’ l’Inghilterra batte tutti, sugli 80’ le cose vanno peggio. E Simon Easterby può festeggiare la sua prima vittoria da coach ad interim, 27-22. Andy Farrell, condottiero dei Lions, sorride dietro le quinte dell’Aviva. Borthwick dimostra di saper scegliere quelli che sanno dare brillantezza. E così, dopo 7’ e all’esordio, Cadan Murley, metaman degli Harlequins va oltre la linea in fondo a qualcosa che non è una carica, una prova di forza: Lawrence riesce in navigare in mezzo a tre irlandesi senza farsi spianare, offre a Slade che piazza un calcetto a pel d’erba. Murley raccoglie e segna. L’Aviva sibila il disappunto. E torna a respirare quando Kelleher pareggia il conto andando in mezzo ai pali. Solo che Itoje, capitano e con diritto di parola, fa osservare a O’Keeffe che Beirne lo ha trattenuto nella ruck impedendogli di intervenire sul tallonatore in verde. Niente meta. Questa volta l’Aviva mastica rabbia.
Lowe colto mentre con una finta disorienta la difesa (Foto INPHO/Dan Sheridan)
Gli inglesi hanno una missione: rallentare quel che può scaturire dalla velocità dei verdi nel breakdown e ci riescono bene con Earl e con i gemelli Curry, per la prima volta in campo di coppia. Per un po’ va bene. Sino a quando Hansen, maestro nel portare il panico con finte e controfinte libera Beirne sull’ala destra. Beirne è un gigante che sa correre, Marcus Smith riesce a frenarlo ma partendo dal fuorigioco. Giallo e dieci minuti fuori.
Le strategie sono parte integrante della potenza irlandese ma a volte possono andar bene anche gli eroici furori. Ne estrae uno all’improvviso Lowe che inventa un raid, assorbe un molle placcaggio di Mitchell e porge a Gibson-Park che ha capito sia bene stare nei pressi. Prendergast, palo esterno, butta una conversione facile. Sexton non avrebbe sbagliato.
La meta di Aki alla bandierina (Foto INPHO/Billy Stickland)
Un piazzato di Smith ridà un po’ di margine prima di inoltrarsi nei secondi 40’. Si accende qualche miccia: Lowe e Freeman lottano stile lotta libera. Il caracollante Prendergast, più bravo con la testa e con le mani, pesca “Testa di Pietra” Aki che va dentro, sino in fondo. Piazzato ancora a fischiare lontano dai pali. L’erede di Sexton abbandona lo zero centrando un piazzato accordato per una spinta in touche (leggerissima e opinabile) di Itoje: 13-10, prima volta in vantaggio per non mollarlo più.
Gibson-Park, Player of the Match, fa saltare il chiavistello inglese andando a scegliere Lowe che brucia la linea bianca schierata e offre e Beirne, ed è ancora l’ex-neozelandese a sprintare e a inventare un assist per Sheehan che schiaccia con rabbia per il bonus. La tariffa è pesante. Tom Curry (con Lawrence il migliore della Rosa) e Freeman rendono il piatto più digeribile. Ma i piani erano diversi.
Nella foto di apertura la meta di Gibbson-Park (Foto INPHO/Billy Stickland)
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