Ci siamo, oggi partono gli avanti della nazionale alla volta di Auckland, con loro metà dello staff, domani tocca ai tre-quarti e all’altra parte di tecnici e accompagnatori. Due gruppi perché non c’erano aerei con business abbastanza capienti per portare tutta la spedizione azzurra in una sola volta dall’altra parte del mondo. “Alla fine del tour avremo preso dieci voli”, dice il ct azzurro Gonzalo Quesada sul campo del Fattori, lo stadio del rugby dell’Aquila. Ultimo, unico, allenamento degli azzurri in Italia prima della partenza, dieci del mattino, sole velato ma temperatura percepita già ben oltre i 35, sugli spalti un migliaio di bambini che urlano e incitano l’Italia. Molti di loro parteciperanno ai campi estivi organizzati dalla Federugby proprio in Abruzzo. È uno dei risvolti dell’accordo triennale fra la Fir e la Regione, l’altro sono raduni estivi degli azzurri all’ombra del Gran Sasso da qui al 2026, come dicono soddisfatti il presidente Marzio Innocenti e l’assessore al bilancio, patrimonio e sport, Mario Quaglieri.
“Allenamento sotto il sole perché non c’erano alternative”, confermano dallo staff. “Il prossimo sarà mercoledì 26 a Aukland, dopo due giorni di viaggio e un paio di riposo per smaltire il jet lag. Oggi è il 21, qui ci sono giocatori che non si sono mai fermati dal 5 giugno dello scorso anno, che hanno giocato un Sei Nazioni intensissimo, un campionato Urc straordinario con Benetton, che sono stati impegnati fino alle finali con i loro club, penso a Paolo Garbisi (a cui ho dato una settimana di riposo a casa, ci raggiunge oggi) e Ange Capuozzo che non ci sarà forse nel primo test (Samoa 5 luglio) e che arriverà direttamente in Nuova Zelanda”, dice Quesada.
L’ideale sarebbe stato fare come in Francia dove ci sono accordi precisi fra federazione e club e dove l’attività internazionale viene programmata per raggiungere il top nei test di novembre e nel Sei Nazioni. “Hanno un’altra profondità, per ora non possiamo permettercelo, ma ci arriveremo. Con Marco Bortolami ho una condivisione pressoché totale di obiettivi e strategie, stiamo lavorando molto bene”.
Allora guardiamoli questi azzurri nuovi e vecchi che corrono, si placcano, calciano sul campo infuocato del Fattori, cerchiamo di capire chi potrebbe trovare la maglia da titolare già nel primo test. Uno su tutti è Matt Gallagher, 28 anni, esordiente, fisico possente, mancino, ottimo calcio di liberazione, estremo ed ala del Bath, dal prossimo settembre al Benetton. In campo sa comandare la difesa, sposta i giocatori, chiama le coperture. Sempre in inglese, per ora. “Con Ange impegnato nelle finali e Lorenzo Pani infortunato dobbiamo studiare l’alternativa in quel ruolo”, dice il ct. E aggiunge: “Dovranno fare tutti un corso accelerato di schemi e organizzazione del gioco. Ho preparato video e diapositive che si studieranno prima di tornare in campo. Vale sia per lui che per Zarantonello”. Loris Zarantonello è il tallonatore di Castres, 24 anni ancora da compiere, 976 minuti giocati quest’anno fra Top14 e Challenge Cup. “Parla solo francese per ora e io in campo parlo solo italiano, ma a volte, lo ammetto, mi avvicino a lui e gli faccio una breve traduzione”, ancora Quesada ridendo.
Anche se ancora non ha dato una scorsa alle dispense tecniche del ct Zarantonello sa bene dove mettersi, soprattutto nel gioco aperto, dove la velocità di movimento e un buon uso degli appoggi lo vedono conquistare spesso terreno. Lezioni private del ct a fine allenamento per David Odiase che si trova un po’ spaesato in campo, soprattutto nelle linee di corsa, mentre Mey pare già più integrato. “I nuovi arrivati li ho studiati tutti molto bene, mi sono informato sui loro comportamenti fuori e dentro il campo perché quando parti per il tour non puoi permetterti di portare persone che possono compromettere l’ambiente”.
Primo allenamento in campo anche per Richard Hodges, nuovo allenatore della difesa. Ha diviso i giocatori in tre gruppi, verdi, rossi e pettorina gialla e prova dei contrapposti. Grande intensità, placcaggi veri. “Allenamento all’impatto fisico, spalla e non braccio. Il sistema difensivo non cambierà molto, nel Sei Nazioni Marius Goosen aveva fatto un ottimo lavoro, è cambiata la mentalità continueremo su quella strada”, dice in una pausa. “Con lui mi trovo benissimo, abbiamo le stesse idee”, aggiunge Quesada. Entrambi hanno visto Tolone-La Rochelle, entrambi sono restati impressionati dalla difesa aggressiva e fisica de La Rochelle. “Sono stati pazzeschi, impossibile giocare, strapotere fisico. Purtroppo noi quella difesa non la potremmo fare, non abbiamo avanti così grossi”, dice Hodges.
Transenne in campo e finalmente i bambini e gli adulti sugli spalti possono scendere sul terreno di gioco per selfie e autografi. Una sessione che dura quasi un’ora. “Quando mi hanno detto questa cosa sono stato entusiasta – dice Gonzalo Quesada – perché fare proselitismo è uno degli scopi del nostro impegno ed è bellissimo vedere tanti ragazzi in campo a salutarci”.
Nella foto di apertura: Stadio Fattori dell’Aquila, un minuscolo tifoso guarda due avanti azzurri che si riscaldano (Photo Angelica Agosta/AllRugby)