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Tre volte in meta, due volte man of the match, è un momento d’oro per Marco Zanon che ha ammesso di trovarsi “in un bel flow, tecnico e mentale”. Sarà la “concorrenza interna”, la “rosa profonda” ma mai Treviso era partita così bene in URC e ha già raddoppiato le vittorie in trasferta dell’anno passato (una sola, contro Ospreys). E tanto merito va a questo ragazzone che con le sue percussioni da numero 12 ha dato tanta profondità e avanzamento al gioco di Bortolami.

Nato a Bassano del Grappa il 3 ottobre del 1997, in Nazionale ha esordito contro la Francia, all’Olimpico, a marzo del 2019 (al momento 14 cap, l’ultimo contro la Georgia a Batumi, a luglio 2022). Con la maglia Benetton ha debuttato in PRO14 a settembre 2017 contro l’Ulster e a oggi ha collezionato 69 presenze tra URC (52) e coppe europee. In Top10 ha disputato una trentina di partite con il Mogliano tra il 2015 e il 2018.

Nel 2022, tra marzo e aprile, ha giocato tre partite in Top14 con la maglia del Pau, come joker medical.

Vi riproponiamo qui, dagli archivi di Allrugby, alcuni passi che aiutano a ricostruire la sua storia di atleta e giocatore

Marco Zanon, man of the match, in Edinburgh-Benetton (foto INPHO/Craig Watson – Benetton Rugby)

Dal numero 136 (Federico Meda, maggio 2019)

Marco Zanon non ha idoli (ovali) da venerare, né allenatori da ringraziare (“quando ne hai 3-4 a settimana dall’età di 16 anni è difficile fare un nome solo”) e che ha sposato il rugby perché “sport completo, oltre gli 80 minuti, sia a livello di preparazione che di ambiente”. Una vita totalizzante che si è scelto grazie all’impegno e ai sacrifici, ai continui cambiamenti: ha iniziato in Under 11 a Bassano, poi è passato alle giovanili Benetton, poi diritto all’Accademia, quindi Mogliano, di nuovo biancoverde ma in qualità di permit player, infine il contratto a partire dalla scorsa estate. Un po’ sballottato ma felice, anche perché ora si ritrova con gente con cui è cresciuto e ha dato l’anima nelle nazionali giovanili: “Rizzi, Sperandio, Riccioni, Makelara, Pettinelli, con loro c’è un’alchimia per forza di cose speciale e nel gioco di squadra si vede. Noi abbiamo un gioco molto strutturato ma quando sei alla 30a fase è difficile che tutti i compagni di squadra siano sulla “stessa pagina di rugby”….Treviso è squadra giovane ma con giocatori di riferimento e grande esperienza in tutti i ruoli in cui ognuno deve dare e avere: “Alberto Sgarbi ne ha da insegnarmi”, spiega Marco, “io però da esordiente devo portare l’energia della mia giovinezza, dobbiamo mettere tutti qualcosa nel piatto. Quello che mi ha aiutato di più è stata la fiducia immediata da parte dei compagni, mi ha gratificato molto e mi ha messo una voglia di mettere il 100% in ogni cosa per ricambiare il gruppo”.

“Sono aggressivo sull’uno contro uno e da lì parte tutto il mio gioco. Mi piace il combattimento. Anche in difesa, dove cerco di essere dominante sull’avversario in ogni impatto”. Zanon di tempo libero ne ha poco, l’80% per cento della sua vita è dedicata al rugby e “il 20% rimanente a recuperare in funzione del rugby”. Ci ride su perché ha un buon carattere, lui che “non ho un hobby preciso”, che è appassionato di macchine, di fumetti e film della Marvel, lui che si è diplomato a ragioneria e che ora si è fermato “ma una laurea mi piacerebbe prenderla”, lui che di soprannome fa “Skiantos” perché fa a sportellate volentieri ma anche “Groot”, supereroe a stelle e strisce. “Il compare di “Groot” – che è poi una crasi al contrario tra root, radice e grow, crescita – è “Rocket”, nickname di Antonio Rizzi. Sono una coppia di super che salvano il mondo”.

Sull’esordio in Azzurro contro la Francia

“In Nazionale è un altro tipo di ambiente: non si gioca per un club ma per il proprio Paese. L’ho sentita molto questa differenza. Però, sarà il livello raggiunto da Treviso e i tanti compagni che ho ritrovato in ritiro, mi sono sentito “pronto” e preparato, senza riscontrare grande differenza tra Pro14 e Championship. Inizialmente la stampa italiana è sembrata più interessata alla sua fidanzata, la triplista Ottavia Cestonaro – il cui personale è di tutto riguardo: 14.05 metri – anche perché tra Inghilterra e Galles Zanon ha ricoperto il ruolo di 24°. “Conor mi ha fatto saggiare l’ambiente in maniera graduale poi, a sorpresa, eccomi titolare con la Francia. Non potevo crederci, è stata un’emozione unica, indescrivibile. Sarà scontato ma no è quantificabile la gioia. Difficoltà a dormire? Prima e dopo. Ho vissuto l’intero periodo in maniera impressionante, ricordo tutto, da quando mi sono svegliato la mattina a quando mi sono sdraiato sul letto la sera”. La buona prestazione di Zanon è stata macchiata da due errori (il primo di timing, il secondo di difesa dell’ovale) che ci sono costati la sciagurata sconfitta contro la Francia. Peccato, perché questo centro/ala di 185 centimetri per quasi 100 kg è sembrato pronto per l’alto livello a un’età finalmente simile a quella dei suoi omologhi gallesi o scozzesi. “È stata una grande lezione: nulla è lasciato al caso a questo livello, ogni dettaglio conta. Se avessi finalizzato quelle due azioni saremmo qui a parlare di questa partita in maniera diversa”.

Da Allrugby 156 (Christian Marchetti, marzo 2021)

“Prima di metterci insieme (con Ottavia Cestonaro, triplista azzurra.ndr) ci vedemmo un paio di volte in occasioni pubbliche, di rappresentanza. Poi cominciammo a scriverci su Instagram, scoccò la scintilla e, da sei anni a questa parte, siamo una coppia. Lei è una brava ragazza. In pedana è la migliore (sesta italiana di sempre outdoor con 14,18, nona indoor con 13,84; ndr), fuori ha ottenuto una laurea in Scienze Forestali e una in Scienze Motorie. Siamo due atleti di alto livello che si sostengono a vicenda, puntando sempre più in alto. Da par suo, la positività che trasmette è incredibile. L’obiettivo è di convivere al più presto qui a Treviso, ma gli allenamenti non sempre ci aiutano, sebbene la sua sia una disciplina individuale”.

Si è fatto una risata, Marco, quando gli abbiamo chiesto cosa invidiasse al mondo dell’atletica. Empatia pura ricordando “che se nell’atletica sbagli un salto vai sotto a un treno. E sei solo. E da solo devi allora subito metterti a pensare, a preparare il salto successivo. Ne hai tre a disposizione, se ti qualifichi ne hai altri tre. Lavori anni e anni per quei tre salti. Più che invidiare Ottavia la ammiro, per la sua straordinaria professionalità”. E viceversa? Risata ancora più fragorosa. “Non saprei proprio cosa potrebbe invidiarmi. Le botte che prendo? E comunque, resti fra noi, non è che sappia molto del rugby. Soltanto che porto la maglia numero 12 o numero 13”.

Però sugli allenamenti vanno forte. Lì sì che ci sono dritte da rubare, dettagli da carpire e – perché no? – curiosità da togliersi. “Le chiedo un sacco di informazioni e talvolta mi passa consigli utilissimi sulla riattivazione dei piedi. E poi i balzi. Mamma mia, i suoi sono davvero allucinanti! Su balzi e rapidità ho tanto da imparare. Sull’esplosività muscolare, insomma”.

Ottavia Cestonaro ai Campionati Europei U23 di Bydgoszcz (Polonia),nel 2017 (foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo Colombo – Fidal)

Da Allrugby 170 (Federico Meda, giugno 2022)

“Esordio contro l’Usap? Me lo porterò dentro tutta la vita. Un feeling quel giorno unico. Venivo dalla vittoria in Galles con la Nazionale, poi queste due partite fondamentali contro Perpignan e Biarritz, oltre all’alto livello c’era la tensione per uscire dalla zona calda. Emozioni forti. Però, rispetto agli esordi con Benetton e Nazionale, stavolta penso di avere affrontato queste prime volte in maniera differente, con più esperienza, anche una certa arroganza. Tipo “adesso vi faccio vedere io”. Perché tre anni da internazionale poi li senti”. […] “Il gioco qui (in Francia, ndr) è molto centrato sull’attacco e sul possesso, ed è tutto velocissimo. Si punta tanto all’uno contro uno, al dominio sul centro avversario, è quello che piace a me. Anche perché, nonostante mi capiti di giocare sia 12 che 13, preferisco essere impiegato secondo centro ma faccio meglio da primo. Qui il rugby, sembra una banalità, ma è molto più riconosciuto, valorizzato, a livello di colore, di seguito: entrare allo stadio, in tutti gli stadi, è un bel colpo d’occhio. Mi piace molto, anche il tipo di rugby, situazionale. […]“Mi manca Treviso, perché mi sono sempre trovato bene. Un posto che richiama pensieri positivi ma adesso sono davvero concentrato su un percorso all’estero e non mi sto guardando indietro. Sono molto soddisfatto della scelta”.

Tra URC e Top14.  “L’URC è un campionato più complesso. Ti confronti con le migliori squadre di ciascun paese e con diversi stili di rugby. Devi adattarti e studiare molto. Qui è un campionato nazionale, lo stile è unico per tutti. A Treviso si giocava più a livello di strategia, tenendo conto dell’avversario, qui mi sembra che si sia più concentrati su sé stessi. Rispettare il game plan è la vera consegna. Nell’URC era tutto un pensare alla trasferta, al periodo, al clima. Detto questo, trovo il Top 14 fisicamente più duro, e infatti la preparazione è diversa rispetto all’Italia. Giocatori mediamente più grossi, trequarti velocissimi e competenze maggiori”.

Sulla richiesta di matrimonio a Ottavia fatta all’Olimpico

“Volevo fosse lì perché è la nostra casa, come Italrugby, e anche per una campionessa di atletica non è un posto banale. In realtà ho aspettato tanto prima di farlo, quel giorno, non volevo diventasse di dominio pubblico. Poi la cosa ci ha travolto, va bene così”.

Nella foto del titolo Marco Zanon in maglia Benetton (Daniele Resini-Fotosportit)

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