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In una nota “privata” World Rugby avrebbe ammesso con i dirigenti neozelandesi che la meta annullata in finale a Aaron Smith avrebbe dovuto essere convalidata.

Questo perché la segnalazione di un’infrazione (una palla caduta in avanti ai Tuttineri al principio dell’azione) risaliva a più di quattro fasi prima della marcatura: il TMO non avrebbe diritto a riavvolgere il nastro per più di due fasi.

Questo, detto per inciso, per confermare quanto l’uso smodato della tecnologia danneggi un gioco pensato (salvo casi eccezionali) per essere amministrato in campo e non dall’occhio delle telecamere. La nota del massimo ente mondiale, insomma, aggiunge sale sulla ferita della Nuova Zelanda

Dove la notizia ha rinforzato la convinzione che gli All Blacks nel match contro il Sudafrica siano stati derubati. Al netto di tutte le altre decisioni controverse (il rosso a Sam Cane, il giallo a Kolisi), va rilevato tuttavia che sommare, nel risultato finale, alla meta di Beauden Barrett, quella di Smith è da ritenersi improprio.

Perché, di fatto, Barrett ha marcato, meno di quattro minuti dopo, nella continuazione della stessa azione interrotta da Wayne Barnes per annullare la meta di Smith. Il gioco infatti, per il fallo in touche di Etzebeth su Retallick è ripreso con una punizione per la Nuova Zelanda a cinque metri dalla linea di meta sudafricana e, subito, dopo, un altro penalty è stato assegnato ai neozelandesi nella medesima posizione. In sostanza, dopo l’annullamento della meta, gli All Blacks non sono mai usciti dai 22 avversari e hanno avuto la possibilità di riprovarci, ripartendo dallo stesso punto da cui era partita la prima azione.

Quello sui cui la Nuova Zelanda può invece giustamente recriminare è che se fosse stata concessa la meta di Aron Smith, schiacciata in posizione angolata non molto dissimile dalla successiva, la formazione di Ian Foster avrebbe avuto a disposizione circa tre minuti in più per cercare di superare gli avversari, non poco in una partita decisa sul filo di lana. L’errore di Jordie Barrett al 74’ dalla piazzola sarebbe stato comunque decisivo. Insomma il resto è storia.

 

Nella foto di Michael Steele  (World Rugby/World Rugby via Getty Images), Aaron Smith

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