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Cominciamo dalla fine perché il resto non conta. Il Sudafrica è in finale, si giocherà la Coppa del mondo contro gli All Blacks, sabato. La stessa finale di Invictus, 28 anni dopo. Ha vinto 16-15 contro l’Inghilterra. Ma fate finta di non saperlo.

Cominciamo il racconto dagli ultimi 10 minuti quando il Sudafrica si risveglia dal torpore di tutta la partita e l’Inghilterra accusa la fatica di una tattica perfetta fatta di lotte serrate in tutti i punti di incontro, di estenuante, ma efficace, gioco al piede, di perfezione assoluta nel portare la rete intorno agli Spingbocks. “Sì ci abbiamo messo 70 minuti a venire a capo della partita, ma ci abbiamo creduto fino alla fine ed è questa la nostra forza”, dice ora, più tranquillo Jacques Nienaber. Ma in quel momento guardava il campo senza capire, lo sguardo un po’ perso.

Il pubblico di fede inglese, più presente di quello sudafricano, aveva intonato “Swing low, sweet chariot”, punteggio sul 15-6 per gli inglesi, oltre break, partita in cassaforte. Partiamo di lì. 70’ minuto calcio a favore dei sudafricani, metà campo troppo lontani per cercare i pali. Pollard entrato per uno spento Libbok (mossa azzeccata dello staff a metà del primo tempo), manda i suoi a sette metri dalla linea di meta. E questa volta il drive funziona, avanza un po’, poi palla fuori, due fasi e Snyman arriva oltre la linea, sì Snyman entrato per il monumento Etzebeth (altra mossa coraggiosa), Pollard trasforma. 15-13. Dieci minuti alla fine. C’è tempo per l’Inghilterra di segnare di nuovo, magari con un drop sontuoso come quello di Farrell che al 53’ aveva messo, sembrava, la partita fra le vittorie memorabili.

Ma il Sudafrica non è più quello dei primi 70 minuti, quando era stato incerto, incapace di prendere il vantaggio, di sfruttare i pochi palloni a disposizione. Solo una volta ne è arrivato uno buono a Kolbe, si era già nel secondo tempo comunque, e il suo delizioso grubber è stato trasformato in sterco di cavallo da una ginocchiata di Willie Le Roux. Sembrava la giornata dei rimpianti. Invece ci sono quegli ultimi dieci minuti in cui i calci a seguire degli inglesi non creano più lo sconquasso di prima, in cui qualcosa dietro i sudafricani lo aggiustano. Kolisi se n’è andato sulla panchina ed entrato quel cagnaccio storto di Kwagga Smith, le cose cambiano, la mischia diventa dominante. E se la mischia è dominante sfruttiamola, si dicono i Bocks.

Meno 5 alla fine. Le Roux chiama un mark dieci centimetri dentro i suoi 22. Poi parla ai suoi avanti e invece di calciare via, magari in touche per dare all’Inghilterra una base d’attacco, chiede mischia. Palla vinta e liberazione dopo un paio di punti di incontro. Ora sì si va in touche. Ma gli inglesi non la vincono bene, punti di incontro a ripetizione e un avanti. Mischia. Questa volta siamo nella metà campo dell’Inghilterra. Il tempo passa, O’Keeffe l’arbitro più fischiato della storia (gli imputano di aver aiutato i sudafricani nel match contro la Francia) fa ripetere l’ingaggio una, due, tre volte. Faf de Klerk introduce, spinta possente, calcio. Mancano 180 secondi alla fine quando la palla passa sopra la traversa calando, 15-16.

Agli inglesi restano tre minuti per riagguantare una partita che pareva vinta. E come voglia fare l’Inghilterra è chiaro. Fuori May e dentro Ford, è lui che a suon di drop ha battuto l’Argentina nel primo match di questa Coppa del mondo, chissà che non ce la faccia anche questa volta. Bisogna costruire la base per il tentativo, punti di incontro a ripetizione per arrivare nella giusta zona del campo. Ma non è più come prima, ora i sudafricani sono rudi in difesa e gli inglesi imprecisi nei passaggi. Il tempo è rosso, la palla cade, il sogno della finale svanisce, i sudafricani si abbracciano. Per gli inglesi resta la finale terzo posto con l’Argentina, la replica del primo match di poule in questa Coppa del mondo.

“Non posso dire che cosa è successo capirò rivedendo la partita – dice l’allenatore inglese , Steve Borthwick – abbiamo giocato un grande test match ma siamo distrutti per questa sconfitta”. Al suo fianco Owen Farrell. Si è presentato in conferenza stampa con una t-shirt pulita e i pantaloncini dell’incontro sporchi di fango ed erba. E’ a piedi nudi. Unica domanda diretta: cosa è successo con Willie Le Roux a fine partita (provocazione e qualche spinta): “Solo un fraintendimento”. La finale sarà Sudafrica-Nuova Zelanda, come nel 1995, la finale di Invictus, di Nelson Mandela. Sya Kolisi, capitano dei Boks lo sa bene. “Sentiamo il nostro paese dietro di noi, se vinceremo lo faremo per loro. Se vinceremo vincerà tutta l’Africa”.

Nelle foto la gioia dei sudafricani a fine partita, il drop di Farrell che sembrava aver chiuso l’incontro, il piazzato di Pollard che lo ha deciso e la trstezza del capitano inglese (Foto di Julian Finney e David Ramos – World Rugby/World Rugby via Getty Images) 

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