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A una settimana dall’esordio del campionato di serie A Élite, i 9 club del torneo hanno preso posizione contro la Fir.

“Le società di Serie A Elite Rugby Colorno, Rugby Vicenza, Valorugby Emilia, Rugby Rovigo Delta, Petrarca Rugby, Sitav Lyons Piacenza, Rugby Viadana, Fiamme Oro Rugby (assente giustificato Mogliano Veneto Rugby), riunite in conviviale hanno condiviso con pessimismo i possibili scenari futuri relativi al massimo campionato italiano. In particolare, ne è emersa la unanime contrarietà alla riduzione del campionato stesso a 8 squadre dalla stagione 2024-25. Le società presenti, auspicano che la Federazione Italiana Rugby voglia prendere atto di questa considerazione”.

Il comunicato è arrivato nel giorno di Italia-Nuova Zelanda, alla fine di una serie di giornate burrascose successive alla squalifica di 62 (sessantadue!) giocatori di Petrarca e Rovigo dopo la rissa alla fine del match amichevole di sette giorni fa al Battaglini. Che club e federazione da tempo siano ai ferri corti è cosa nota. La promessa di un cambio di marcia, con una maggiore attenzione verso la base, è rimasta nell’opinione di molti lettera morta.

E il fatto che le franchigie continuino a drenare le risorse migliori, tecniche ed economiche, ai club dopo più di dieci anni continua a non andare giù, come espresso anche dal presidente della società campione d’Italia, Francesco Zambelli, nell’intervista pubblicata da Allrugby nel mese di luglio.

Un chiarimento strategico resta fondamentale: in Galles l’incapacità di trovare una sintesi fra Nazionale, regioni e club ha portato a uno stallo che non più tardi di sette mesi fa ha rischiato di far deragliare l’intero movimento ovale del Principato. In Irlanda, la quattro province lavorano invece da tempo in piena sintonia con la IRFU rispettandone obiettivi e dettami. E gli irlandesi, da un anno e mezzo, sono i numeri uno del mondo.

Il sistema ibrido realizzato in Italia non è riuscito minimamente a risolvere il dualismo tra rugby di base a alto livello. Ma tornare indietro, al sistema in vigore prima del 2011, è impossibile.

E il fatto che tra un paio di stagioni più di sessanta squadre potranno fregiarsi del titolo di “Serie A”, tra Élite, A1 e A2, suona come una beffa ulteriore rispetto a un movimento che non decolla sul piano organizzativo, commerciale e imprenditoriale.

Una Lega delle società, tanto per cominciare, potrebbe rappresentare un passo in avanti, in termini di coesione e capacità di influenzare le scelte federali. Il resto lo deve fare la capacità di gestione politica da parte di uno sport che sembra ignorare i termini minimi del confronto e della strategia d’assieme.

Ognuno deve fare la propria parte, ma di solito l’esempio lo devono dare le istituzioni. I club dal canto loro facciano proposte concrete, nei momenti e nelle sedi opportune. Viceversa non ci saranno vincitori. Affonderemo tutti insieme.

Nella foto Bautista Stavile del Rovigo premiato come Player of the match alla finale scudetto dal presdidente della Fir, Marzio Innocenti

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