Quesada in pole position per il dopo Crowley, che pare andrà a Suzuka, in Giappone. Non è ancora l’ora di un coach italiano alla guida della Nazionale.
Dunque, con buona pace di tutti gli aspiranti nostrani (Bortolami, Brunello…), il candidato individuato dalla Fir per sostituire Kieran Crowley potrebbe essere Gonzalo Quesada, 48 anni, che ha chiuso nelle scorse settimane il suo rapporto con lo Stade Français.
Tra la proposta della Fir e il tecnico argentino a un certo punto pareva essersi frapposta la Francia: Quesada sembrava tra i candidati a prendere, dopo il Mondiale, il posto di Laurent Labit destinato a sostituire proprio Quesada alla Stade Français.
Un risiko in cui dovrebbe inserirsi l’Italia, con un solo limite, sulla carta: quello economico. In Francia gli allenatori del Top14 viaggiano su cifre vicine ai 50 mila euro al mese: fanno circa 600 mila a stagione. Tanti, soprattutto se si tiene conto che il nuovo coach si porterebbe dietro anche il suo staff, almeno un altro paio di persone di fiducia. Il costo totale non si allontana dal milione di euro all’anno, più o meno il doppio dei costi attuali.
La ricerca di un nuovo coach per la Nazionale è strettamente legata alla posizione di Crowley, il cui contratto scade a giugno 2024, ma che dopo il Mondiale potrebbe accasarsi in Giappone. Su di lui hanno messo gli occhi i Mie Honda Heat di Suzuka. La notizia trova conferme nel Paese del Sol Levante, ma non è ancora ufficiale. La formazione giapponese è stata promossa dalla prima alla seconda divisione e cerca un allenatore straniero (il campionato comincerà a dicembre), quello attuale è Taihei Ueda, ma l’High Performance Manager è Tony Hanks, classe 1971. Hanks e Crowley sono stati avversari in NPC nella prima decade degli anni Duemila, Hanks come secondo di Gatland a Waikato, Crowley head coach di Taranaki.
Nel frattempo dobbiamo chiederci il perché del divorzio anticipato tra Crowley e Fir, visto che dall’ultimo Sei Nazioni l’Italia era uscita con un gioco molto apprezzato da tutti gli osservatori stranieri, sebbene sempre sconfitta in tutte e cinque le partite.
I segnali di divergenze tra il ct e la Federazione avevano cominciato a concretizzarsi all’inizio di quest’anno quando alla presentazione dell’ultimo Sei Nazioni, Crowley aveva detto alla televisione irlandese che il sistema di formazione in Italia era stato praticamente distrutto. Cosa ribadita anche a Allrugby nell’intervista uscita sul numero 177 dello scorso mese di febbraio e confermata di recente ad altre fonti di informazione. Poi sono arrivate le critiche di Crowley alla direzione di gara, dopo Italia-Galles, alle quali il presidente federale replicò invitando a non parlare di arbitri e di concentrarsi piuttosto sulla Scozia. Infine le cinque-sconfitte-cinque subite dagli Azzurri nel Sei Nazioni, e la convinzione da parte di Innocenti che qualcosa di diverso potesse essere fatto anche nella gestione del gioco.
Fatto sta che le due massime figure di riferimento del rugby italiano, quella tecnica e quella politica, da un paio di mesi marciano su strade molto distanti. Il caso Parisse ne è l’ultima prova: a Innocenti non sarebbe dispiaciuto vedere l’ex capitano in squadra, Crowley è stato irremovibile nella sua decisione.
Il risultato è che Crowley non verrà confermato nel suo incarico, cosa che il ct neozelandese non si aspettava per più di un motivo. Primo per i buoni risultati ottenuti nelle Autumn Nations Series con le vittorie su Samoa e Australia, e poi perché la squadra, per età e per strategia tecnica, è stata costruita con un occhio soprattutto alla Coppa del Mondo 2027, quando i Cannone, i Lucchesi, i Lamaro, Garbisi, Menoncello etc saranno nella piena maturità agonistica e sportiva.
Insomma Crowley intendeva lavorare con una prospettiva di medio/lungo periodo, insistendo su un gioco che nel Sei Nazioni ha creato problemi a tutti gli avversari. Il presidente ha un altro calendario, soprattutto tenendo conto che i risultati complessivi quest’anno, U20 a parte, tra Nazionale maggiore, femminile e Zebre, sul piano strettamente statistico non sono stati così buoni.
Dunque Crowley avrebbe deciso di tagliare la testa al toro, rinunciando agli ultimi sette mesi del suo contratto per trasferirsi in Giappone dopo la Coppa del Mondo.
Quesada da giocatore ha vestito 38 volte la maglia dei Pumas e messo a segno 486 punti. Ai Mondiali del 1999 fu il miglior marcatore del torneo con 102 punti.
Sarebbe il primo argentino ad allenare l’Italia, dopo tre neozelandesi (Johnstone, Kirwan e Crowley), un irlandese (O’Shea), cinque francesi (Fourcade, Villepreux, Coste, Berbizier, Brunel, ai quali va aggiunto Saby prima della II Guerra mondiale), due gallesi (Gwyn Evans e Roy Bish negli anni Settanta), due sudafricani, Nick Mallett e Franco Smith.
Peraltro, argentino è già il responsabile della formazione federale, German Fernandez, e quindi l’eventuale scelta di Quesada potrebbe inserirsi in un percorso già battuto.
Quesada da allenatore ha portato lo Stade Français (con Sergio Parisse capitano) al successo in Top14 nel 2015 (12-6 contro il Clermont in finale) e alla vittoria in Challenge Cup nel 2017.
Nel 2019, alla guida della selezione argentina dei Jaguares, si qualificò per la finale del Super Rugby, nella quale fu sconfitta 19-3 dai Crusaders.
Tornato allo Stade Français, nel 2021 ha raggiunto i play off del Top14 (sconfitta nei preliminari dal Racing), risultato replicato in questa ultima stagione (20-33 contro il Racing nel barrage dello scorso 3 giugno).
Di Quesada sono riconosciute la capacità di fare di una squadra un collettivo e l’attitudine manageriale. Inoltre il rapporto di lunga data con Sergio Parisse sembrava preludere al ritorno, prima o poi, di Sergio in Italia. Ma l’ex capitano ha un contratto con il Tolone (dove proprio in questi giorni è arrivato Andrea Masi) che entro breve potrebbe essere esteso fino al 2026…. L’alternativa resta Laurent Travers, al cui posto, al Racing, è in arrivo Stuart Lancaster, ex Leinster.
Travers è un sergente di ferro, forse meno adatto per una squadra come l’Italia.
In ogni caso sembra scontato che per la guida degli Azzurri si vogliano battere ancora piste straniere. Nemo propheta in patria, da noi ancor meno. (glb)
Nella foto (Daniele Resini/Fotosportit), Gonzalo Quesada con i supporter parigini.