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Di Gianluca Barca. Duecento anni dopo la sua nascita, e nonostante le tante innovazioni regolamentari, il rugby resta uno sport di combattimento, talvolta brutale. Ne ha avuto un saggio al cospetto dell’Inghilterra, l’Italia, che si era presentata a Twickenham certamente non con il favore del pronostico, ma con la neppure tanto malcelata speranza di battere gli inglesi per la prima volta.
Le vittorie d’autunno degli Azzurri contro Samoa e Australia, e la sfortunata sconfitta con la Francia, nella prima giornata del Sei Nazioni, avevano messo però su chi va là Steve Borthwick. Il nuovo allenatore della formazione della rosa, dopo la vittoria sull’Italia, 31-14, non ha mancato di rimarcare come la squadra di Crowley fosse quella che nel turno di debutto del torneo aveva avuto a disposizione la maggior percentuale di palloni veloci dai raggruppamenti e come questo avesse favorito gli attacchi azzurri in campo aperto, dove la velocità di Capuozzo (ma non solo) è micidiale.
Di conseguenza, l’Inghilterra, reduce dalla sconfitta con la Scozia, ha impostato la partita con l’Italia per chiudere subito tutti i boccaporti, minimizzare i rischi e imporre la legge del più forte. Ne è scaturita un confronto duro (il capitano Lamaro fuori per una brutta botta già nel primo tempo), una sfida che i padroni di casa hanno impostato senza esclusione di colpi e con la determinazione di chi sa di avere muscoli e chili dalla propria parte. Caratteristiche di cui la giovane formazione italiana non dispone, almeno non ancora per stare alla pari degli inglesi.
Subito in difficoltà in mischia chiusa, dove il pilone destro Sinckler attaccava in spinta lo spazio tra il tallonatore e Fischetti, gli Azzurri soprattutto nel primo tempo hanno subito parecchi calci di punizione. Una delle conseguenze dei quali è stato alla mezzora il cartellino giallo a Lorenzo Cannone. In sua assenza, i padroni di casa hanno messo a segno 12 punti decisivi nell’andamento del match.
Consapevole dei pericoli che gli azzurri sanno creare con la palla in mano, l’Inghilterra ha cercato in ogni modo di limitarne il possesso, rallentando l’uscita del pallone dai raggruppamenti e creando molta pressione nelle fasi statiche. Tre mete in spinta da rimessa laterale nel primo tempo, una di punizione, maturata sempre da touche nella ripresa, hanno regalato ai bianchi, già al 50’, il bonus. Una dimostrazione di forza e organizzazione, certamente non spettacolare, che l’Italia ha provato a controbattere con le sortite improvvise di Capuozzo, sempre pericolosissimo con le sue accelerazioni, ma senza disporre di un’adeguata piattaforma territoriale. Molti degli attacchi azzurri di conseguenza si sono arenati lontani dalla linea di meta avversaria. Quando l’Italia ci è arrivata vicino, subito dopo il riposo, Riccioni è stato bravo a sfondare da distanza ravvicinata, dopo un’incursione dell’estremo azzurro fermata in extremis e, successivamente, Fusco ha concretizzato in velocità un attacco di Menoncello, rapido a incunearsi nella difesa avversaria.
Tra le cose positive il fatto che, nel secondo tempo, i dieci minuti di assenza di Ferrari (giallo in occasione della meta di punizione) si sono conclusi senza marcature inglesi: credito alla difesa dell’Italia e alla sua capacità di restare agganciata alla partita fino alla conclusione. La bella meta di Arundell, nel finale, ha reso forse eccessivamente ampio il divario tra le due squadre.
Borthwick ha avuto parole di grande stima per il lavoro di Crowley e spiegato come l’Inghilterra abbia lavorato per bagnare le polveri di un attacco che ha descritto come micidiale.
Il ct azzurro a sua volta, ha detto che il risultato di Twickenham aumenta il rammarico per aver perso contro la Francia, “un’occasione sprecata”, ha sottolineato.
Bene Jake Polledri nei minuti in cui lo si è rivisto in campo, per la prima volta, 820 giorni dopo il grave infortunio dell’autunno 2020.
Alla squadra azzurra resta da rispondere a un quesito fondamentale: come attaccare e mettere in difficoltà gli avversari, quando il confronto fisico rende difficile disporre di palloni veloci di qualità e di un possesso rapido da ruck. E’ una delle grandi questioni del rugby: se non avanzi non vinci, c’è poco da fare. “Al piano B, ci lavoreremo” ha detto Crowley. Contro l’Irlanda, forse, chissà.

Nella foto (Franco Arland/Getty Images), un break di Ange Capuozzo.

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