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di Gianluca Barca

Nessuno ha messo in difficoltà l’Irlanda come ha fatto l’Italia. Il giudizio è di Brian O’Driscoll che, dopo la partita, finita con la vittoria dei verdi, 34-20, ha avuto parole di grande elogio per gli Azzurri: ambizione, orgoglio, intensità, entusiasmo.
Kieran Crowley, l’uomo che sorride molto di rado, ma che dopo il match con gli irlandesi si è concesso qualche espressione di soddisfazione più del solito, ha portato all’Italia tutte queste qualità, cambiando l’approccio della squadra al gioco.
L’attacco è ora un’arma pericolosissima per qualunque avversaria, soprattutto quando la palla esce rapida dai raggruppamenti (contro l’Irlanda nel 53% delle occasioni in meno di 3”), il livello di imprevedibilità è altissimo, la precisione nei gesti molto migliore rispetto al passato.
Alcuni giocatori, a partire da Lorenzo Cannone sono di qualità decisamente elevata per gli standard internazionali, la sua percussione in occasione della meta di Varney è stata altamente spettacolare, Capuozzo resta una minaccia ogni volta che tocca il pallone, anche se comincia a ricevere dalle difese qualche attenzione particolare. La squadra ha gambe e capacità di penetrazione, ma regala ancora troppe mete e troppi palloni (7 palloni persi al breakdown).
Dopo tre giornate le mete al passivo sono 14, per una media di 4,7 a partita. L’anno scorso alla fine del Torneo furono 5,4. Quindi c’è un miglioramento significativo. Ma siamo ancora lontani dalle 8, in totale, del 2013, l’anno in cui l’Italia vinse due partite, dalle 12 dell’anno precedente e del 2010. Negli ultimi dieci anni, solo nel 2015 gli Azzurri hanno chiuso il Sei Nazioni con un passivo inferiore alle 20 mete complessive.
Vincere diventa difficile se subisci più di quattro mete a gara: contro l’Inghilterra abbiamo sofferto le loro penetrazioni da touche. Contro l’Irlanda sono state decisive le incursioni di Lowe, di Bundee Aki, van der Flyer, Hansen: le loro accelerazioni negli spazi stretti sono risultate micidiali, soprattutto nella prima mezzora, in cui, come abbiamo concesso quattro mete (erano state tre con la Francia e l’Inghilterra).
Molto bene stavolta invece la difesa frontale nei 22. Al 52’ l’Irlanda si è ostinata a provare la penetrazione di forza invece che calciare verso i pali, finendo per perdere il pallone sotto la pressione degli Azzurri, che la 64’ erano distanti soltanto 4 punti dagli avversari. A quel punto gli irlandesi hanno serrato le file, aggiunto 3 punti con Byrne, tirato un sospiro di sollievo quando Brex non è riuscito a raggiungere Ruzza con cross che avrebbe potuto cambiare il match, e infine chiudere la partita con la seconda meta di Hansen a 10’ dalla chiusura. Lamaro è stato il miglior difensore azzurro, sedici placcaggi, uno solo mancato. Lorenzo Cannone ne ha completati 15 senza errori.
Bruno ha segnato una bella meta con un intercetto che all’intervallo ha riaperto la partita (17-24).
L’arbitro ha fischiato dieci calci di punizione per squadra. Ma l’Italia ne ha subiti 3 in mischia chiusa (4 contro l’Inghilterra).
Il merito dell’Irlanda? – ha detto O’Driscoll -. Aver vinto una partita in cui l’Italia l’ha messa in enorme difficoltà”.

Nella foto (di Daniele Resini/Fotosportit), Lorenzo Cannone si sbarazza di Hugo Keenan.

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