
La giovane Italia vince (18-16, 2-2 il conto delle mete) con thriller finale la battaglia di Viadana con l’Irlanda, bissa il successo del Sei Nazioni e rimanda a mercoledì, giorno della sfida definitiva con la Georgia, ogni decisione sul proprio cammino nel Mondiale domestico.
La partita si srotola a fatica, frammentata da tante pause, altrettanti errori, complice l’afa padana che ti si appiccica addosso e inumidisce i buoni propositi. In avvio l’Italia sembra prendere in mano le operazioni, è avanzante in difesa, ruba tempo e spazio a un’Irlanda che tradisce il proprio gioco multifase e sembra imprecisa, quasi titubante, di fronte all’aggressione della terza linea azzurra. Si vive di folate, la prima arriva da una touche offensiva, l’Italia fa finta di strutturare una maul e gioca veloce per Casartelli che è un fulmine nel percorrere il fondo dello schieramento a doppia velocità per il tuffo che apre le marcature. Fasti sparacchia al lato una facile trasformazione, ma tant’è, il vantaggio è meritato.
La meta irlandese all’80’ che ha fatto trattenere il respiro ai tifosi allo Zaffanella (foto Delfrate)
L’Irlanda è pasticciona in touche (3 perse nel primo tempo), l’Italia solida in mischia chiusa, anche se non c’è traccia del dominio mostrato contro i Baby Blacks. La serata vive a intermittenza, pian piano la partita si trascina in un andamento lento, gli azzurri si adagiano sull’incapacità irlandese di conquistare la linea del vantaggio, li tengono lì e spesso, troppo spesso, si fa ricorso al gioco al piede. Ogni pallone affidato al cielo diventa una lotteria, spesso la battaglia aerea finisce con l’ovale che rotola sul prato e mischie, e pause, e mischie ancora diventano il filo conduttore della sfida. In una delle rare incursioni irlandesi Pelliccioli si fa sorprendere in un colpevole «sgabello», penalty inevitabile e Wood riporta i suoi a un’incollatura. Mentre si va avanti aspettando solo il refrigerio dello spogliatoio si accende Todaro: incursione nella difesa altrui, calcetto, recupero con tanto di tenuto sull’avversario e calcio di punizione trasformato dallo stesso estremo che sta imparando l’arte a Northampton. Finalmente si va al riposo, il vantaggio (8-3) non rispecchia la superiorità espressa in campo, ma con l’Irlanda è sempre così, si è costretti a convivere con l’ansia.
Nel secondo tempo l’Italia diventa indisciplinata (13 punizioni concesse), Bianchi va ancora di palese «sgabello» e Wood punisce la scorrettezza dalla piazzola. Adesso diventa un sfida senza padroni, fino alla touche sui 22 metri, al drive irresistibile che travolge tutto ciò che è verde, a Opoku Gyamfi entrato per offrire chili e spinta che trascina i suoi, fino al tuffo sotto al mucchio di Piero Gritti. La meta dominante potrebbe accendere l’entusiasmo, invece si torna al ritmo blando, a Casartelli che va scontare la pena per una spallata involontaria alla testa dell’avversario. In superiorità l’Irlanda riprende ossigeno e rende pan per focaccia alla prima touche da giocare a ridosso dai 5 metri. Conquista, pallone spostato sul lato chiuso, difesa azzurra morbida e meta di Yarr che riapre i giochi (15-11). Pochi sono i punti fermi, il drive da touche per gli azzurri è un puntello cui aggrapparsi nella difficoltà. I verdi non riescono a fermare l’avanzamento, il crollo è deliberato, il giallo per Corrighan inevitabile. Todaro mette tra i pali il conseguente calcio dell’allungo, ma non basta perché a tempo scaduto l’Irlanda ha un sussulto, altro drive da touche, un pick’n go dietro l’altro, fino alla meta di Minogue che ha il sapore della beffa. Ma non della condanna, perché questa volta tocca a Wisnieski rovinare tutto, la trasformazione sibila alla destra dei pali, le bandierine degli assistenti restano immobili, come il punteggio. Vince l’Italia e in un Mondiale così complicato non è risultato banale.
Mercoledì la resa dei conti con gli Orsi georgiani, sarà sfida di fisico e aggressività. Indispensabile cancellare gli ultimi due incubi vissuti al Mondiale contro la stessa Georgia per evitare la poule degli ultimi e regalarsi una festa azzurra.
Nella foto del titolo la meta di Casartelli che ha aperto le marcature (foto Stefano Delfrate)