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Phil Dowson, director dei Northampton Saints (complimenti per aver allevato e lanciato Henry Pollock e Fiin Smith), ha usato una parola che agli appassionati di storia ha ricordato un momento decisivo nella storia del mondo, l’estate del 1914: la parola è “sonnambuli”.

Per non rischiare di camminare sul cornicione rischiando la caduta nel vuoto, Dowson suggerisce che la Premiership deve subire un cambiamento che in realtà è una mutazione: trasformarla in un campionato di franchigie, senza promozione, senza retrocessione.

I Saints del resto ora se lo possono permettere: battendo il Leinster hanno conquistato la terza finale di Champions Cup della loro storia. E per stare al passo con le altre grandi, soprattutto con le francesi (la finale, il 24 maggio sarà contro Bordeaux) Dowson auspica che i club inglesi non debbano più preoccuparsi del rischio di un passo indietro, con tutti i danni economici che ne conseguono. L’ultima squadra della Premiership ad aver raggiunto il tetto d’Europa è stata Exeter, nel 2020.

Dunque la proposta di Dowson è un torneo chiuso, come la Nba o come le altre grandi leghe professionistiche americane, attira gli investimenti, è più solido, è più ricco, evita i crolli finanziari, le chiusure improvvise, come è capitato agli Wasps, al Worcester, ai London Irish e, in Championship, al Jersey.

Di fronte ai francesi, eterni rivali (non solo nel rugby…) gli inglesi ansimano e molti giocatori hanno varcato il Canale facendo spallucce all’idea di dover rinunciare ad essere convocati per l’Inghilterra. Un aspetto, quest’ultimo, su cui potrebbe essere aperto un dibattito sul tema dell’anacronismo.

Fissare criteri, a cominciare dall’impianto (un aspetto che impedirà ai Trailfinders di Ealing di salire tra le elette), per costruire un’immagine che desti sempre più appeal, a costo di bruciare i ponti con il passato, transitando dal vecchio concetto di club a quello di franchigia. Sempre più movimento di vertice, sempre meno community-rugby. Le cifre, in questo senso, sono già eloquenti.

I rilievi di Dowson hanno destato l’approvazione di Bill Sweeney, Ceo e padre-padrone della Rfu che, per il futuro della Union e di Twickenham, ha programmi spettacolosi e spettacolari. La Fortezza come luogo di concerti rock e pop gli sta benissimo, è auspicabile, specie se in quindici serate da 75.000 paganti riunirà una turba di 1 milione e 200.000 spettatori.

Dowson aspira a una NRA sul modello americano che sembra funzionare alla perfezione (la cessione dei Boston Celtics a 6 miliardi di dollari dà l’idea di una dimensione lontana) non fosse che lo scenario di una Nba che potrebbe allargarsi all’Europa dà l’idea, che sarebbe gradita ad Isaac Asimov, di una galassia centrale in continua espansione. Sino al crollo e alla nascita di un grande buco nero?

 

Nella foto del titolo (Premiership Rugby) i Northampton Saints festeggiano il titolo conquistato un anno fa.

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