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Sarà Andrea Duodo, 53 anni, di Treviso, a sfidare, insieme a Massimo Giovanelli, Marzio Innocenti alle prossime elezioni federali.

Duodo ha l’appoggio di Rugby 2030 (clicca qui per leggere la dichiarazione di Paolo Vaccari), di Pronti al cambiamento (leggi qui la dichiarazione di Roberto Zanovello) e di Italico Ovale (qui le parole di Tonino Spagnoli), il gruppo che un mesetto fa aveva presentato il proprio programma elettorale senza tuttavia indicare un candidato specifico.

Massimo Giovanelli, viceversa, correrà sotto le insegne de L’Italia del rugby i cui punti programmatici sono stati illustrati a Roma, lo scorso 25 febbraio (leggi qui il programma).

Con la candidatura di Duodo (qui le sue prime dichiarazioni), un passato da giocatore nei primi anni Novanta con la maglia del Benetton Treviso e poi del Mirano, poi manager delle Nazionali U20, A e Emergenti, infine revisore dei conti della Fir durante i mandati di Dondi, Gavazzi e Innocenti, si completa verosimilmente il campo degli aspiranti alla carica di presidente federale in vista delle elezioni che dovranno essere organizzate entro e non oltre il 15 marzo 2025.

Le finestre possibili, quindi, sono quelle dei mesi di settembre e ottobre 2024, novembre dovrebbe essere escluso per la concomitanza con i test di autunno della Nazionale (il 23 a Torino, il match con la Nuova Zelanda), poi si va alla prima quindicina di dicembre o alla seconda di gennaio 2025, dopo quella data, a febbraio, tre week end su quattro saranno occupati dal Sei Nazioni.

Duodo, che vanta un curriculum in “primarie società di revisione e in una rinomata banca di Londra”, se eletto, erediterà un bilancio di cui, essendo stato revisore contabile, conosce bene ogni piega.

Il problema è che con entrate ordinarie appena superiori ai 40 milioni (vedi preventivi 2023 e  2024, il consuntivo 2023 non è ancora stato licenziato) e, di fatto, nessun investimento produttivo in bilancio, se non come dichiarato dall’attuale presidente federale l’ingaggio di Gonzalo Quesada come ct (ovvero uno costo di gestione ordinaria), il futuro appare molto complicato e richiederà strumenti di intelligenza molto sofisticati per stare al pari con paesi che di recente abbiamo battuto sul campo, come il Galles, che però ha ricavi per oltre 100 milioni, una parte dei quali (3,5 milioni) legati alla gestione di un albergo di proprietà della Wru, adiacente al Principality Stadium, e all’affitto (5 milioni) dello stadio per manifestazioni esterne. Senza contare che solo da hospitality e catering la WRU ricava ogni anno circa 18,7 milioni di sterline.

Un’immagine del Principality Stadium di Cardiff, di proprietà della WRU

Insomma il futuro richiede conoscenze elevate di finanza e di economia da associare a quelle del campo e dei problemi di una base sempre più sofferente e a rischio deriva.

Il rugby italiano soffre anche di seri problemi di impiantistica e, al di là delle foto di rito, ha bisogno di lavorare in sinergia stretta con le istituzioni, nazionali e locali.

Le prossime elezioni possono essere un’occasione di confronto fra idee e programmi seri, ooppure l’ennesima illusione.

Su questi temi o si fa l’Italia ovale o si muore.

Buon lavoro a tutti i candidati    

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