C’è una certa confusione nelle notizie relative al modo in cui viene finanziato l’alto livello seniores in Italia.
Per “alto livello seniores” dovrebbe intendersi il bacino da cui provengono i giocatori della nazionale (oggi di fatto Benetton per la stragrande maggioranza…), insomma le franchigie.
Il budget di Benetton è intorno ai 14 milioni, quello delle Zebre (ultimo bilancio disponibile, il consuntivo 2022), poco meno della metà.
Dunque: coppe europee e URC, alla cui tavola l’Italia siede da qualche anno come partner paritario, valgono attualmente un contributo complessivo al bilancio Fir inferiore 5 milioni, circa il 30% in meno rispetto a un paio di stagioni fa.
La Fir a sua volta sostiene l’attività delle due franchigie con una cifra superiore ai 10 milioni (circa 60% Zebre, 40% Treviso). Pertanto non esiste correlazione tra il contributo erogato dalla federazione a Zebre e Benetton e quanto la Fir incassa dalla partecipazione al vecchio torneo celtico.
La federazione gallese, tanto per fare un esempio, da coppe e URC incassa poco più di 9 milioni e ne distribuisce circa 5 a ogni regione, per un totale di poco superiore ai 20 milioni.
Nel bilancio federale (consuntivo 2022, l’ultimo disponibile) le entrate relative alla partecipazione delle due squadre italiane alla URC erano contabilizzate in 2,6 milioni (2,4 l’anno prima). Mentre altri 6,8 erano imputati, si legge testualmente, al “completamento delle operazioni connesse al progetto Pentagon, che hanno determinato il riassetto delle interessenze e delle partecipazioni in EPCR da parte delle quattro federazioni (Italia, Irlanda, Galles e Scozia) partecipanti al sopra citato torneo”.
Oggi, come si è detto, le entrate relative alla partecipazione alle competizioni europee delle due franchigie ammontano a meno di 5 milioni di euro,
Pertanto il contributo dell’URC non è una “partita di giro” come sostiene qualcuno, di cui la federazione è soltanto tramite. No, in quanto socia di Sei Nazioni e URC, la Fir incassa ogni anno una quota che prescinde da come i soldi verranno spesi. L’unico parametro valido è la competitività dei risultati delle nostre squadre.
Lorenzo Pani, uno dei quattro giocatori delle Zebre che hanno disputato l’ultimo Sei Nazioni. (Zebre Parma- Amarcord Fotovideo)
Va ricordato che nei primi anni di partecipazione dei club italiani alla Celtic League, poi PRO12 e PRO14, l’Italia doveva garantire un’entrata minima di 3 milioni all’anno da diritti televisivi.
Nel nostro paese nessuno ha mai pagato quella cifra per trasmettere il torneo, sicché, all’inizio quei tre milioni si sono configurati come una vera e proprie tassa di partecipazione, che veniva prelevata dal bilancio federale e che è rimasta in vigore fino al 2014 quando Gavazzi ne ottenne la riduzione a un terzo.
Prima dell’ingresso delle due italiane in Celtic League, la Federazione riceveva dalle coppe europee circa a 4 milioni. L’alto livello seniores in Italia, tra i contributi ai club di Eccellenza, il rimborso per le convocazioni dei giocatori in azzurro, compresa la nazionale A, etc ne valeva circa una decina. La differenza tra ieri e oggi: ieri quella cifra era distribuita tra diversi club, oggi è finalizzata alle sole due franchigie professionistiche. Ma, come in quella pubblicità, la potenza è nulla senza il controllo.