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Tre pescati a caso: Colin Meads al King Country dal 1955 al 1973, Gareth Edwards al Cardiff dal 1966 al 1978, Martin Johnson (nella foto) ai Leicester Tigers dal 1989 al 2005. Nella vita dii squadra ce n’era una. Poi c’era la Nazionale e, per i britannici e gli irlandesi, i Lions. Unica altra opzione, se la vita era dura: andare a nord, nel XIII. Era dura anche lì ma almeno pagavano.

Oggi, termine coniato nella Scozia di fine Settecento, tutti sono diventati oche selvagge, pronti a vendersi al miglior offerente. Si rischia di perdere la Nazionale come nel caso Arundell? Amen. Prima o poi, in caso di problemi o di impellenti bisogni, qualche norma restrittiva salterà e scatterà il condono.

In un mondo, in un’età in concitata trasformazione (che consiglia un’ordinata uscita di scena, un sereno esilio per evitare ombre di complicità, di partecipazione), il rugby ha dato il meglio del peggio.

Era un piacevole, sereno, selvaggio, raffinato e sguaiato compagno di viaggio, era una diversità, era, come diceva un caro e vecchio che se n’è andato in tempo, una chanson de geste dove Polifemo era al fianco di Leporello, Gargantua poteva sempre contare sul suo furbo Panurge; pastori, avvocati, avventurieri, mistici, soldati, lord e plebei avevano un campo su cui dar vita alla battaglia che non passava attraverso lunghe pause, revisioni, e un filo d’erba bianco – e non verde –calpestato non portava all’annullamento di una meta da cuore e batticuore.

Cos’è rimasto dopo meno di trent’anni? Un affastellarsi di impegni, la chance che altri eventi si aggiungano (se lo fa il calcio perché anche il rugby non deve avere un Mondiale per club?), che la torre d Babele punti sempre più verso il cielo nella confusione non delle lingue ma delle regole, dei comportamenti, dei codici, di quelli che alcuni continuano a chiamare i valori in un tentativo di diversificazione che non esiste più. O che esiste solo per l’impatto economico dei contratti, degli stipendi. Le grandi corporazioni americane e il calcio sono ancora lontani ma chissà, con tutto questo forsennato muoversi la distanza potrebbe ridursi.

Dalle corse dei centauri, dalle lotte tra titani, degne di fregi classici, il rugby è diventato un quadro di Jackson Pollock.
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