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Il Sol è sempre più Levante. Nel senso che… leva e attira nella sua orbita, sempre più nera. Tirando le prime somme post Coppa del Mondo, il Toyota giocherà con Beauden Barrett estremo e Aaron Smith mediano di mischia; il Toshiba avrà Richie Mo’unga all’apertura e Shannon Frizell flanker, i Kobe Steelers hanno rinforzato gli avanti con Brodie Retallick in seconda linea e Ardie Savea, Oscar 2023, in terza, i Kubota Spears hanno preso un veterano di sicuro affidamento come Dane Coles e i Tokyo Sungoliath tenteranno di far dimenticare a Sam Cane l’atroce delusione del “rosso” in finale. Non tutti torneranno per essere ancora Men in Black.

Con i sudafricani che già si sono trasferiti in Giappone e con i naturalizzati che vengono dalle isole del Pacifico, dall’Africa Australe, dalla Nuova Zelanda, dalla Corea, il campionato delle corporazioni nipponiche assomiglia sempre più a quell’esercito di lanzichenecchi che al comando di Zorzo Frundsberg scese l’Italia per saccheggiare Roma.

Se poi è questa l’idea di formazione e di sviluppo pensata e approvata da World Rugby, la situazione non è idilliaca. D’altra parte, i vecchi canoni sono andati a farsi benedire. In Australia la League, odorato il sangue, è in caccia dei talenti della Union che, in anni meno problematici, aveva messo le mani su stelle della League che in realtà non ha mai smesso di essere il primo movimento ovale per interesse e pubblico, contendendo il vertice al football australiano.

Una domanda: il rugby d’oggi assomiglia più al comparto destro del Giardino delle Delizie di Hyeronimus Bosch (l’inferno) o a una delle opere “colate” da Jackson Pollock?

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