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Ci sono stati circa 1.900 placcaggi nell’arco delle prime otto partite del mondiale, con una media di circa 220 a incontro.
La squadra che ha dovuto placcare di più è stata il Galles, che i figiani hanno costretto a ben 253 placcaggi.
Quanti di questi 1.900 scontri, perché è di scontri in velocità che parliamo, hanno rispettato alla lettera i dettami di World Rugby sulla salvaguardia dell’incolumità dei giocatori?
Dopo la saga estiva di Owen Farell (quattro partite di squalifica dopo almeno cinque gradi di giudizio tra condanne e assoluzioni) e quella meno eclatante di Scott Barrett (assolto con formula quasi piena), Tom Curry, contro l’Argentina, è entrato nel Guinnes dei Primati con l’espulsione più veloce (3’) nella storia della Coppa del Mondo.
Punizione severa? Santiago Carreras, nello stesso match, se l’è cavata con un cartellino giallo, Jessie Kriel, in Sudafrica-Scozia (testa contro testa con Jack Dempsey) non ha avuto nemmeno la citazione. Matthew Carley in Galles-Fiji ha fischiato 17 punizioni contro il Galles e 9 contro le Fiji, ma il conto dei cartellini gialli è stato 1-1.
A che gioco giochiamo?
Cito dal drop del numero 183 di Allrugby: “La risposta è determinante per il futuro di uno sport che nell’ultimo quarto di secolo ha cambiato quasi ogni anno le regole per diventare più presentabile, più appetibile per famiglie e televisioni, senza riuscire però ad allargare la sua fruizione al di fuori dei confini più tradizionali e, in molti casi, senza riuscire semplicemente a rendersi più comprensibile ai non addetti ai lavori. E così, nonostante le frequenti innovazioni regolamentari e disciplinari, non solo si continuano a verificare scontri di gioco pericolosi (il rugby resta un gioco pericoloso, comunque più pericoloso degli altri sport di squadra, il calcio, il basket, la pallavolo, l’hockey su prato, la pallamano), ma resta difficile prescindere anche dalla sua fisicità che, ad alto livello, continua a creare una barriera insormontabile per quei paesi che non possono pescare in bacini profondi e non dispongono di ragazzi con quelle caratteristiche atletiche”.

Top 5 della prima giornata

I tre drop di Ford (suoi tutti e 27 i punti dell’Inghilterra), la sua magistrale gestione al piede del gioco contro l’Argentina, gli valgono il primo posto nelle citazioni della settimana.

Il cross “no look” di Manie Libbok per la meta di Arendse in Sudafrica -Scozia è un capolavoro da mostrare ai ragazzini

Il placcaggio di Josh Adams su Selestino Ravutaumada, in Galles-Fiji, quello sì è stato un pezzo di bravura in chiave difensiva.


La meta del mediano di mischia rumeno Gabriel Rupanu, per un breve momento di gloria: il vantaggio della Romania sull’Irlanda a Bordeaux


La meta di Ange Capuozzo contro la Namibia: vabbè la difesa non era delle più feroci, ma sette passaggi in velocità e il bel cambio di direzione finale valgono una meritata citazione.

Bottom 5 del primo week end

L’occasione sprecata da Darcy Graham nel primo tempo contro il Sudafrica, la Scozia avrebbe potuto giocare un’altra partita se fosse andata in meta per prima contro i campioni del mondo a Marsiglia


La non sempre impeccabile organizzazione negli stadi. In molte occasioni steward e personale di servizio sembrano capitati lì per caso: informazioni rare e imprecise. A Marsiglia, per Inghilterra-Argentina caos e ritardi per l’accesso del pubblico alle tribune.


Le partite alle 13. Non una buona idea, nel sud della Francia, l’estate.


Inni negati, senza fibra, allungati con troppa acqua e zucchero: ma esistono davvero quei bambini invisibili e pigolanti o sono voci come quella di Hal, il computer di 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, uno che vedeva dannatamente lontano? (Giorgio Cimbrico)


Rassie Eramsus gioca col semaforo e Jacques Nienaber, nella conferenza stampa dopo il match con la Scozia nega che siano ordini tattici: solo un modo di sapere come stanno gli infortunati. Mah.

Nella foto (World Rugby) la Francia schierata davanti alla Haka degli All Blacks

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