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La Rainbow Cup continua. Ma, vista l’impossibilità per le formazioni sudafricane di viaggiare all’estero, divisa in due competizioni diverse: la Guinness PRO14 Rainbow Cup dell’Emisfero Nord avrà luogo nelle date precedentemente definite, con le formazioni di Irlanda, Italia, Scozia e Galles. In poche parole, un altro inutile PRO14 in formato ridotto.

La manifestazione dell’Emisfero Sud si chiamerà invece Rainbow Cup SA e offrirà il meglio del rugby sudafricano con Cell C Sharks, DHL Stormers, Emirates Lions e Vodacom Bulls. 

La domanda a questo punto sorge spontanea: valeva la pena accorciare il PRO14 per far posto a una competizione che si sapeva a forte rischio? 

Certo gli interessi in gioco erano molti, soprattutto dal punto di vista economico: l’economia del Sudafrica si aspettava (o si aspetta) dal tour dei British & Irish Lions un giro d’affari di quasi 400 milioni di €, cifra che andrà inevitabilmente ridimensionata se le partite saranno giocate a porte chiuse e i tifosi britannici non andranno al seguito della squadra. 

Inoltre ognuna delle quattro Home Unions (RFU, WRU, IRFU e SRU) incasserà circa due milioni di sterline dalla trasferta e la Vodafone ha pagato 7 milioni di sterline per essere sponsor del tour. Ma gli Springboks non giocano dalla finale mondiale del 2019 e i tecnici hanno bisogno di confronti serrati per poter selezionare una squadra competitiva. Ecco dunque le pressioni sul PRO14 per offrire la possibilità di una competizione adeguata sia per i giocatori sudafricani che per quelli delle formazioni celtiche. 

Ora tutto torna il alto mare, mentre il PRO14 ha dovuto chiudere in fretta e furia la sua stagione alla fine dello scorso mese di marzo. Insomma un bel pasticcio.

Nella foto, un drive del Benetton nell’incontro casalingo col Connacht.

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