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La scorsa settimana, a 89 anni, ha passato la palla Genesio Rossi, a lungo giocatore dell’Amatori e autore di un libro per i cinquant’anni del club che qualche anno fa aveva rieditato con il titolo di “Amatori Rugby Milano. La storia e la leggenda di una squadra che non c’è più” (Acar edizioni). Un paio di anni fa (Allrugby 166) l’aveva intervista intervistato per un lungo dossier sulla squadra più scudettata d’Italia, il cui titolo sportivo è stato rimesso alla Federazione dopo il fallimento del 2011. Ve lo riproponiamo in attesa di novità dall’Amatori Union, il XV che per affinità elettive potrebbe – chissà come o quando – riscattare i titoli. 

In Inghilterra la squadra con più titoli nazionali è il Leicester Tigers con 10, anche se il conteggio inizia recentemente poiché la prima edizione del campionato si è svolta solo nel 1987. C’è un altro esempio, la John Player Cup, ora nota come Anglo Welsh Cup, si svolge dal 1972 e a primeggiare nel libro d’oro è il Bath che l’ha conquistata 10 volte. In Francia il Bouclier de Brennus si assegna dal 1892 e lo Stade Toulousain spicca nell’albo d’oro con 21 successi, seguito dallo Stade Français con 14. Tutte squadre in salute, se non sulla cresta dell’onda. In Italia? Davanti a Rovigo e Benetton con 13, la squadra con più scudetti – 18 – rimane l’Amatori Milano. Che di fatto non esiste più dal fallimento 2011. Ha visto dalle sue ceneri nascere una società – Amatori Rugby Milano 1928 – vicina ad alcuni vecchi giocatori e dirigenti, come l’azzurro Andrea Taveggia, ma che non ha mai messo in campo alcuna rappresentativa; qualche anno prima, era il 2005, un’altra realtà era venuta alla luce, con il nome di Amatori Junior: ha lasciato da parte i seniores e si è concentrata sulla giovanile – la grande assente nell’avventura targata Massimo Giovanelli e Marcello Cuttitta nei Duemila, successiva alla fusione con Calvisano (vedi box). L’epopea, che non è affatto conclusa, ha aggiunto un nuovo capitolo nel 2015 quando Amatori Junior e Union 1996 – altra realtà nata da una costola dell’Amatori originale – hanno deciso di fondersi dando vita all’Amatori Union. La sede è in via Valvassori Peroni, indirizzo storico meneghino. A cementare l’accordo tra le parti la concessione di 16 anni dell’impianto da parte del Comune e la sottoscrizione di un mutuo congiunto di 700mila euro per il restyling dell’area.

Il dopoguerra: Genesio Rossi

“Sul Corriere dei Piccoli, sarà stato il 1943 o il 1944, lessi un articolo sul rugby che mi piacque molto. Purtroppo allora non si poteva giocare prima dei quindici anni e dovetti aspettare. Poi, tramite un amico, Vittorio Sabatini e suo fratello Claudio, andai un sabato al Giuriati dove c’era “Lippo”, ovvero Filippo Caccia Dominioni, due scudetti negli anni Trenta. Il quale disse subito, indicandomi, “Prendete questo tizio qui e fatelo correre perché è grasso come un porco”. Genesio Rossi, 207 partite in Serie A con l’Amatori (“Sono sempre stato un sacrificato, seconda linea nella prima partita e lì sono rimasto, ma il mio ruolo era il flanker”) è autore di un libro ricchissimo che, fin dal sottotitolo, mette a fuoco di cosa stiamo parlando: “Amatori Rugby Milano, la storia e la leggenda di una squadra che non c’è più” (Acar Edizioni, 2017). È la riedizione, arricchita e corretta, di un rarissimo libro vergato a mano per i cinquant’anni della società. Uno zibaldone pieno di fotografie, documenti e testi in cui si raccontano le singole stagioni e si tratteggiano i simboli dell’Amatori (Furio Cicogna, Julien Saby, Riccardo Centinari, Giuseppe Sessa e via dicendo) che poi sono spesso personaggi chiave anche del rugby italiano.

Genesio da giocatore ha vissuto un’esaltante stagione del rugby meneghino nel dopoguerra. Seppur senza vincere scudetti, c’erano stabilmente due squadre nella massima categoria – l’altra era il Rugby Milano – e si lottava ad armi pari con le venete. “Ricordo di aver giocato contro Maci Battaglini a Rovigo. Me lo sono trovato davanti e l’ho placcato alle caviglie. È rimasto lì secco. In meno di un secondo tutti quelli della squadra rossoblù mi sono venuto addosso per menarmi, ma lui ha detto “no no mi ha placcato bene, non è successo niente”. Dopo il suo ritiro nel 1965, causa lavoro e famiglia, Genesio si è allontanato, seguendo però tutte le vicissitudini del club, come gli anni in C nei Settanta e la risalita sotto la presidenza Bottiglia negli Ottanta, i fasti Berlusconiani con presidente Manzoni, fino alle delusioni recenti di cui sopra. “Quello che mi manca molto è il passato. Che non è la vittoria o la sconfitta, ma le storie. E le storie valgono, hanno valore. Ci sono gli scudetti, senza dimenticare i titoli giovanili (in tutto sono 31, ndr) ma anche le medaglie d’argento della guerra. Quando c’è l’ambiente i sentimenti vengono a galla. E questi vanno preservati: giocare con la maglia bianca era un vanto non indifferente, perché significava una storia gloriosa. Ora non lo fa più nessuno e ho paura che si dimentichi cosa significhi”. Genesio, oltre a scatoloni ricolmi di materiale sul rugby e l’Amatori catalogato insieme al fratello Giuliano, è custode del logo della società, una spessa A dai bordi dorati, per metà bianca e per metà nera, con un pallone ovale stilizzato al centro. Mentre parla, al suo fianco c’è una foto di gioventù al Giuriati e un’opera di un ebanista che ha cesellato il simbolo del club su un ovale in legno. “Sulla bara mi piacerebbe mettessero una maglia bianca dell’Amatori”, ci dice convinto.

Qui a destra  Genesio Rossi scomparso il 30 aprile a 89 anni 

Il sogno di una club house

Il sabato la via è sporca e non c’è parcheggio, perché c’è mercato. Il resto della settimana via Valvassori Peroni è invece preda dei giovani. Di giorno quelli del vicino Politecnico, la sera e la domenica dello sport, sia esso tennis, pallavolo o rugby. Qui infatti sorge l’unico impianto della città costruito nel dopoguerra. Giuriati e Iseo, dall’architettura gemella, risalgono alla fine degli anni Venti del Novecento, l’Arena ai fasti napoleonici (1807), il Crespi con il suo cemento armato e vista su ferrovia è chiaramente figlio di un’altra epoca. Fino a qualche anno fa non era un impianto di cui andare fieri: utilizzato da diverse società per tutta l’attività giovanile e seniores, l’erba scompariva a ottobre e si riaffacciava l’estate successiva. In mezzo le infinite sfumature che può avere la nuda terra: fangosa, ghiacciata, secca e polverosa, ricoperta di acqua. Da qualche anno l’impianto è stato scorporato dal Centro Crespi di Milano Sport ed è in gestione all’Amatori Union che ha rifatto il campo, ora in sintetico, ha messo in sicurezza le tribune, ristrutturato gli spogliatoi e tra pannelli solari e caldaia nuova di zecca si è reso termicamente indipendente. Ora si sogna una club house/palestra e centro fisioterapia da 500 metri quadri con vista campo che si aggiungerà alla concessione comunale dell’impianto. È l’ex “Stecca”, per anni deposito di segnaletica stradale e di cantiere. “Nel minirugby, nonostante la pandemia, abbiamo aumentato i numeri. Riscontriamo invece un -30% tra gli adolescenti: prima avevamo due U17 e quasi due U19, ora solo una. Però con 560 tesserati siamo tra le prime squadre in Italia e in questi sei anni siamo sempre andati in progressione. Il matrimonio con la Union ha funzionato eccome”. Renato Benedetti è, fin dal primo giorno, il presidente di questa nuova realtà che ha basato sul quartiere Lambrate e all’Iseo (Affori) l’attività sportiva. “Noi non facciamo solo corsi, proponiamo l’esperienza di vivere un club di rugby. Buonissime abitudini, grandi valori. E tutto con le nostre forze”. L’Amatori Union non vanta grandi sponsor, quelli in Serie B non arrivano, e neanche grandi progetti sociali come i concorrenti Asr Milano e Cus Milano. “Facciamo attività nelle scuole e poi presidiamo il quartiere. Lambrate è una frontiera cittadina. In questo modo ci possiamo permettere una buona serie B, speriamo nei prossimi anni di fare un passo in avanti, ma senza fretta”. A parte sognare la promozione, l’Amatori Union punta a inaugurare presto questa struttura polivalente, dato che è ormai troppo tempo che ci si arrangia con i locali sotto la tribuna per il bar e per i terzi tempi in un tendone “che d’inverno è pressoché invivibile. La pandemia ha rallentato tutto ma ce la faremo: 80 posti a sedere, palestra e laboratori di fisioterapia. Più una cucina professionale. Le difficoltà e le spese aumenteranno ma avremo finalmente una club house, non è poco per un club così giovane”.

Una formazione dell’Amatori degli anni Sessanta 

I ruggenti anni Ottanta: Filippo Bottiglia

Entrare allo Stadio Giuriati nel 2022 fa una certa impressione. Anche qui è tutto nuovo, pulito, elegante. La pista d’atletica colorata. La pelouse perfetta. Come fa a essere lo stesso impianto in cui le docce erano fredde e le porte degli spogliatoi rotte? O, ribaltando il concetto, come fa a ospitare due squadre di Serie B dopo aver visto Bollesan, Campese, Ella, Tati Milano, Fabio Gomez?

“Ero azzurro di vela”, è l’esordio di Filippo Bottiglia al telefono. E il pensiero, non ce ne voglia, è andato a Fantozzi. Ma l’interlocutore non è certo ragioniere, bensì ortopedico e quindi si torna nella parte: “ero alto e grosso e quando a 16-17 anni mi proposero il rugby mi feci coinvolgere. Erano gli anni Settanta e l’Amatori non navigava in buone acque. Eravamo in serie B e nell’anno in cui esordii io in prima squadra andammo perfino in C. Per fortuna ho vissuto anche la stagione successiva, quella delle promozioni e poi della Presidenza di mio padre Augusto”. Patron della Sio, Società italiana ossigeno, l’ingegner Augusto Bottiglia aveva militato nel Guf Milano prima della guerra. Vedendo giocare il figlio con la maglia bianca, si era riavvicinato all’ambiente e complice l’amicizia con Mario Campagna, aveva deciso di reggere le sorti del club, fino a portarlo in Serie A nel 1984. “Avevamo dei bei punti di riferimento, ricordo Gil Deleidi (fondatore del Rugby Sempione in gioventù e anima di quella stagione amatorina, ndr), Taveggia e tanti altri. Il senso di appartenenza era fortissimo ed è rimasto anche con la scomparsa della società. La tradizione si sentiva, la responsabilità pure e veniva trasmessa in maniera molto naturale. Era un club che puntava molto al risultato sportivo”. A volte rincorrere il risultato è stato un bene, a volte volerlo a tutti i costi ha fatto saltare delle tappe, soprattutto dopo la vicenda della fusione a Calvisano per salvare il titolo sportivo e il conseguente ritorno a Milano 4 anni dopo. In quel periodo fatto di grandi nomi in società (Massimo Giovanelli e Marcello Cuttitta su tutti) l’Amatori si è sempre appoggiata alle giovanili altrui (Cesano prima, Union poi) cercando di concentrare risorse (economiche e umane) per l’alto livello. Ma era una strategia che non aveva messo in conto crisi economiche (come quella del 2008) e sistemiche dello stesso rugby. È proprio a quest’epoca che risale l’impegno di Filippo Bottiglia come vicepresidente Amatori: “Ci siamo impegnati, purtroppo fare rugby in una grande città si è rivelato troppo complicato per le nostre forze. Però, in qualche modo, avevamo ritrovato la categoria (la Serie A, ndr). La gestione successiva, targata Romiti fu sfortunata e poi i proprietari seguenti, la famiglia Navarra, non è riuscita a invertire la rotta ed è arrivato il fallimento”.

Festa dopo la vittoria nella finale del 1996, l’ultimo titolo conquistato dall’Amatori Milano

Un nuovo domani

Portando i libri in tribunale e non avendo continuità sul campo, i titoli sportivi dell’Amatori sono ora in mano alla Federazione. Amatori Rugby Milano 1928 ha cercato in questi anni un’alleanza con altri club cittadini per riaffacciarsi al rugby giocato, senza mai disporre di un progetto concreto. Amatori Union ha invece proseguito la sua strada fatta di attività giovanile, seniores, femminile e old, accogliendo strada facendo transfughi bianconeri. “Abbiamo al nostro interno tanti ex Amatori”, spiega Benedetti, a sua volta allenatore durante il periodo Milan, “i rapporti con i Vezzani e i Taveggia sono buoni e la parte di società che faceva capo a Union capisce le istanze di noi Amatori Junior per un riavvicinamento. Facciamo parte tutti dello stesso filone. Anni fa volevamo coinvolgere Silvio Tassi – ex giocatore del Milan e nel consiglio dell’Amatori 1928 – come team manager, proprio per gettar le basi di un percorso comune. Aveva il carisma giusto per gestire il riavvicinamento. Poi la sua morte improvvisa (nel 2017, ndr) ci ha lasciato senza fiato e abbiamo rinviato la questione”.
Pur essendoci sempre una frangia che storce il naso sulla possibilità che l’Amatori Union e l’Amatori 1928 si presentino come una realtà unica erede dell’Amatori, ai più sembra essere l’unica via percorribile, come ammette Filippo Bottiglia: “Io sono completamente fuori dalla questione ma in assenza di una vera e propria discendenza diretta, va bene anche una società cugina. Anche perché gli anziani, per quanto custodi del passato, non sono proprietari del futuro. E mi sembra che i giovani dell’Amatori Union siano in grado di rispettare la tradizione”.

“Marzio Innocenti sa della questione”, conclude Benedetti, “anche se ha ben altro cui pensare al momento. È un obiettivo che dobbiamo perseguire e mi auguro che la prossima inaugurazione della club house possa rappresentare una chiamata per tutto l’universo bianconero e un momento di confronto”. O, per dirla come Genesio, “per creare di nuovo un ambiente”. To be continued.

Nella foto di apertura una formazione dell’Amatori, campione d’Italia nel 1932, da sinistra in piedi: Bellandi, Agosti, Sessa, Paselli, Regazzoni I, Barzaghi, Cesani, Di Bello, Baumann, Bricchi. Accosciati: Peregrini, Loyonet, Aymonod, Marimondi, Centinari, Tagliabue. 

CRONISTORIA AMATORI

  • • L’Amatori nasce nel 1927 dalla fusione dello Sport Club Italia (S.C. Italia) e l’Unione Sportiva Milanese, come sezione rugbistica dell’Ambrosiana, denominazione con cui vince il primo titolo nel 1928/29 contro la Lazio.
  • • 1939/40 vince il 10° scudetto
  • • 1945/46: vince il 14° scudetto
  • • 1967/68: retrocede in Serie B
  • • 1971/72: retrocede in Serie C
  • • 1983/84: promossa in Serie A
  • • 1990/96: quattro volte Campione d’Italia
  • • 1998/99: fusione con il Calvisano
  • • 2002/03: riparte dalla Serie C insieme all’Iride Cologno
  • • 2003/04: promossa in Serie B come Amatori Rugby Milano
  • • 2008/09: promossa in Serie A dopo acquisizione titolo sportivo Leonessa
  • • 2010/11 retrocessa in Serie B

2011/2012 esclusa dal campionato di Serie B per non aver schierato la squadra 3 domeniche di fila

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