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Parte a fari spenti il terzo United Rugby Championship e lo fa da Parma, con le Zebre impegnate contro Ulster, battuta in pre season a Monigo dalla Benetton. Gli altri incontri di giornata vedono Connacht ospitare gli Ospreys, i Dragons Edimburgo, il derby tra Lions e Stormers a Ellis Park, la trasferta all’Arms Park per la Benetton contro Cardiff, infine i campioni in carica di Munster se la vedranno a Thomond Park contro gli Sharks. In un intervallo di tempo di sole 6 ore (dalle 14 alle 18.15, con match evidentemente in contemporanea) si concentreranno sei partite su otto di questo primo turno. Tutto per lasciare spazio al mondiale, ben presente anche sul sito ufficiale dell’Urc con una presentazione delle sfide tra Sudafrica e Inghilterra e Nuova Zelanda-Argentina.

A urne chiuse, ovvero con le finaliste già designate, domenica i Bulls ospiteranno gli Scarlets e Glasgow cercherà di arginare Leinster, o quel che rimane di.

È comprensibile dover iniziare il campionato, siamo oltre la metà di ottobre, ma queste prime due giornate (la seconda in concomitanza della finale della RWC) vedranno l’assenza di buona parte dei protagonisti e l’attenzione degli appassionati ancora sulla rassegna francese, certificando un’annata già anomala di suo.

La scorsa stagione

Leinster aveva terminato la regular season al comando per il quarto anno di fila (e il decimo totale, entrambi record) con 16 vittorie, un pareggio (Stormers) e una sola sconfitta (Bulls), seguita da Ulster, i campioni in carica degli Stormers. Glasgow, Munster, Bulls, Connacht e Sharks. Benetton a 7 punti dai playoff, Zebre ultime con 18 sconfitte su 18 partite e soli 11 punti in classifica. Le sorprese sono state Connacht, semifinalista a spese di Ulster (15-10 a Ravenhill) e Munster, capace di staccare il biglietto per Città del Capo con un drop allo scadere firmato da Jack Crowley all’Aviva Stadium. La finale tra gli irlandesi e i sudafricani non è stata tra le più belle di sempre ma la meta decisiva invece sì, un’azione corale finalizzata da Hodnett che ha dato a Munster il primo titolo dal 2011 e a Graham Rowntree qualcosa per cui sorridere dopo l’uscita agli ottavi in Champions Cup e un anonimo quinto posto in campionato.

Alex Nankivell, neozelandese, nuovo acquisto del Munster (a sinistra), con Seàn O’Brien durante un allenamento

L’anno che verrà

In Italia le partite (delle italiane) saranno in diretta su Sky e in streaming su Now. Per il resto si può fare un pass sulla tv dell’United Rugby Championship (www.urc.tv) per vedersi il programma completo, comprensivo di HL brevi e lunghi e contenuti speciali. La favorita è sempre Leinster? Ni. Ha promosso 5 Academy, inclusi il tallonatore Lee Barron (gran prospetto) e Sam Prendergast, numero 10 dell’Under 20 finalista al mondiale e successore designato di Johnny Sexton ma non è intervenuta sul mercato. Tanti gli addii: oltre a Sexton, lasciano il rugby o il club giocatori simbolo come James Tracy, Dave Kearney e Sean O’Brien. Si affiderà come sempre al vivaio ma quest’anno potrebbe non bastare. Un passo dietro i Dubliners mettiamo Munster e Ulster, oltre alle sudafricane tutte. I detentori del trofeo sono in una situazione simile a quella del Leinster: hanno perso Fekitoa (a Treviso) e diversi senatori sono andati via (Earls ritirato, Farrell a Oyonnax…) ma oltre a puntare sull’Academy (salgono Campbell e Hurley quest’anno), è di ritorno il pilone John Ryan (oltre 150 presenze con la Red Army) dai Chiefs, club di origine di Alex Nankivell, nessun caps con i tuttineri ma centro di grande esperienza.

A Belfast hanno ingaggiato Steven Kitshoff dagli Stormers e poi puntato sui giovani e sulle squadre della galassia Ulster. Sono in pieno ricambio anche da quelle parti, con Madigan, Gilroy, Vermeulen e Jordi Murphy ai saluti (quasi sempre nei 23 nell’ultimo decennio).
Le sudafricane a prima vista si sono tutte indebolite tranne i Bulls. A Pretoria perdono Morne Steyn e Bismarck du Plessis per raggiunti limiti di età, ma beneficiano di tanti cavalli di ritorno (Sergeal Petersen, Willie Le Roux, il 10 Jaco Van der Walt, da Edimburgo, e l’ex Harlequins Wilco Louw) e punteranno a migliorarsi dopo l’eliminazione ai quarti della scorsa stagione. Sullo stesso piano dei Bulls ci sono gli Stormers che cambiano poco e il cui gioco – più aperto rispetto alle altre tre franchigie – si sta rivelando più adatto alla competizione. Più indietro Lions – che ha ingaggiato ben due ex Zebre, Cronje e Kriel – e Sharks, ormai orfani di Siya Kolisi (Racing 92) e di tanti altri volati verso Top 14 e Premiership.

Le Italiane?

Il mercato di entrambe le franchigie è stato ottimo. Il Benetton ha ingaggiato Malakai Fekitoa ma anche due italiani mica male come Edoardo Iachizzi e Giosuè Zilocchi. È tornato Eli Snyman, che aveva già fatto bene nella Marca. E Paolo Odogwu potrebbe far faville in questa categoria. Le Zebre, a guardare solo i nomi, sono bene messe con Polledri, Morisi, Fischetti che arrivano dall’Inghilterra e diversi giovani che meritano spazio (Nicola Piantella dal Benetton) o che si augurano di trovarne (il figlio di Diego Dominguez, Thomas). Sperando che acquisti come il tongano Fetuli Paea (utility back, dagli Highlanders) paghino dei dividendi.

Michele Lamaro contro Ulster la scorsa stagione

Gli obiettivi delle due franchigie italiane sono molto diversi: i trevigiani devono andare ai playoff, senza se e senza ma perché è un risultato disatteso da diversi anni e rilancerebbe la nostra presenza nel torneo. Vedendo la crisi gallese, le scozzesi che hanno forse raggiunto il loro plateau, e le sudafricane che forse hanno perso qualcosa sembra essere l’anno giusto per trovare un posto nelle prime 8.  Le Zebre, invece, cambio di vestito a parte, dovranno vincere il prima possibile una partita per sbloccarsi. Altrimenti sarà un’altra stagione difficile.

il nuovo capitano delle Zebre, Giovanni Licata, in azione contro gli Ealing Trailfinders (foto Zebre Rugby)

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