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di Mario Diani e Stuart Bathgate*

World Rugby dovrebbe ripensare il processo di qualificazione alla RWC femminile 2021. E dovrebbe farlo ora.
Mario Diani e Stuart Bathgate*

La decisione di questa settimana di posticipare le qualificazioni europee per la Coppa del mondo di rugby 2021 in Nuova Zelanda è solo l’ultima battuta d’arresto subita dal processo che dovrebbe portare al torneo globale. Senza nuove date fissate per la competizione europea, è fortemente in dubbio che il torneo di ripescaggio per decidere l’ultima squadra ammessa alla fase finale possa svolgersi come previsto ad aprile 2021.

Nonostante questa incertezza, gli organizzatori sembrano pronti ad andare avanti con il sorteggio per la Coppa del Mondo il 20 novembre. Tuttavia, c’è ancora tempo per ripensarci e scegliere un percorso alternativo, che tenga conto delle continue restrizioni poste dalla pandemia di Covid, e proponga criteri di accesso alle finali più equi e ragionevoli. In particolare si dovrebbe

1 cancellare il torneo di ripescaggio;
2 aumentare il numero di squadre da 12 a 16;
3 procedere solo a quel punto al sorteggio dei gironi.

Ad oggi, nove squadre si sono già qualificate per la fase finale: sette in virtù della loro classifica alla Coppa del Mondo del 2017 (Nuova Zelanda, Inghilterra, Francia, USA, Canada, Australia e Galles), e due attraverso le qualificazioni regionali (Sud Africa e Fiji).

Gli altri tre posti dovrebbero essere occupati dalle vincenti:

• del torneo di qualificazione europeo (che coinvolge Italia, Irlanda, Scozia e probabilmente Spagna)
• del torneo asiatico (che sarà disputato da Giappone, Kazakistan e Hong Kong)
• del torneo di ripescaggio cui saranno ammesse le seconde classificate nelle qualificazioni europee e asiatiche, Samoa, che il 14 Novembre ha battuto Tonga, e la vincitrice di uno spareggio tra Kenya e Colombia.

Tuttavia, il torneo asiatico, originariamente previsto per marzo 2020, è stato posticipato più volte ed è attualmente programmato solo per gennaio 2021. Anche le qualificazioni europee sono senza una data, così come il torneo di pre-qualificazione di Rugby Europe che dovrebbe decidere chi tra Spagna, Russia o Paesi Bassi si unirà ad Irlanda, Italia e Scozia. Inoltre, l’incontro tra Samoa e Tonga si è giocato, curiosamente, in Nuova Zelanda; per motivi sanitari sono state schierate soltanto giocatrici residenti in quel paese.

Date queste incertezze, avrebbe perfettamente senso semplificare il processo di qualificazione, ed il modo migliore per farlo sarebbe aggiungere altre quattro squadre alle finali. In questo modo si eviterebbe anche l’esclusione di alcune delle migliori squadre del mondo. Al momento, l’Italia è settima nel ranking mondiale, l’Irlanda ottava, la Spagna decima e la Scozia undicesima, ma allo stato attuale solo due di quel quartetto potranno nel migliore dei casi accedere alla fase finale.

Almeno finora, non sembra esserci stata alcuna mossa concertata da parte delle federazioni interessate per fare pressioni per una Coppa del Mondo a 16 squadre. Questo è strano perché, ammettiamolo, l’idea alla base del torneo di ripescaggio avrebbe dovuto essere considerata bizzarra anche in tempi normali. È difficile pensare ad una Coppa del Mondo in qualsiasi sport serio in cui la qualificazione equivale a una mini-coppa del mondo, con squadre di quattro continenti.

A parte l’idea in sé, anche la collocazione territoriale dell’evento sembra problematica. Dato che la RWC si giocherà in Nuova Zelanda, perché svolgere anche il torneo di ripescaggio nello stesso luogo? Il fatto che la Nuova Zelanda sia stata ampiamente esentata dalla pandemia (almeno sino ad ora) potrebbe essere una ragione per questa scelta, ma ci sono una serie di seri argomenti contro questa ipotesi:

La Nuova Zelanda è di gran lunga la destinazione più scomoda per le squadre coinvolte, a parte ovviamente Samoa. Il torneo di ripescaggio rappresenterebbe un impegno molto pesante per tutte le altre squadre, in quanto sono costituite principalmente da giocatori dilettanti che già faticano a coniugare il rugby con gli impegni lavorativi, di studio o familiari. Questo sarebbe particolarmente problematico per la squadra europea che avrebbe appena completato un torneo di qualificazione molto complesso. Se fosse una squadra parte del Sei Nazioni, si tratterebbe di sei partite (compresa quella con la Spagna) cui seguirebbero a breve quelle del torneo di ripescaggio e il relativo, quasi inevitabile, periodo di quarantena. Un impegno estremamente lungo per delle dilettanti.

Inoltre, giocare il torneo di ripescaggio in Nuova Zelanda equivarrebbe a dare il vantaggio del fattore campo a Samoa, poiché la maggior parte delle loro giocatrici sembra risiedere in quel paese. Ciò potrebbe rivelarsi decisivo se alla Nuova Zelanda venisse risparmiata la seconda ondata di pandemia, che ormai è chiaro colpirà pesantemente il rugby in Europa durante l’inverno. Se Samoa fosse in grado di proseguire la loro preparazione senza interruzioni particolari, questo potrebbe seriamente sbilanciare il processo di qualificazione.

Vista la situazione, abbandonare l’idea del torneo di ripescaggio sembra essere l’unica opzione realistica. Da solo, questo porrebbe tuttavia il problema di come selezionare l’ultima squadra per arrivare alle dodici originariamente previste. Dato che alcune delle squadre più forti sarebbero escluse dal formato attuale, sarebbe molto più sensato aumentare quel numero a 16 (come del resto si stava già pensando di fare per la successiva RWC).

Una soluzione potrebbe essere quella di mandare direttamente in Nuova Zelanda le quattro squadre qualificate per il torneo di ripescaggio, più la terza classificata nella qualificazione europea. Ciò significherebbe che il Kenya o la Colombia andrebbero in finale. Oppure, dato il ranking molto basso di entrambe, la vincente del loro spareggio potrebbe incontrare in un ulteriore playoff l’ultima squadra delle qualificazioni europee.
Comunque, qualunque fosse la procedura di selezione adottata, una cosa è perfettamente chiara: aumentando il numero di squadre a 16, la Coppa del Mondo sarebbe più equa e più inclusiva di quel che sarebbe se si rimanesse ostinatamente attaccati alla formula a 12 squadre, e ad un processo di qualificazione così travagliato.
Aumentare il numero di squadre ammesse alla fase finale fornirebbe anche l’opportunità di ripensare a un sistema di sorteggio che sembra già problematico. Il piano attuale di sorteggio si configura così:
Fascia 1 – Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada
Fascia 2 – Francia, Australia, USA
Fascia 3 – Galles, Europa 1, Sud Africa
Fascia 4 – Asia 1, Fiji, vincitrice del torneo di ripescaggio
Sebbene sia consuetudine sorteggiare i gironi di una RWC prima che tutti i posti siano stati assegnati, è abbastanza insolito che diverse squadre di alto livello siano ancora in competizione per la qualificazione al momento del sorteggio. Questo è ciò che sta accadendo in questo momento, con esiti potenzialmente discutibili. Ad esempio, se il Giappone vincesse le qualificazioni asiatiche, come sembra probabile, la fascia più bassa includerebbe una squadra con un ranking più alto rispetto al Sud Africa. Nel caso (probabile) che una squadra europea vincesse il torneo di ripescaggio, ci sarebbero due squadre con un ranking relativamente più elevato nella fascia più bassa. Considerando che l’accesso ai quarti di finale sarebbe garantito alle due migliori squadre tra quelle classificate al terzo posto nel proprio girone, non è difficile vedere come l’attuale soluzione potrebbe distorcere la competizione.
Oltre ad evitare l’esclusione di alcune tra le migliori squadre, garantendo al tempo stesso l’inclusione di nazioni emergenti, una formula allargata faciliterebbe anche la formazione di gironi più equilibrati. Di seguito possiamo vedere come potrebbe apparire una soluzione a 16 squadre, in base al ranking del gennaio 2020. Ci sarebbe molto meno squilibrio rispetto al formato precedente e il processo di qualificazione ai quarti di finale sarebbe molto più semplice.
Band 1 – Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada, Francia
Band 2 – Australia, USA, Galles, Europa 1
Fascia 3 – Europa 2, Europa 3, Asia 1, Sud Africa (o Europa 4)
Band 4 – Fiji, Asia 2, Samoa, Kenya/Colombia (o Sud Africa)
Questo formato sarebbe più costoso di quello ora in vigore? Solo marginalmente, dal momento che tutte le nuove squadre tranne una dovrebbero comunque andare in Nuova Zelanda in primavera per il torneo di ripescaggio, secondo il piano attuale. Ci sarebbero troppe partite a senso unico? Alcuni incontri sarebbero sicuramente molto sbilanciati, ma ce ne sono stati molti anche nelle coppe del mondo maschili.
Naturalmente, riorganizzare i piani in modo così drastico quando manca meno di un anno alle finali può sembrare problematico. Ma stiamo vivendo tempi che hanno richiesto a tutti noi di adattarci molto rapidamente a condizioni mutevoli (e minacciose). E se c’è un paese che può farlo per un torneo di rugby, questo è la Nuova Zelanda.

  • Stuart Bathgate scrive da molto tempo di rugby per i principali quotidiani scozzesi (The Scotsman e The Herald), ed è stato anche per molti anni capo della redazione sportiva dello Scotsman.
    Questo articolo è apparso contemporaneamente anche sul sito www.theoffsideline.com. Il tema è stato ripreso anche in Spagna su https://rugbyfemenino.com.es/2020/11/13/covid-19-acabara-con-el-proceso-de-clasificacion-para-la-copa-mundial-de-rugby-2021/

Nella foto di Brendan Moran, Vittoria Ostuni Minuzzi, con Aura Muzzo e Lucia Gai in sostegno, nel recente match fra Italia e Irlanda nel quarto turno de Sei Nazioni Donne.

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