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Mario Diani dalla Nuova Zelanda

I quarti di finale hanno visto il successo delle quattro squadre date per favorite alla vigilia. Le semifinali, previste per sabato 5 Novembre, inizieranno alle 4:30 ora italiana con l’incontro tra Canada ed Inghilterra, e proseguiranno alle 7:30 con l’atteso scontro tra Francia e Nuova Zelanda. Vediamo come ci si è arrivati.

Francia v Italia 39-3
I quarti si aprono a Whangarei con l’Italia che affronta la Francia con una formazione fortemente depauperata dalla partita contro il Giappone, tra falli presunti (Tounesi) puniti con grande severità, e falli reali (Franco che salta per via del trauma cranico causatole dall’ala giapponese) sanzionati con un buffetto. Sul fronte delle buone notizie, il rientro atteso di Lucia Gai in prima linea e quello – meno scontato e graditissimo – di Manuela Furlan in panchina, nonché i festeggiamenti per le 50 presenze di Maria Magatti. La Francia rinuncia invece all’esperienza di Tremouliére, neanche a foglio gara, e lascia in panchina Jacquet preferendo un triangolo allargato con Boulard ad estremo, Menagere e Grisez. L’inizio è dei peggiori: dopo alcune fasi di studio una dormita collettiva innesca un contrattacco da 60 metri della Boulard, che manda la Grisez sotto i pali; come se non bastasse, esce subito la Gai per ferita, rimpiazzata temporaneamente dalla Seye. I temi del primo tempo sono una difesa feroce delle azzurre combinata ad una scarsa capacità di utilizzare i propri palloni. L’Italia ci prova ma trova molta difficoltà ad uscire dalla propria metà campo. Quando ci riesce, vanifica il lavoro fatto con vari errori, da lanci storti in rimessa laterale alla concessione di punizioni su mischie in posizioni favorevoli. Alle difficoltà contribuiscono peraltro anche alcune interpretazioni arbitrali piuttosto opinabili. L’episodio più rilevante al 35’, quando Davidson considera – molto fiscalmente – storta una touche a 5 metri dalla linea francese dopo che un gran contrattacco di Minuzzi aveva portato a un 50:22 di grande qualità. Comunque nella fase finale del primo tempo l’Italia è più attiva ed accorcia con un calcio di Sillari. Un primo momento di svolta del match avviene verso il 39’ quando una consultazione con il TMO per un placcaggio alto sulla Magatti non porta ad alcuna sanzione. Anzi, sugli sviluppi dell’azione, vari falli più o meno ingenui procurano un calcio di punizione per la Francia che Droin trasforma per il 10-3, con il danno aggiuntivo di un giallo alla stessa Magatti. All’inizio della ripresa l’Italia limita comunque i danni ad un solo calcio di punizione contenendo bene gli attacchi delle transalpine. La pressione francese tuttavia cresce e dopo un paio di mete annullate per in avanti, la mischia francese si procura una meta tecnica che al 63’ scava un gap decisivo fra le due formazioni. Colpite anche dal giallo a Silvia Turani le azzurre cedono e concedono tre mete in 7 minuti, una da driving maul e le altre nuovamente marcate dalla Grisez. A 10’ dalla fine arriva il momento di Manuela Furlan, che conclude sul campo, come meritava, una grande carriera. Segue una girandola di cambi che dà spazio a tutta la panchina. Peccato per un punteggio pesante contro un avversario, certo di maggiore caratura, ma che tuttavia avrebbe potuto essere messo in difficoltà con un po’ più di precisione nelle fasi di conquista.

Nuova Zelanda v Galles 55-3
Il secondo incontro della giornata si svolge ad un orario che bizzarramente – bizzarramente in quanto fissato dai neozelandesi – coincide con quello della partita degli All Blacks in Giappone. La competizione con i maschi non impedisce comunque di riempire l’arena di Whangarei (circa 18mila persone stimate), finalmente una cornice di pubblico degna di un quarto di finale di coppa del mondo. L’avvio della partita riproduce quello dell’incontro della prima fase, con il Galles che riesce a mettere in difficoltà la Nuova Zelanda in chiusa e al breakdown, sbagliando anche un facile piazzato. Successivamente però le Black Ferns si portano in attacco ed al 12’ aprono le marcature con la solita Portia Woodman (seguita da una grande trasformazione dalla linea laterale di Demant). Il Galles si riporta avanti, e Bevan trasforma con precisione un calcio più complesso del precedente per il 3-7. Dura poco però, dato che una combinazione Woodman-Tui manda in meta la seconda: 12-3 al 20’. Altre due mete della terza linea Hirini e del pilone Rule, entrambe su azioni avviate da buchi della Woodman, portano al 26-3 con cui si chiude il primo tempo. La ripresa segue la falsariga della prima frazione: dopo cinque minuti Woodman segna la sua seconda meta che con la trasformazione di Demant porta la Nuova Zelanda sul 33-3. Al 48’ la mischia neozelandese distrugge quella gallese a 5 metri dalla linea, e dalla successiva penaltouche arriva la sesta meta con il tallonatore di riserva Luka Connor. Al 56’ le mete diventano sette, con la terza linea Bremner: 45-3. L’invasione di campo dello streaker saluta la seconda meta di Connor che al 66’ porta le Black Ferns sul 50-3. Nell’ultimo quarto d’ora, pur perdendo ordine anche in attacco, dove spreca varie rimesse laterali, il Galles concede una sola marcatura (della capitana Demant al 68’), poi l’incontro si esaurisce in una caotica serie di errori condivisi tra le due squadre.

Inghilterra v Australia 41-5
Il tempo atmosferico, che a Whangarei si era rivelato più clemente del previsto, recupera con gli interessi il giorno successivo a Auckland. Inghilterra-Australia inizia sotto una pioggia torrenziale che non darà segni di attenuarsi per l’intero primo tempo. Il terreno, fortemente impregnato d’acqua, non incoraggia certamente il gioco alla mano anche se entrambe le squadre ci provano nelle fasi iniziali. L’Inghilterra è comunque superiore nel controllo del possesso e del territorio. La mischia inglese ribadisce subito la sua supremazia conquistando due calci consecutivi. Quando, ottenuta un’altra punizione sotto i pali australiani, le inglesi chiedono nuovamente mischia, l’esito è scontato: il numero 8 Sara Hunter celebra il suo record di 138 presenze marcando la meta di spinta per la facile trasformazione di Scarratt. Al 16’ un cartellino giallo ad Aldcroft per pulizia pericolosa in ruck ridà fiato alle Wallaroos mentre l’Inghilterra finisce sotto l’attenzione dell’arbitro Cogger-Orr. L’inerzia del match però non cambia anche perché l’Australia spreca una buona occasione per portarsi in zona rossa tentando – senza successo – un’improbabile punizione da oltre 40 metri. L’Inghilterra continua a premere e, al 30’, la terza linea Packer segna da driving maul successiva a una penal touche. La potenza inglese costringe l’Australia ad una perenne difesa, che cede ancora con la seconda meta di Packer. Questa volta Scarratt – non in grandissima forma dalla piazzola in questa RWC – trasforma. Prima della pausa però l’Australia si risveglia e marca allo scadere con la terza linea Chancellor dopo una bella combinazione avanti-tre quarti. Ad inizio ripresa arrivano altre due mete inglesi con la seconda linea Ward ed il tallonatore Cokayne – ancora su penaltouche. Paradossalmente, il miglioramento del tempo non migliora l’ariosità della manovra che l’Inghilterra continua a concentrare sugli avanti. Dopo una meta di Matthews al 65’, la terza marcatura di Packer chiude un match in cui l’Inghilterra si è perfettamente adattata alle difficili condizioni atmosferiche.

Canada v USA 32-11
I quarti si chiudono con la riproposizione a distanza di una settimana dello scontro nordamericano tra Canada e USA. La partita inizia con una buona pressione delle statunitensi, che vanno in meta al 9’ col tallonatore Kitlinski dopo una serie di pick & go da penaltouche. Gli USA sembrano più efficaci al breakdown, dove neutralizzano alcune offensive canadesi, e riescono anche a sporcarne la touche in alcune occasioni. Non reggono tuttavia un’altra penal touche che porta la seconda linea Hunt oltre la linea al 16’. Il Canada non lascerà più il vantaggio ottenuto con la trasformazione di De Goode: 7-5.. Lo incrementa anzi pochi minuti dopo, quando un lungo calcio a seguire porta alla marcatura di Paquin che batte in velocità la difesa e schiaccia: 12-5 al 20’. Gli USA non si scompongono e ritornano in attacco marcando ancora da penal touche con la solita Hope Rogers. La segnatura viene però annullata per un in avanti segnalato dal TMO. Al 35’ un calcio del centro Kelter porta gli USA sul 8-12 con cui si chiude la prima frazione. All’inizio della ripresa il Canada allunga con uno slalom della solita Farries, simile a quello visto contro l’Italia: 19-8. Gli USA rispondono immediatamente con un altro calcio di Kelter, di rara potenza (il pallone passa alto tra i pali da quasi 40 metri). Sul ribaltamento di fronte tuttavia un fallo delle americane porta tre punti per il piede di De Goode, e un cartellino giallo per la stessa Kelter. Il Canada si stabilisce nella metà campo avversaria e dopo una serie di attacchi sfumati per errori di manualità riesce a scardinare la difesa americana. Al 58’ l’apertura Tessier segna indisturbata vicino ai pali per la facile trasformazione del 29-11. A questo punto il Canada è in pieno controllo del match: un penalty di De Goode al 62’ porta il risultato sul 32-11: non cambierà più, con il Canada che si conferma squadra di grande solidità nei fondamentali, in particolare nella conquista e gestione del possesso.

Nella foto, Di Michael Bradley/Getty Images, Sofie Stefan apre palla durante il match con la Francia.

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