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La quarta giornata del Sei Nazioni femminile ha riservato numerose sorpresa, a partire di quella assai amara della sconfitta in Scozia dell’Italia.

La quarta tornata del Sei Nazioni femminile ci ha riservato numerose sorprese. La prima è venuta da Cork, non per la vittoria (scontata) dell’Inghilterra ma per le sue dimensioni, relativamente contenute. Si potrebbe obiettare che 48-0 con otto mete segnate e nessun punto subito non è esattamente uno scarto “contenuto”. Il fatto è però che vari osservatori (inglesi ma anche locali) avevano previsto che sarebbe stato “il più grande massacro dai tempi di Fort Apache”. Nel corso della settimana, commenti tra il paternalistico/condiscendente e lo sprezzante avevano ricamato sui rischi morali (umiliazione da 100 punti di scarto) e fisici che correvano le giocatrici irlandesi da un incontro così sbilanciato come quello con la corazzata inglese. Alla fine le previsioni fosche si sono rivelate essere più figlie della spocchia che di saggezza rugbistica. L’Irlanda ha perso la partita ma non la dignità: certamente, ha concesso cinque mete nel primo tempo, confermando i problemi mostrati a Parma in touche come nella finalizzazione delle proprie fasi di possesso; ma nella ripresa ha tenuto le avversarie a secco per mezzora, e tre segnature inglesi negli ultimi dieci minuti non hanno cambiato il profilo complessivo di una partita che è andata in maniera diversa da quel che la supponenza di certi commentatori suggeriva. Forse complice anche l’uscita per infortunio della capitana Marlie Packer, l’incontro si è trasformato per larga parte della ripresa in un festival di errori che non ha risparmiato neanche giocatrici di solito impeccabili come Aitchison o Dow.
La seconda sorpresa, assai più amara almeno per noi, l’ha riservata la partita di Edimburgo. Come contro l’Irlanda, le Azzurre sono partite bene senza riuscire a concretizzare, ma dopo poco hanno cominciato a subire la pressione della Scozia, che ha messo in mostra un gioco ordinato, con pochi errori, ed un uso intelligente del piede. Dopo la meta della seconda linea McMillan all’11’ l’Italia ha sorpassato al 30’ con Giada Franco, in meta dopo varie percussioni per la precisa trasformazione di Sillari, ma ha restituito immediatamente l’iniziativa alle avversarie grazie ad un in-avanti sotto i pali di Ostuni-Minuzzi sulla ripresa del gioco. Una serie di penaltouche ha portato al 36’ il tallonatore Skeldon in meta (con Duca fuori per un giallo) per il 10-7 con cui si è chiuso il primo tempo. L’inizio della ripresa ha seguito il copione della prima frazione, con una serie di errori evitabili (alla fine saranno undici gli in-avanti, alcuni dei quali senza alcuna pressione, contro uno della Scozia) e l’incapacità di ottenere possessi decenti in rimessa laterale. La Scozia ha continuato con il suo piano di gioco semplice e ben eseguito, basato su buone percussioni per linee verticali delle avanti. Ha sfruttato in questo modo le opportunità generosamente concesse dalle nostre di stazionare nei nostri 22, marcando due volte con il pilone Bartlett e portandosi sul 24-7. A questo punto, quando il match sembrava chiuso, le Azzurre si sono svegliate e, stimolate anche dall’ingresso di Barattin, hanno marcato due volte con Tounesi e Vecchini tra il 57’ e il 60’. Nel momento in cui, sul 21-24, l’abbrivio sembrava aver girato dalla nostra parte è arrivata però al 64’ l’espulsione di Seye per placcaggio alto che ha tarpato definitivamente le ali all’Italia. Sulla penaltouche successiva, la seconda meta del tallonatore Skeldon ha privato l’Italia anche di un bonus difensivo che avrebbe potuto essere prezioso ai fini della classifica finale del torneo. Negli ultimi minuti, lo scarso controllo in touche che aveva caratterizzato l’intero match si è esteso anche alle mischie, con le avanti scozzesi che hanno guadagnato due calci di punizione e celebrato con comprensibile emozione la fine di un lungo periodo di astinenza (dodici sconfitte consecutive). Per le Azzurre si tratta di lasciarsi alle spalle una giornata stortissima, che non riflette la qualità della squadra, e cercare di ritrovare coesione in vista dell’appuntamento di sabato 29 con la temibile mischia gallese.
La terza sorpresa del weekend l’ha fornita il primo tempo del pompatissimo Galles a Grenoble. Una performance francamente mediocre di “Land of their fathers” (inaspettata vista la tradizione corale del paese) è stata seguita da un avvio disastroso delle ostilità: in-avanti sulla ricezione del calcio d’inizio, seguito da brillante combinazione Chambon-Tremouliere-Hermet che ha liberato Romane Menager per una meta che la stessa Tremouliere ha trasformato con aplomb dalla bandierina. Nel primo tempo nulla ha funzionato per le gallesi, tra calci diretti in touche fuori dai 22, falli a ripetizione (con tanto di cartellino giallo al numero 8 Harries al 15’), ed incapacità di guadagnare terreno quando avevano il pallone. Jessy Tremouliere, schierata all’apertura nel suo ultimo incontro in terra francese, ha orchestrato il gioco con maestria e le francesi hanno marcato con relativa facilità altre tre mete (con Hermet e, due volte, Llorens), chiudendo la frazione sul 29-0. La ripresa è iniziata sulla stessa falsariga: penaltouche sbagliata dalle gallesi a 5 metri dalla linea francese, e contrattacco delle transalpine finalizzato dopo un paio di fasi da Escudero (45’). Sul 34-0 però la bufera che si è scatenata, con vento fortissimo alle spalle delle gallesi, ha cambiato l’inerzia della partita. Complice l’indisciplina francese, il drive da maul gallese è diventato più efficace e il Galles con due mete da pick & go tra il 51’ e il 56’ ha dato l’impressione di poter riaprire in qualche modo il match. La Francia però si è raggruppata e pur soffrendo le percussioni gallesi è riuscita ad evitare ulteriori segnature. L’ultimo assalto gallese si è spento al 75’ su un fallo di reazione della Harries, generosamente graziata da Clara Munarini che evitandole il secondo giallo le ha anche evitato l’espulsione. La Francia si è riportata in avanti chiudendo la partita sul 39-14 grazie alla segnatura del pilone Bernadou.
Tutto pronto dunque per il gran finale, con una Francia che potrebbe porre seri problemi all’Inghilterra in quel di Twickenham. Per quanto riguarda le altre posizioni i giochi sono ancora aperti tranne la terza posizione del Galles, che è praticamente certa. Una vittoria con bonus della Scozia ed una sconfitta senza bonus del Galles lascerebbero entrambe le squadre a quota 10, ma con una differenza tra punti segnati e subiti che al momento dice Galles -43, Scozia -110. Perché la Scozia superi il Galles su quel terreno dovrebbero verificarsi risultati francamente improbabili (del tipo: Galles perde di 8 e Scozia vince di 60, o Galles perde di 18 e Scozia vince di 50, o Galles perde di 28 e Scozia vince di 40). Con tutta la fiducia che possiamo riporre nelle Azzurre (e nelle volitive scozzesi), non sembrano scenari plausibili. Pare quindi scontato che il Galles si unirà ad Inghilterra e Francia nel girone 1 del nuovo torneo autunnale WXV. Invece, tenendo conto della nostra differenza punti (-64), una nostra vittoria con bonus dovrebbe ancora garantirci il quarto posto (evitando quindi lo spareggio con la Spagna per l’ammissione al girone 2 di WXV) nel caso di vittoria scozzese senza bonus. Naturalmente è anche possibile lo scenario peggiore: vittoria irlandese con bonus e sconfitta dell’Italia senza bonus, con risultante ritorno del cucchiaio di legno nel nostro paese dopo sei anni di assenza. Insomma, comunque vada, sarà un sabato molto interessante.

Nella foto, di David Gibson/Fotosportit, le Azzurre cercano di fermare un drive delle scozzesi.

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