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Il brutto passo indietro degli Azzurri contro l’Irlanda riapre l’annosa questione della partecipazione dell’Italia al Sei Nazioni. Al momento, all’ordine del giorno non c’è l’esclusone degli Azzurri dal torneo. Ma con l’ingresso di CVC nel capitale azionario della manifestazione il rischio è che prima o poi qualcuno sollevi il caso non tanto dei nostri risultati, ma del nostro contributo alla torta commerciale del Sei Nazioni. Senza vittorie, in Italia precipitano gli ascolti, cala l’interesse degli sponsor, diminuisce la disponibilità dei network a investire nei diritti televisivi. 

Schiantati sul piano fisico gli Azzurri non hanno avuto risposte di fronte alla pressione irlandese (10-48)

Ora il bilancio si fa pesante: la formazione di Franco Smith nelle prime tre partite del 2021 ha concesso complessivamente 19 mete. Sommate alle 24 dello scorso torneo, il totale dice che nelle ultime due stagioni l’Italia ha subito una media superiore alle sei mete a partita: un trend che pare inarrestabile e di fronte al quale non paiono esserci al momento soluzioni. 

Smith sostiene che la squadra non potrà essere competitiva prima di sette/otto anni. “Prima di camminare dobbiamo imparare a gattonare”, ha detto. 

Ma nello sport moderno, nella società moderna, sette anni sono un’eternità: si può fare un progetto a lungo termine, ma qualche frutto va raccolto prima, il 2028 è una data troppo lontana per non suscitare dubbi nei nostri partner.  

Fino a quando le altre cinque nazioni saranno disposte ad aspettare il nostro risveglio?

Nella foto (Daniele Resini/Fotosportit), Sebastian Negri messo giù dalla difesa irlandese. Michele Lamaro accorre in sostegno.

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