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Due mete di Ornel Gega hanno permesso sabato all’Italia di battere gli Usa, 24-20,il primo successo di Conor O’Shea sulla panchina azzurra.
Gega aveva fatto il suo esordio in Nazionale lo scorso febbraio a Parigi, contro la Francia. Sette giorni più tardi, la frattura dello zigomo, contro l’Inghilterra, aveva messo momentaneamente fine all’avventura del giocatore nel Sei Nazioni.
Qui di seguito, pubblichiamo uno stralcio dell’intervista che Gianluca Galzerano, ha realizzato con Ornel Gega lo scorso aprile e uscita sul Allrugby n°102.
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Il primo Sei Nazioni di Ornel, che di cognome fa Gega, finisce lì (al 40° del match con l’Inghilterra, ndr), malgrado la voglia assurda di rientrare in campo. “Ho provato a dire che stavo bene, ma niente da fare, non c’è stato verso: frattura allo zigomo e ciao al torneo. Evidentemente quest’anno deve andare così: cose bellissime e cose sfortunate in alternanza. Prendiamola con filosofia che è meglio”.

Gega è così, chiunque lo conosce sa che si tratta di un ragazzo tranquillo fuori quanto duro dentro il campo: un carattere deciso ed un progetto di vita temprato fin da bambino, quando assieme alla mamma parte dalla lontana Lezhe, a nord dell’Albania, per raggiungere il papà già in Italia da tempo. “Avevo 9 anni, e improvvisamente mi ritrovo catapultato in un paese nuovo, con una lingua nuova da imparare e tutto da re-inventare. Papà lavorava a Istrana, in provincia di Treviso: ci siamo inseriti bene, come tutti all’inizio avevo la fissa del calcio ma un giorno il mio professore di educazione fisica, Giorgio Troncon, mi vede giocare e gentilmente mi fa capire che sarebbe stato meglio pensare ad altro. Col rugby è iniziata così, da matricola nell’U15 del Paese, e se adesso sono dove sono lo devo in buona parte a lui”.

Italia e Albania, un derby del cuore senza vincitori né vinti. “Sono un uomo con due patrie: cantare l’inno italiano mi dà i brividi ogni volta, perché questo è il paese che ho scelto e che forse mi ha scelto, una grande nazione con una grande storia che rappresentare con la maglia azzurra è sempre una responsabilità altrettanto grande. Però l’Albania è la mia terra, in casa con i miei parliamo albanese ed io sono fiero delle mie origini: la maggior parte della mia famiglia vive tra Italia ed Europa, lì sono rimasti solo i nonni e qualche amico e quando posso ci vado volentieri, ma il mio presente e il mio futuro sono qui, in Italia”.

Under 15 del Paese, si diceva; fisicamente il ragazzo c’è, l’attitudine a botte e fatica anche. Dopo un paio di stagioni se ne accorge Treviso, che lo chiama per i due anni di U20. L’ambiente lo affascina tantissimo, e così l’obiettivo vero diventa quello di riuscire ad entrare in prima squadra. Arriva il momento, ma la conferma in biancoverde non arriva e l’approdo tra i seniores si veste della maglia nera del Petrarca. In tre anni a Padova, una crescita tecnica continua e la soddisfazione gigantesca dello scudetto più bello in assoluto, quello vinto in finale al Battaglini, in casa dei nemici che più nemici non si può. Il ciclo petrarchino si chiude con la chiamata del Mogliano, due stagioni che lo mettono definitivamente in luce come uno dei migliori prospetti della sua generazione in prima linea: “Ambiente fantastico cui resto molto affezionato, perché lì ho ricevuto tanto sia umanamente che tecnicamente. Se sono rientrato a Treviso dalla porta principale lo devo a quella esperienza”.
Ornel Gega è nato a Lezhe in Albania, il 24 marzo del 1990. Nel Petrarca ha esordito nella stagione 2010/2011, disputando 10 partite e conquistando lo scudetto. Nel campionato di Eccellenza ha giocato complessivamente più di settanta partite, tra Padova e Mogliano. Ha esordito in Nazionale a Febbraio contro la Francia.

Nella foto di Lachlan Cunningham/Getty Images, una delle due mete di Gega contro gli Usa

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