skip to Main Content

Anthony Watson, Jonathan Joseph, Luther Burrell, Marland Yarde: è la linea dei backs inglesi per il primo match della serie con l’Australia. Tutta nera, come la staffetta Gardener-Campbell-Devonish-Chambers che ai Mondiali di Siviglia 1999 cedette per 14 centesimi soltanto agli Stati Uniti.
L’’Inghilterra muta, cambia come è cambiata la sua società, il suo paesaggio urbano, sociale, la sua composizione: nel novembre ’78 fu una notizia che
nella nazionale di calcio giocasse un inglese di pelle scura, Viv Anderson.
Adesso è una normalità che ha raggiunto anche quel che era un mondo a parte, un po’’ snob, borghese, a volte aristocratico, il rugby.
Per il primo incrocio con i Wallabies, sette inglesi su quindici hanno radici più o meno lontane dall’isola: oltre al quartetto delle ali e dei centri, il magnifico Maro Itoje, nato nel nord di Londra da famiglia nigeriana, e i fratelli Billy e Mako Vunipola, tongani cresciuti in Galles e sublimi esempi della difficoltà di abbattere dei corpi.
Quanto a pelle, Eddie Jones si sveste da quella della pretattica: Itoje seconda linea con Kruis, Robshaw numero 6. E’, in buona sostanza, la squadra dello Slam (perdono il posto soltanto Ford e Nowell, ndr) che dall’’altra parte del mondo intende continuare la serie vincente. Se andrà bene, sette su sette, per il sorriso sottile, enigmatico, di Jones il tasmaniano d’’Oriente.
G. Cim.

Back To Top

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi