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Inizia la marcia degli All Blacks verso il quinto Grand Slam in tour della loro storia, il Soldier Field di Chicago questa volta è terreno di conquista contro un’Irlanda che regge un tempo, in avvio sembra poter gestire le operazioni, ma poi si disunisce in una ripresa in cui più che provare a reggere l’urto dell’ondata nera non riesce a fare. Alla fine il pedaggio sarà salato (26-13, 4 mete a 1), in una partita che fatica a mettersi in moto, complice la continua insicurezza di Pierre Brousset nel prendere decisioni chiare e così dopo appena 2′ l’Irlanda si ritrova con un giallo a Tadhg Beirne, reo di aver rifilato una spallata al volto di Beauden Barrett. Ci vogliono 5 minuti davanti allo schermo per decifrare l’accaduto, il Tmo richiama l’arbitro francese al video, le immagini non chiariscono il fattaccio, anche perché Beirne è a un palmo dall’azione appena avviata da una mischia chiusa e non potrebbe smaterializzarsi. Per il rugby di oggi è atto grave e il bunker lo trasforma in rosso, non ci sono fattori mitiganti, ma resta il dubbio sulla volontarietà pericolosa del gesto. Ce ne sarebbe per rovinare il pomeriggio dei 62 mila accorsi al Soldier Park, in grande maggioranza tifosi irlandesi.

La meta di Tadhg Furlong (Credit ©INPHO/Gary Carr)

Tant’è, l’Irlanda gioca 20 minuti in inferiorità numerica ma nasconde l’handicap, va avanti nel punteggio con Crowley, che dalla piazzola punisce una macroscopica ostruzione di Tupaea, e con Furlong che poco dopo conclude in meta una multifase indiavolata alimentata dal ritmo frenetico di Gibson Park. Un uomo in meno e 10 punti in più, l’Irlanda sembra viva, la Nuova Zelanda arranca. All’ultimo istante utile prima che si ristabilisca la parità numerica, la Nuova Zelanda ma in meta con Ardie Savea che trasforma in oro un devastante break di Fainga’anuku rifinito dalle mani sapienti di Will Jordan. Poco prima i Tuttineri avevano perso per infortunio Scott (profondo taglio al ginocchio) e Jordie (distorsione ginocchio) Barrett,. A quel punto la partita diventa una giungla, l’Irlanda smarrisce l’orientamento in touche (5 perse), difende ma non propone, aspetta l’occasione giusta che mai arriva. Si va negli spogliatoi (10-7) con lo stadio che intona The Fields of Athenry, sembra di essere a Dublino ma si è dall’altra parte dell’Oceano. Il canto non risveglia l’orgoglio verde, da lì sarà solo una recita in nero.

Cam Roigard festeggia con Ardie Savea la quarta meta della Nuova Zelanda (Credit©INPHO/Photosport/Robert Alam)

Nel secondo tempo a parte un piazzato iniziale di Crowley, l’Irlanda si sfalda, non riesce a forzare la linea di difesa All Black, si intestardisce in un gioco molto dispendioso e poco redditizio. Fainga’anuku è un’ira di Dio, le forze fresche in mischia (Tamaiti Williams e Pasilio Tosi) portano quintalaggio e dominio e pian piano la partita prende la direzione della Nuova Zelanda. Segnano Tamaiti Williams che striscia sotto al mucchio per vedere la luce, Wallace Sititi che sfrutta un’idea geniale di Beauden Barrett nel mettere McKenzie nello spazio giusto e Cam Roigard, che approfitta di un’Irlanda in debito di energia per bucare indisturbato in prima fase da una mischia chiusa. La campagna europea degli All Blacks si apre con uno squillo di ottimismo. Ma per il Grand Slam la strada è ancora lunga e disseminata di trappole.

Irlanda vs Nuova Zelanda 13-26 (primo tempo 10-7)

Irlanda: meta Furlong (16′); tr: Crowley (17′); cp: Crowley (7′ e 51’)

Nuova Zelanda: mete Savea (19′), Williams (62′), Sititi (67′), Roigard (77′); tr: Beauden Barrett (20′, 63′, 67′); 

Nella foto del titolo, la meta di Ardie Savea placcato invano da James Lowe (Credit ©INPHO/Photosport/Robert Alam)

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