
Sul numero 202 di Allrugby (abbonati qui per leggere i due articoli in versione integrale), le interviste complete alla vigilia della finale che assegnerà lo scudetto numero 95 della storia del rugby italiano
Matteo Ferro, una vita in rossoblù: “La vittoria è il vero premio”
di Gianluca Barca
Quattordici stagioni in prima squadra, tutte con la maglia del Rovigo. Matteo Ferro, simbolo dei Bersaglieri, il 31 maggio giocherà la sua ottava finale di campionato contro il Viadana. “Una squadra ostica, arrivata meritatamente in finale. Ma in una finale il passato non conta, tutto si decide in quegli ottanta minuti”.
Ne ha vinti tre di scudetti: contro Calvisano e due volte contro il Petrarca. “Il più bello? Quello del 2021, rimontando al Plebiscito con una meta all’ultimo minuto. Il più amaro? Nel 2015, in casa contro Calvisano: un’ora in superiorità numerica senza riuscire a segnare. Ma anche le sconfitte aiutano a crescere: impari a gestire meglio le occasioni favorevoli”.
Il club è alla quindicesima finale, e la città è in fibrillazione. “Il presidente non ha bisogno di ricordarci che non giochiamo per il premio: la vera motivazione è il prestigio della vittoria, entrare nella storia del club. Vincere è l’unico modo per farlo”.
Sulla carta Rovigo ha più esperienza, ma Ferro non si fida. “Essere favoriti non significa nulla. Viadana ha un gioco molto organizzato e una mediana efficace. Dovremo essere concreti e difendere bene, come in semifinale contro il Petrarca”.
Ferro è sicuro che le due battaglie con il Petrarca non peseranno: “Vincere il derby ti dà energia. Siamo stati più pazienti e attenti, costruendo il vantaggio passo dopo passo”.
Se potesse togliere un giocatore agli avversari? “Roger-Farias, per come attacca la linea”. E su Mirko Belloni, giovane convocato da Quesada: “Gli dirò solo di fare ciò che sa fare e di divertirsi”.
Il passaggio da Lodi a Giazzon in panchina? “Entrambi sono cresciuti nel club. Con Davide c’è un rapporto di amicizia forte, ha l’esperienza giusta per guidarci”.
A 33 anni, Ferro pensa già al futuro: “Ho una laurea in economia e lavoro nello studio di mio padre. Questo sarà probabilmente il mio ultimo campionato”.
Come vorrebbe essere ricordato?
“Come uno che non molla mai, che ha sempre dato tutto”.
Tommaso Jannelli guida il sogno scudetto di Viadana: “Ora o mai più”
Di Valerio Vecchiarelli
Dopo due stagioni da protagonista, il Viadana torna in finale scudetto. Per Tommaso Jannelli, trequarti centro e capitano, questa è “l’ultima grande occasione” per coronare un progetto costruito nel tempo.
«Siamo arrivati a questo punto grazie alla continuità. Il gruppo è praticamente lo stesso da anni, il club ha fatto scelte di lungo periodo che stanno pagando». E fa l’esempio dell’allenatore Gibo Pavan: «Ha saputo fondere l’approccio tecnico di Fernandez e quello psicologico di Urdaneta in un suo stile efficace. I risultati parlano chiaro».
A 26 anni, con una laurea in Scienze Motorie, Jannelli si gode il suo ruolo da leader: «In squadra abbiamo tanti giocatori con carisma, il mio compito è solo quello di rappresentarli in campo».
Il 31 maggio a Parma Viadana affronterà Rovigo per il titolo. «Abbiamo già battuto Rovigo due volte, ma sarebbe un errore pensare che basti. Loro hanno un’esperienza enorme: è la loro quindicesima finale».
Sull’emozione di giocare la seconda finale consecutiva dopo la sconfitta dello scorso anno col Petrarca: «Quella partita ci ha insegnato tanto. Oggi siamo una squadra più matura, sappiamo gestire le pressioni. E la finale si deciderà nelle fasi statiche: mischia e touche».
Ripensando alla stagione, Jannelli cita i compagni che lo hanno impressionato: «Roger Farias è esploso, è un piacere vederlo giocare. Baronio è un continuo stimolo: parla con tutti, non si ferma mai, e in semifinale è stato determinante. E poi c’è il cuore della nostra mischia, che lavora duro per l’obiettivo comune».
Il percorso personale lo ha portato dal Cus Milano a Parabiago, e poi, grazie a Juan Wagenpfeil, a Viadana. «Wagenpfeil è un simbolo. Cresciuto qui, è ormai più italiano di me. La storia della colonia argentina è un cliché: il gruppo è compatto e molto italiano».
Sul discorso da capitano prima della finale, Jannelli è chiaro: «Lo abbiamo già fatto a inizio anno, quando ci siamo promessi di fare meglio della scorsa stagione. Abbiamo mantenuto la promessa. Ora manca solo l’ultimo passo».
La foto di Tommaso Jannelli è di Martina Sofo/Rugby Viadana. Per quella di Matteo Ferro du ringrazia Rugby Rovigo Delta.